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Contenuto archiviato il 2023-03-02

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Il potenziale e i limiti delle TIC: previsione e allerta in caso di catastrofi naturali

Nel mondo odierno, sempre più digitalizzato, si registra la tendenza ad affidarsi alla tecnologia per risolvere problemi di carattere sia scientifico che sociale. La tecnologia ha offerto una risposta valida poiché ha migliorato, direttamente e indirettamente, la qualità della...

Nel mondo odierno, sempre più digitalizzato, si registra la tendenza ad affidarsi alla tecnologia per risolvere problemi di carattere sia scientifico che sociale. La tecnologia ha offerto una risposta valida poiché ha migliorato, direttamente e indirettamente, la qualità della vita dei cittadini di tutto il mondo. Restano tuttavia fenomeni il cui potere effettivo e potenziale di causare miseria e distruzione non può essere contrastato dalla scienza e dalla conoscenza umana: le catastrofi naturali. A una sessione sulle tecnologie dell'informazione e della comunicazione (TIC) per le catastrofi naturali tenutasi in occasione del forum tra Europa e Sudest asiatico nel settore delle TIC, i partecipanti hanno esaminato quali azioni sia possibile intraprendere o meno per ridurre l'impatto di tali incidenti, valutando altresì le iniziative in corso e delineando le priorità future. Per ridurre la devastazione provocata dalle catastrofi naturali sono determinanti due aspetti distinti ma interconnessi: la capacità di prevedere questi disastri e la capacità di avvertire tutti coloro che potrebbero esserne colpiti. Per molte catastrofi esiste ormai un sistema di allerta precoce. È possibile prevedere qualsiasi fenomeno atmosferico: tempeste, inondazioni, ondate di calore, nevicate abbondanti. Considerato il tempo che intercorre tra il momento in cui l'evento naturale si innesca e quello in cui se ne avvertono gli effetti, è possibile prevedere anche uno tsunami. I terremoti sono meno prevedibili e oggi possono essere preannunciati solo un minuto prima che si verifichino. La prima presentazione alla sessione della conferenza è stata incentrata sugli studi volti a ottenere previsioni migliori, mentre la seconda ha esposto gli esiti della ricerca sulla gestione delle conseguenze di un disastro, in particolare sui soccorsi. Agnès Marty, della società francese Thales, ha spiegato che nonostante l'Europa stia sviluppando una maggiore conoscenza nella gestione dei rischi e delle catastrofi, restano ancora enormi lacune da colmare. L'azienda partecipa a vari progetti finanziati dall'Unione europea, ma ritiene che restino da affrontare sfide organizzative, geografiche e finanziarie. Riguardo a quest'ultimo punto, occorre stabilire chi deve sostenere le spese delle dimostrazioni di nuove tecnologie che si effettuano al di fuori dell'Europa. Chi deve farsi carico di queste spese, l'Europa o la regione interessata? Una delle maggiori sfide tecnologiche è posta dallo sviluppo di adeguati strumenti di supporto alla decisione per la prevenzione delle catastrofi, ha affermato la dottoressa Marty, la quale ha anche dichiarato che, per definire modelli appropriati, Thales ha bisogno di partner. Winston Seah, dell'A*STAR Institute for Infocomm Research (I2R), ha presentato un progetto, noto come Tarantulas, che si basa sul movimento avanzato fuoristrada del sistema ubiquo asincrono mobile. Più semplicemente, secondo l'équipe del progetto, verrà il giorno in cui sensori e robot saranno in grado di localizzare le vittime all'interno di un edificio in cui sia stato riscontrato un pericolo, ad esempio un incendio, in modo tale che i soccorritori possano recarsi direttamente nel luogo in cui è necessario intervenire e ridurre così al minimo i rischi per la loro stessa vita. I robot utilizzeranno la tecnologia dello sciame per verificare il loro dispiegamento e potranno informare gli altri che una stanza è già stata perlustrata. Saranno anche capaci di riportare informazioni, ad esempio nel caso di disastri minerari, in cui il segnale trasmesso dal robot situato a una maggiore profondità non sarebbe in grado di raggiungere la superficie. Anche il gruppo del dott. Seah è alla ricerca di partner, e in particolare di chi può "contribuire a rendere intelligente la nostra rete", ha dichiarato lo scienziato. Benché questa tecnologia sia dotata di un potenziale enorme per la salvezza di vite umane, il dott. Seah ha ammesso: "Se un paese non vuole affrontare un problema, la validità della tecnologia è irrilevante. Tendiamo a esaminare tecnologie avanzate per poter pubblicare documenti. [...] Non sempre ci rendiamo conto che le tecnologie avanzate non sono necessariamente lo strumento adatto. Talvolta dobbiamo avvicinare scienziati e soggetti interessati". Il dott. Seah stava in parte rispondendo a una domanda formulata da Stephan Pascall, consulente dei direttori della DG Società dell'informazione e media della Commissione europea. Dopo aver ascoltato la descrizione dei vari sistemi che si sarebbero potuti impiegare per segnalare l'arrivo dello tsunami asiatico nel dicembre 2004, nonché l'elenco dei fattori che rendono ogni sistema lungi dall'essere perfetto, il dott. Pascall ha chiesto se non basterebbe posizionare sirene lungo la costa, che verrebbero attivate qualora si presentasse il rischio di uno tsunami. Utilizzare questo sistema significherebbe tornare alla tecnologia della Seconda guerra mondiale, quando il suono delle sirene annunciava un imminente raid aereo. La migliore tecnologia al mondo è inoltre inutile se un governo si rifiuta di affrontare un problema, o se non esiste un sistema che informi gli abitanti della catastrofe che sta per abbattersi su di loro. Il sistema di allerta precoce dei cittadini "non deve essere altamente tecnologico, anzi, per i paesi privi di infrastrutture è molto meglio se non lo è", ha dichiarato Stephan Pascall al Notiziario CORDIS. "Deve essere un metodo solido e basarsi sulla tecnologia a basso costo". In riferimento ai problemi cui devono far fronte le comunità periferiche, evidenziati durante la sessione, Pascall ha menzionato la necessità di istituire "un sistema autonomo nelle regioni periferiche montane, ad esempio dove si verificano frane e altre catastrofi che provocano regolarmente la morte di esseri umani". I partecipanti hanno convenuto sull'opportunità di creare una "rete di reti", accordo che potrebbe poggiare sul Sistema dei sistemi per l'osservazione della Terra (GEOSS), per il quale nel febbraio 2005 è stato siglato un piano di attuazione decennale. Il piano definisce un calendario per la realizzazione di determinati obiettivi nei seguenti campi: migliore monitoraggio della Terra, comprensione dei processi terrestri e capacità di previsione del comportamento dei sistemi terrestri. L'Europa è più fortunata dell'Asia poiché raramente è vittima di catastrofi naturali su vasta scala; ciononostante, si sta impegnando a fondo per conoscere meglio i fattori che le provocano e per minimizzarne l'impatto. Oltre al programma Monitoraggio globale per l'ambiente e la sicurezza (GMES), un'iniziativa condotta dall'UE in collaborazione con l'Agenzia spaziale europea (ESA), la Commissione sta finanziando progetti di ricerca su metodi per la gestione dei disastri provocati da terremoti e frane, sulla mappatura dei pericoli naturali, l'attenuazione dei rischi e sulla prevenzione e sulla valutazione dei danni alle infrastrutture, nonché sulla loro ricostruzione.

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