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Contenuto archiviato il 2023-01-01

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Secondo due scienziati statunitensi, gli OGM accrescono il rischio teorico di estinzione

Secondo due ricercatori di un'università statunitense, l'introduzione di organismi geneticamente modificati (OGM) nelle popolazioni di animali selvatici pone un rischio teorico di estinzione delle specie naturali maggiore di quello finora ipotizzato. L'allarme lanciato da Wil...

Secondo due ricercatori di un'università statunitense, l'introduzione di organismi geneticamente modificati (OGM) nelle popolazioni di animali selvatici pone un rischio teorico di estinzione delle specie naturali maggiore di quello finora ipotizzato. L'allarme lanciato da William Muir e Richard Howard, docenti presso la Purdue University (Stati Uniti), contribuisce al dibattito in corso in Europa in materia di tecnologia delle manipolazioni genetiche. I due professori hanno utilizzato modelli informatici ed analisi statistiche per indagare sul rischio ipotetico derivante dall'incrocio tra OGM e popolazioni di animali selvatici. La loro ricerca, che individua tre nuovi scenari nei quali l'introduzione di OGM potrebbe provocare l'estinzione di una specie naturale, rivela che il rischio è maggiore di quanto precedentemente supposto. Muir, professore di Zootecnia, ha dichiarato: "In senso lato, tale ricerca spiega come effettuare la valutazione del rischio e gli aspetti per i quali è necessario limitare ulteriormente gli OGM". In uno degli scenari ipotizzati, i ricercatori hanno scoperto che il rilascio di pesci di taglia più grande, che si accoppiano con maggior successo ma vivono meno a lungo, potrebbe condurre una specie selvatica all'estinzione in meno di 40 generazioni. Un altro scenario ha esaminato le manipolazioni genetiche che aumentano la dimensione dei pesci maschi, con il risultato che questi si accoppiano con più esemplari femmine e vivono più a lungo, ma diventano nel contempo meno fertili. Si prevede che ciò provocherà l'estinzione della popolazione di pesci selvatici in meno di 20 generazioni. I ricercatori hanno individuato altresì scenari nei quali il gene introdotto potrebbe diffondersi nella popolazione, senza ridurne tuttavia l'ammontare complessivo. Howard, docente di Biologia, ha dichiarato: "Il rischio di invasione è un'incognita nella valutazione del rischio complessivo. Vista la biologia, possiamo soltanto affermare che il gene aumenterà nella popolazione. Non sappiamo se ciò costituirà o meno un problema". La ricerca condotta dalla Pardue University è parte delle indagini che l'istituto sta attualmente svolgendo e delle attività in corso nell'ambito del programma "Biotechnology Risk Assessment" (Valutazione del rischio biotecnologico) del dipartimento statunitense per l'Agricoltura, mirate a valutare i rischi delle biotecnologie. "Il consumatore acquisterà fiducia nell'utilizzo della tecnologia transgenica soltanto se si effettuerà un esame accurato ed obiettivo dei rischi", ha dichiarato il professor Muir.

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