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POTENTIAL OF INDUCED PLURIPOTENT STEM CELLS FOR THE TREATMENT OF CRIGLER-NAJJAR LIVER DISEASE: A PRECLINICAL SAFETY ASSESSMENT

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Procurate nuove cellule per la terapia epatica

Nuove terapie a base cellulare si pongono come alternative promettenti per il trattamento di malattie congenite del metabolismo. Alcuni scienziati europei hanno scoperto una fonte di cellule ampliabile per la terapia del fegato, che potrebbe essere impiegata anche a fini di screening farmacologico.

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La sindrome di Crigler-Najjar è un disturbo metabolico raro del fegato associato all’incapacità di metabolizzare la bilirubina, il sottoprodotto della disgregazione dell’eme negli eritrociti. I pazienti presentano itterizia; l’unica cura è il trapianto di fegato che, però, ha il limite della scarsità di donatori. È stata proposta un’interessante alternativa rappresentata dal trapianto di epatociti geneticamente corretti, che però trova ostacoli nel basso potenziale di amplificazione di tali cellule in vitro. I metodi normali di generazione di iPSC inducono anomalie genetiche ed epigenetiche, che riducono l’efficienza della riprogrammazione e della ri-differenziazione e che potrebbero portare a complicazioni a lungo termine. Gli scienziati impegnati nel progetto CN-I LIVER THERAPY (Potential of induced pluripotent stem cells for the treatment of Crigler-Najjar liver disease: a preclinical safety assessment), finanziato dall’UE, si sono proposti di ottenere cellule epatiche da cellule staminali pluripotenti indotte (iPSC). Hanno sviluppato un nuovo metodo per indurre cellule progenitrici epatiche proliferative (iHPC) da epatociti umani, in modo da superare i problemi incontrati in precedenza. Tali iHPC sono state ottenute con la coltura di epatociti primari in un mezzo dedifferenziante, contenente un insieme di fattori di crescita e piccole molecole per sette giorni. L’analisi del trascrittoma ha rivelato interessanti somiglianze tra la riprogrammazione degli epatociti verso la pluripotenza e la dedifferenziazione. Tuttavia, le HPC hanno evidenziato quantità inferiori di mutazioni rispetto agli epatociti generati da iPSC. Per risolvere la questione della sicurezza del trapianto di iHPC, gli scienziati hanno iniettato cellule nel fegato di topi immunodeficienti. I risultati hanno evidenziato un’efficiente differenziazione delle iHPC in vivo, senza dare origine a sviluppo di tumore rilevabile. Il team CN-I LIVER THERAPY ha depositato la richiesta di un brevetto europeo per tutelare la proprietà intellettuale del metodo. Oltre alla terapia cellulare, queste cellule iHPC potrebbero servire per eseguire test su farmaci personalizzati in modelli di roditori esistenti e in saggi in vitro utilizzati da aziende farmaceutiche. Le iHPC sono generabili in modo rapido ed espandibili da un piccolo numero di cellule del paziente. Pertanto, costituiscono una fonte di cellule perfetta per predire la stabilità e l’eliminazione metabolica del farmaco, nonché la tossicità epatica. Inoltre, la plasticità degli epatociti umani fornisce una guida metodologica promettente per lo sviluppo di un fegato bio-artificiale.

Parole chiave

Fegato, sindrome di Crigler-Najjar, CN-I LIVER THERAPY, iPSC, iHPC

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