Secondo il Premier finlandese, i programmi di ricerca dell'UE possono incrementare la collaborazione scientifica con i paesi in via di sviluppo
Il primo ministro finlandese Paavo Lipponen ha sottolineato l'esigenza per gli Stati membri di utilizzare in modo migliore i programmi di ricerca dell'UE al fine di aumentare la collaborazione scientifica con i paesi in via di sviluppo. In un discorso pronunciato il 13 gennaio in occasione di una tavola rotonda internazionale organizzata congiuntamente dall'UNESCO e dal Parlamento finlandese, Lipponen ha dichiarato che, sebbene le università, le imprese e gli istituti di ricerca finlandesi abbiano partecipato con successo ai programmi di ricerca dell'UE, '[.] la loro collaborazione scientifica con i paesi in via di sviluppo è ancora di portata limitata". Secondo Lipponen, la cooperazione internazionale può essere incrementata attraverso lo Spazio europeo della ricerca (SER) ed il sesto programma quadro (6PQ) che intende rivedere gli attuali sistemi di cooperazione scientifica europea ed aprire i programmi e gli istituti nazionali di ricerca a tutti gli operatori europei. "Tuttavia, queste attività esercitate a livello europeo non riguardano soltanto lo sviluppo dell'Europa, bensì l'internazionalizzazione in senso globale", ha dichiarato Lipponen. Il Primo ministro ha evidenziato altresì l'impatto del futuro allargamento sull'evoluzione delle politiche scientifiche e tecnologiche all'interno degli Stati membri. Un risultato specifico consisterà nella maggiore mobilità delle risorse umane. A tal proposito, è necessario che la Finlandia e gli altri Stati membri più piccoli creino un contesto che contribuisca maggiormente ad attrarre i ricercatori stranieri: "Dobbiamo individuare modalità che consentano di utilizzare in modo migliore le competenze globali, se desideriamo proseguire il cammino verso una vera società basata sulla conoscenza". La Finlandia è attualmente al di sopra della media comunitaria per quanto riguarda gli investimenti in ricerca e sviluppo e si appresta a divenire, entro il 2010, una società dinamica basata sulla conoscenza, come sancito dal Consiglio europeo di Lisbona del 2000. Nel 2001, la Finlandia ha speso oltre 4,5 miliardi di euro per la ricerca e sviluppo (R&S), cifra che rappresenta il 3,4 per cento del prodotto interno lordo del paese. Nel bilancio finlandese del 2003, è stato assegnato alla R&S un totale di 1,4 miliardi di euro. Un elemento caratteristico della politica scientifica e tecnologica finlandese è rappresentato dalla forte crescita dei finanziamenti pubblici, ed in particolare privati, alla ricerca. Le società elettrotecniche sono state i principali investitori in R&S, rappresentando oltre il 50 per cento delle attività di ricerca e sviluppo svolte dalle imprese private. Secondo Lipponen, il successo delle politiche finlandesi in materia di scienza, tecnologia ed innovazione è dovuto soprattutto ad "un preciso investimento in termini di conoscenza ed informazione. L'istruzione, la scienza e la tecnologia sono state considerate, anziché separatamente, come un insieme funzionale e un sistema d'innovazione dinamico. Alla luce delle considerazioni internazionali, tale strategia si è dimostrata valida".
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