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Contenuto archiviato il 2023-03-02

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I politici si fidano degli scienziati ma non si avvalgono dei risultati della ricerca

Da uno studio condotto dall'organizzazione svedese Vetenskap & Allmänhet emerge che i politici confidano maggiormente nel lavoro dei ricercatori rispetto al grande pubblico. Tuttavia si avvalgono troppo poco dei risultati della ricerca scientifica. Lo studio è stato realizza...

Da uno studio condotto dall'organizzazione svedese Vetenskap & Allmänhet emerge che i politici confidano maggiormente nel lavoro dei ricercatori rispetto al grande pubblico. Tuttavia si avvalgono troppo poco dei risultati della ricerca scientifica. Lo studio è stato realizzato tramite un sondaggio effettuato tra 595 persone, comprendenti membri del parlamento, politici di spicco a livello regionale ed esponenti della giunta comunale di Stoccolma. Inoltre è stata pubblicata una serie di saggi approfonditi basati su interviste a nove ricercatori e nove politici, interrogati su come considerassero rispettivamente la relazione con l�altro gruppo. Il numero dei politici che crede che le scoperte scientifiche e tecniche abbiano migliorato la vita della gente comune è più alto rispetto a quello dei normali cittadini, e un numero sostanzialmente più elevato di politici è convinto che la ricerca avrà effetti benefici sia per la crescita economica che per il cambiamento climatico. Circa l'83% dei politici ritiene che la ricerca contribuirà ad una maggiore crescita economica in Svezia nei prossimi 10 anni, contro il 57% del grande pubblico. In modo analogo, il 78% dei politici pensa che la ricerca rallenterà il cambiamento climatico nei prossimi 10 anni, mentre solo il 55% del pubblico è altrettanto ottimista. Se si considerano i singoli settori, i politici credono che i risultati della ricerca influenzino le politiche sanitarie più di qualsiasi altro campo. La sanità è seguita dall�energia, dall�ambiente, dall�istruzione e quindi dai trasporti, dalle comunicazioni e dalle infrastrutture. Tre quarti dei politici intervistati hanno sostenuto di consultare dati scientifici prima di prendere decisioni politiche. Tuttavia, paradossalmente, sembra che i politici raramente si avvalgano di informazioni scientifiche nei settori che ritengono più importanti. Solo il 16% si affida frequentemente ai risultati della ricerca medica. Questa cifra aumenta leggermente per quanto riguarda la tecnologia e le scienze naturali (21%), e ancora per le scienze sociali e umanistiche (33%). Sia i politici che i ricercatori sembrano concordare sulla necessità di collaborare maggiormente gli uni con gli altri. Tuttavia, entrambi i gruppi sono coscienti di appartenere a due culture diverse e delle conseguenti difficoltà nel comprendere il punto di vista dell�altro. «Quello di cui i ricercatori e i politici hanno bisogno sono più punti d�incontro, nuovi e diversi modi di interagire, maggiore contatto e dialogo e sintesi di informazioni facilmente recepibili. L�insieme delle misure appena descritte può aiutare ad avvicinare questi due mondi e a rendere la ricerca più facilmente accessibile e comprensibile ai politici», si afferma nella relazione. Un programma di questo tipo esiste già nel Regno Unito e lo scorso anno è stato esteso a livello europeo attraverso un progetto pilota. Nel Regno Unito, la Royal Society ha avviato il programma di gemellaggio tra deputati/eurodeputati e scienziati nel 2001, associando con successo oltre 100 deputati ad altrettanti scienziati. L�obiettivo perseguito è che gli scienziati coinvolti acquisiscano maggiori conoscenze sul processo politico e sul tipo di informazioni necessarie ai politici, mentre questi ultimi dovrebbero comprendere meglio le complessità della scienza e il modo di operare dei ricercatori. Il progetto pilota dell�UE ha associato sette eurodeputati con altrettanti scienziati appartenenti alla loro circoscrizione elettorale. Se avrà successo, il programma sarà esteso agli eurodeputati e agli scienziati di tutta l'UE.

Paesi

Svezia