La Commissione nega di aver deliberatamente ritardato la pubblicazione di una relazione sugli OGM
La Commissione europea ha respinto le accuse avanzate dall'associazione ambientalista Greenpeace, secondo la quale l'Esecutivo avrebbe deliberatamente ritardato la pubblicazione di una nuova relazione sulla contaminazione da OGM (organismi geneticamente modificati), poiché dalla stessa risulta che impedire l'infiltrazione di tali organismi nelle colture convenzionali potrebbe rivelarsi difficile e costoso. La pubblicazione ufficiale della relazione, compilata dall'Istituto di prospezione tecnologica del Centro comune di ricerca per conto della DG Agricoltura della Commissione, è avvenuta solo ora, sebbene il documento sia stato redatto in gennaio. Greenpeace afferma che la relazione non è stata divulgata prima a causa della natura dei suoi contenuti. Il consulente politico dell'associazione ambientalista Lorenzo Consoli avrebbe affermato: "La Commissione ha tentato di tenere segreto lo studio perché nutriva timori circa le sue implicazioni politiche". La relazione sostiene che sarà estremamente difficile rispettare la soglia dell'un per cento prevista dalle norme comunitarie per quanto concerne la presenza di materiale geneticamente modificato nelle colture tradizionali. Anche se venissero apportate significative modifiche alle pratiche agricole, si legge nella la relazione, la coltivazione di colture transgeniche e tradizionali non sarebbe realistica, neppure nelle aziende agricole di grandi dimensioni. Nel documento si prevede che, al fine di rispettare il limite massimo dell'1-3 per cento di OGM previsto, le spese da sostenere per modificare le pratiche agricole e introdurre sistemi di garanzia e di monitoraggio farebbero aumentare gli attuali costi di produzione di una percentuale compresa fra l'uno e il dieci per cento. Per alcune colture, come i semi di ravizzone, i costi potrebbero lievitare del 41 per cento. "Se l'introduzione delle colture GM su scala commerciale, in Europa, comporta un aumento dei costi di produzione per tutti gli agricoltori, rendendo questi ultimi più dipendenti dalle grandi società produttrici di sementi e richiedendo complesse e costose misure per evitare la contaminazione, ci si chiede per quale ragione dovremmo accettare le coltivazioni transgeniche", ha affermato Consoli. Una portavoce della DG Agricoltura ha respinto con forza le argomentazioni dell'associazione ambientalista, affermando che "non esiste nessun segreto in proposito" e spiegando che la versione della relazione alla quale si fa riferimento nel comunicato stampa di Greenpeace in merito a tale questione era una bozza, non ancora sottoposta alle DG Salute e protezione dei consumatori e Agricoltura per le relative osservazioni. "Si tratta della normale procedura", ha affermato la portavoce. Ora che sono state raccolte tutte le opportune osservazioni, la relazione è stata pubblicata (al sito sottoindicato). La portavoce ha sottolineato, inoltre, che lo studio si basa su un modello computerizzato ideato per prevedere gli scenari futuri, piuttosto che su una ricerca sul campo.