I paesi candidati firmano l'accordo di associazione per il 6PQ
Il 29 ottobre, il presidente della Commissione Romano Prodi si è rivolto ai ministri dei paesi candidati all'adesione all'UE, invitandoli espressamente a fare tutto il possibile per raggiungere l'obiettivo del tre per cento relativo alla spesa per la ricerca, e impedire la fuga di cervelli dall'Europa verso gli Stati Uniti. Prima dell'incontro con il presidente Prodi, i ministri hanno firmato, insieme al commissario europeo per la Ricerca Philippe Busquin, un accordo di associazione per il sesto programma quadro (6PQ). L'accordo prevede, per la prima volta, la partecipazione dei paesi candidati al programma quadro su un piano di parità rispetto agli Stati membri dell'UE. "Dopo il Consiglio europeo del 25 e 26 ottobre, ci troviamo ora a muovere passi concreti verso la realizzazione dello Spazio europeo della ricerca", ha affermato Busquin. "La ricerca è il primo settore nel quale l'allargamento diventa realtà, molto prima rispetto a quanto previsto dal calendario di adesione. Questo è il riconoscimento del potenziale scientifico dei paesi candidati", ha affermato il Commissario. Lucija Cok, ministro dell'Istruzione, della Scienza e dello Sport in Slovenia ("da non confondere con la Slovacchia", ha precisato scherzosamente), ha accolto con soddisfazione la firma dell'accordo, affermando che grazie ad esso le persone potranno avvicinarsi in virtù delle loro capacità e non del paese di provenienza. Riflettendo sull'impatto che l'ampliamento dell'UE eserciterà nell'ambito della ricerca e sviluppo (R&S), ora che i paesi candidati sono stati pienamente integrati in questo settore, Andras Siegler, vicesegretario di Stato presso il ministero ungherese dell'Istruzione ha affermato che "l'accento sarà posto sull'utilizzo dello status di appartenenza al 6PQ, e non sui problemi legati all'allargamento". A suo avviso, inoltre, in un'Unione allargata verrà dedicata maggiore attenzione alla scienza e all'istruzione. "L'agricoltura è importante, certo, ma non è l'unico settore coinvolto". Jan Frackowiak, sottosegretario di Stato presso il Comitato statale per la ricerca scientifica in Polonia ha ringraziato la Commissione e in particolare il commissario Busquin per gli sforzi profusi al fine di ridurre i costi di partecipazione per i primi due anni del 6PQ. "Senza questa riduzione molti paesi avrebbero avuto delle difficoltà", ha affermato Frackowiak. La riduzione ammonta al 30 per cento dei costi per il primo anno del 6PQ e al 20 per cento per il secondo. Sebbene i paesi candidati siano grati di tale abbassamento delle spese di partecipazione al 6PQ, Lucija Cok ha precisato: "Intendiamo migliorare le condizioni nei nostri paesi piuttosto che dipendere dai fondi stranieri". Per quanto concerne il rischio di una fuga di cervelli evocato da Prodi, questa volta all'interno dell'UE, le opinioni sono apparse contrastanti. Se da un lato, alcuni paesi temono l'attrazione che può esercitare la Germania, uno degli Stati membri più ricchi dell'UE confinante con molti dei paesi candidati, dall'altro, la Polonia sta collaborando con i vicini tedeschi per frenare la fuga di cervelli, ha spiegato Jan Frackowiak. Fra le iniziative previste vi è l'introduzione di sovvenzioni per il reinserimento. Il ministro slovacco per l'Istruzione Martin Fronc ha affermato che, comunque, "la fuga di cervelli resta un problema molto serio". Molti giovani slovacchi decidono di studiare al di là del confine, nella Repubblica Ceca. L'aspetto positivo di questa tendenza, tuttavia, è che la Slovacchia sta cercando di migliorare le condizioni per i propri studenti. L'integrazione europea ha rappresentato un fattore di stimolo anche per la politica di ricerca di Malta. La principale difficoltà per questo paese è trovare la massa critica per partecipare ai progetti, come ha spiegato Jesmond Mugliett, sottosegretario alla Scienza e alla Ricerca. "Ci accingiamo ad affrontare un problema, quello della frammentazione, che avrebbe dovuto comunque essere risolto. Il commissario europeo per l'Allargamento Günther Verheugen, presente all'inizio della riunione, ha parlato del possibile utilizzo dei Fondi strutturali per il futuro potenziamento delle infrastrutture di ricerca. Ciò contribuirebbe a rassicurare l'Estonia. Anche se il paese "non teme di avviare la propria collaborazione nell'ambito del 6PQ ad un livello inferiore - ha spiegato il ministro estone dell'Istruzione Mailis Rand - è su un piano di parità che dovremo affrontare la concorrenza in un mercato oneroso e noi non abbiamo le infrastrutture necessarie".
Paesi
Bulgaria, Cipro, Cechia, Estonia, Ungheria, Lituania, Lettonia, Polonia, Romania, Slovenia, Slovacchia, Turchia