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Secondo Buzek avviare il 7PQ il 1° gennaio 2007 è più importante dei "piccoli cambiamenti"

La commissione per l'industria, la ricerca e l'energia (ITRE) del Parlamento europeo ha presentato 1.700 emendamenti alla proposta della Commissione per il Settimo programma quadro (7PQ). Tuttavia, secondo l'eurodeputato Jerzy Buzek, relatore sul 7PQ, avviare il programma in t...

La commissione per l'industria, la ricerca e l'energia (ITRE) del Parlamento europeo ha presentato 1.700 emendamenti alla proposta della Commissione per il Settimo programma quadro (7PQ). Tuttavia, secondo l'eurodeputato Jerzy Buzek, relatore sul 7PQ, avviare il programma in tempo è più importante dei "piccoli cambiamenti". Il 10 maggio scorso Buzek è intervenuto a una conferenza organizzata da CLORA, che rappresenta le organizzazioni di ricerca francesi, e da AVRIST, un'organizzazione francese che promuove la cooperazione scientifica internazionale. La commissione ITRE voterà tutti gli emendamenti il 15 maggio (ma discuterà le questioni finanziarie ed etiche due settimane dopo), poi la relazione così modificata passerà in giugno agli eurodeputati e in luglio al Consiglio. Se tutto si svolgerà secondo calendario, il Parlamento esprimerà il proprio voto in settembre in seconda lettura. Se questa fase dovesse subire un ritardo fino a novembre, Buzek non è certo che il 7PQ inizi in tempo, il 1° gennaio 2007. "I piccoli cambiamenti interni non sono importanti, mentre contano assai più la continuità e l'avvio al 1° gennaio 2007", ha affermato l'europarlamentare. Il relatore ha fatto presente che la proposta della Commissione è "valida", ma che il Parlamento vorrebbe renderla "eccellente". "Cerco di mantenere una certa unità: con 1.700 idee è molto facile perdere di vista il concetto", ha dichiarato. L'eurodeputato ha espresso la propria opinione circa alcune iniziative proposte nel 7PQ. Ha parlato in toni entusiastici del Consiglio europeo della ricerca (CER), affermando di voler mantenere contatti regolari con la commissione scientifica del consiglio, magari tramite un consiglio di amministrazione. "Desidero che il CER sia indipendente, ma voglio anche riceverne informazioni", ha affermato. Se informati con regolarità dell'operato del CER, gli eurodeputati possono personalmente trasferire le informazioni alle regioni di competenza quando si trovano nel proprio paese, ha aggiunto. Jerzy Buzek si è detto meno entusiasta dell'Istituto europeo di tecnologia (EIT), un'idea lanciata in origine dal Presidente della Commissione José Manuel Barroso. L'atmosfera al Parlamento europeo e negli Stati membri "non è molto favorevole", ha affermato. Attualmente sta collaborando con un ristretto gruppo di persone che sostiene questa iniziativa, ma auspica tuttavia che l'EIT sia una "rete di reti atta a sostenere l'innovazione". L'EIT dovrebbe evitare di copiare il MIT di Boston negli Stati Uniti - "ciò non ci interessa", ha dichiarato Buzek. Alla domanda riguardo a un suo parere sulle piattaforme tecnologiche e le iniziative tecnologiche congiunte (ITC), l'europarlamentare si è dichiarato chiaramente a favore delle prime, ma ha espresso alcune riserve sulle seconde. Le piattaforme tecnologiche godono di un ampio consenso in Parlamento, dove nessuno ne mette in discussione l'utilità, ha detto Buzek. Riferendosi a una recente conferenza sul tema tenutasi a Vienna, ha detto che il pubblico visibilmente favorevole ha discusso dell'aspetto delle piattaforme, e non delle ragioni della loro esistenza. I programmi di ricerca strategica preparati dalle piattaforme sono un'idea eccellente, ha aggiunto. L'onorevole Buzek ha tuttavia messo in guardia contro la creazione di un numero eccessivo di piattaforme, proponendo un limite di 35 (attualmente ve ne sono 30). Si è altresì espresso contro l'attribuzione di una personalità giuridica alle piattaforme tecnologiche. "Dovrebbero piuttosto essere come ONG [organizzazioni non governative], organizzate dal basso. […] Con i finanziamenti [UE] arriva anche la burocrazia, il che è rischioso", ha dichiarato. Quanto alle ITC, esiste un certo consenso all'interno del Parlamento, ma vi sono anche questioni aperte, ha affermato Jerzy Buzek. La sua maggiore preoccupazione è che possano indurre le parti interessate a raggrupparsi e a isolarsi dagli altri partecipanti sia all'interno della comunità di ricerca sia al di fuori. "Le loro dimensioni sarebbero tali da impedire il contatto con chiunque, mentre dobbiamo impedire la frammentazione della ricerca. Dobbiamo piuttosto influenzarci a vicenda e occuparci della diffusione capillare", ha detto. Il bilancio del 7PQ (54 miliardi di euro) non si discosta molto dalla proposta iniziale della Commissione. E' valido, ma non abbastanza, ha dichiarato Buzek. "Nell'8PQ è necessario avere almeno il doppio di quanto abbiamo attualmente nel 7PQ. Quello dovrà essere il nostro programma fin dall'inizio", ha concluso il relatore.