Secondo una pubblicazione, finanziare solo la ricerca eccellente potrebbe avere ripercussioni negative
Secondo un nuovo articolo, apparso nella pubblicazione "The IPTS Report" dell'Istituto di prospettiva tecnologica e firmato da Jordi Molas-Gallart e Ammon Salter, un'eccessiva concentrazione sull'eccellenza, nell'ambito del finanziamento della ricerca, potrebbe ridurre la diversità sia degli argomenti affrontati, che del tipo di ricercatori coinvolti nei progetti. Gli autori sostengono che le politiche volte ad incentivare l'eccellenza nell'ambito della ricerca non faranno altro che creare una base sempre più ristretta da finanziare e ridurranno la diversità dei risultati raggiunti. A loro avviso, vista l'enfasi posta dal sesto programma quadro sulle reti di eccellenza, queste ultime "dovrebbero essere organizzate in modo tale da essere flessibili, reattive nei confronti dei settori di ricerca emergenti e aperte ai nuovi attori". Senza una particolare enfasi sul mantenimento della diversità, è possibile che tale situazione si ripercuota non solo sulla scienza, ma anche sulle imprese e sulla società in generale. Il settore industriale e quello imprenditoriale si sono affidati ai ricercatori per la risoluzione dei problemi, oltre ad applicare le loro competenze scientifiche ed ingegneristiche nei rispettivi ambiti. "Escludere dai finanziamenti per la ricerca un numero elevato di università allontanerebbe molti studenti dal processo di ricerca, riducendo la disponibilità di scienziati e tecnici provvisti di una formazione nel campo dei metodi e delle tecniche di ricerca", sostengono gli autori. Oltre a ciò, una definizione di eccellenza contribuirebbe a chiarire il possibile funzionamento dei "finanziamenti per l'eccellenza". Come sottolineano gli autori dell'articolo, se la determinazione dell'eccellenza si basa su un criterio comparativo, ai fini del finanziamento non verranno considerate tutte le altre attività mediocri di ricerca. Restringendo il ventaglio di ricerche effettuate, tuttavia, si ridurrebbe il potenziale di sviluppo di nuove innovazioni. E trascurare determinate aree, si è rivelato, in passato, un errore. "Gli ingegneri di software, per esempio, spesso sono stati trattati come tecnici di categoria inferiore dai tradizionali dipartimenti di ingegneria elettrica e sono stati costretti a svolgere il loro lavoro in università di ridotto prestigio". Oggi, quella stessa categoria professionale svolge un ruolo chiave. Benché l'accento sia ormai posto sulla ricerca nel campo dell'eccellenza, occorre predisporre un'appropriata misura di sicurezza per le altre attività di ricerca "non eccellenti". Negli Stati Uniti, per esempio, la Fondazione scientifica nazionale (NSF) ha varato l'iniziativa "EPSCoR" (programma sperimentale volto a stimolare la ricerca competitiva) al fine di gestire il problema dell'eccessiva concentrazione dei finanziamenti nel campo della ricerca. Nell'ambito del programma, infatti, è previsto uno speciale sostegno per gli Stati USA che ricevono una quota ridotta dei fondi NSF per la ricerca (0,7 per cento o inferiore nell'arco di tre anni). Circa 21 Stati più Porto Rico beneficiano di questo programma. Gli autori raccomandano l'adozione di un approccio "di portafoglio" al finanziamento della ricerca, che consiste nel ripartire ampiamente i fondi, accettando un margine di insuccesso. Tale tecnica di finanziamento viene utilizzata nella speranza che i benefici derivanti dai brillanti risultati ottenuti su larga scala vadano a compensare gli insuccessi, pagando quindi un piccolo prezzo per il mantenimento della diversità nella gamma di argomenti affrontati. "Occorre creare degli spazi per la ricerca ambiziosa, ovvero quella ricerca che valica i confini delle discipline tradizionali e che non sembra rispondere alle caratteristiche dei modelli convenzionali di eccellenza", affermano gli autori e aggiungono: "La ricerca media è, per definizione, ineliminabile, pertanto è vano tentare di sopprimerla".