Riduzioni delle emissioni imposte ai costruttori di automobili
Limitare le emissioni medie di biossido di carbonio generato dalle automobili a 120 grammi per chilometro entro il 2012, pari a una riduzione di circa il 25% rispetto ai livelli attualmente registrati, è il punto focale di una nuova strategia dagli obiettivi ambiziosi elaborata dalla Commissione europea allo scopo di diminuire in misura sostanziale le emissioni di CO2 prodotte dagli autoveicoli venduti nell'UE. In questo processo di taglio delle emissioni saranno probabilmente le nuove tecnologie a svolgere il ruolo di maggior peso. «Autoveicoli più puliti, più efficienti e a un prezzo abbordabile contribuiranno a ridurre i livelli di biossido di carbonio nell'Unione europea, consentendoci di realizzare i nostri obiettivi di Kyoto, risparmiare energia e promuovere l'innovazione», ha affermato il commissario europeo dell'Ambiente Stavros Dimas. Il trasporto su strada è responsabile di circa un quinto delle emissioni di CO2 nell'UE, di cui poco più della metà è imputabile alle autovetture. È uno dei pochi settori in cui le emissioni di CO2 stanno tuttora registrando una crescita rapida, dovuta in larga misura all'aumento del traffico e della dimensione delle automobili. Finora la Commissione ha fatto affidamento sugli impegni volontari assunti dall'industria automobilistica riguardo alla riduzione delle emissioni di CO2 prodotte dalle vetture. Tuttavia, da un'indagine condotta dalla Commissione è emerso che le misure adottate su base volontaria hanno sortito effetti positivi solo in parte e che sono necessari provvedimenti più rigidi e giuridicamente vincolanti se si vuole che il settore automobilistico europeo consegua gli obiettivi prefissati riguardo al biossido di carbonio. Nei prossimi mesi la Commissione presenterà una normativa in base alla quale le emissioni medie generate dalle auto nuove vendute nell'UE a 27 dovranno raggiungere l'obiettivo dei 120 grammi di CO2 per chilometro entro il 2012. Nel 2004 l'auto media produceva 163 g/km. Migliorando la tecnologia dei veicoli dovrebbe essere possibile abbassare il livello a 130 grammi di CO2 per chilometro, mentre per i 10 g che restano per raggiungere l'obiettivo si agirà sul perfezionamento di altri componenti automobilistici che influiscono sul consumo di carburante, quali pneumatici e sistemi di aria condizionata, nonché sulla riduzione del contenuto di carbonio dei carburanti tradizionali grazie a un impiego più massiccio di biocombustibili. L'obiettivo di 120 g di CO2 per chilometro è un livello medio per tutti i veicoli venduti nell'UE in un determinato anno; il modo in cui conciliare questo aspetto tra costruttori e veicoli prodotti verrà definito dopo un'ampia consultazione e valutazioni d'impatto. A più lungo termine, la strategia sollecita attività di ricerca volte a ridurre entro il 2020 le emissioni delle auto di nuova produzione a una media di appena 95 g di CO2 per chilometro. Le priorità fondamentali della Commissione sul fronte della ricerca nel campo automobilistico sono lo sviluppo di combustibili rinnovabili puliti e veicoli puliti, nonché automobili e strade intelligenti. Anche l'industria automobilistica dovrebbe contribuire in misura sostanziale alla ricerca, considerato che investe circa 20 Mrd EUR (5% del suo fatturato) nel settore della ricerca e sviluppo, il che ne fa il maggiore investitore europeo industriale nella R&S. La strategia invita inoltre a migliorare l'etichettatura e incoraggia gli Stati membri a imporre tasse automobilistiche sulla base delle emissioni di CO2 delle vetture. La Commissione invita i costruttori di automobili a sottoscrivere un codice comunitario di buone prassi sulla commercializzazione e la pubblicità relativa alle automobili al fine di promuovere modelli di consumo più sostenibili. L'industria automobilistica europea muove non poche critiche ai piani dell'Unione europea. In una dichiarazione, l'Associazione europea dei costruttori di automobili ha descritto gli obiettivi come «arbitrari ed eccessivamente rigidi», sostenendo che comporteranno una «perdita di posti di lavoro e la ricollocazione della produzione al di fuori dell'UE, con gravi ripercussioni per molte regioni europee». Da parte loro, gli ambientalisti accusano l'UE di fissare traguardi non sufficientemente ambiziosi e sottolineano che gli obiettivi volontari stabiliti inizialmente prevedevano di raggiungere una media di emissioni di CO2 delle autovetture nuove pari a 120 g/km entro il 2005, scadenza posticipata poi al 2012. Gli ambientalisti ritengono inoltre che la scelta di escludere che fattori diversi da eventuali miglioramenti della tecnologia dei veicoli possano contribuire al conseguimento dell'obiettivo costituisca un terzo punto debole della strategia in questione. «Non solo l'industria automobilistica non mantiene l'accordo volontario di ridurre le emissioni di CO2, ma ora la Commissione intende anche premiare questo comportamento fissando un obiettivo di efficienza energetica più modesto», ha commentato Jos Dings di Transport and Environment, la federazione europea per i trasporti e l'ambiente. «È una risposta molto scoraggiante alle richieste avanzate la scorsa settimana dall'IPPC (gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici) che esortava a intervenire con azioni serie riguardo alla questione del cambiamento climatico». Il deputato europeo Paul Rübig, portavoce della commissione per l'industria, la ricerca e l'energia del Partito popolare europeo (Democratici cristiani) e dei Democratici europei al Parlamento europeo, ha definito l'imposizione di un limite vincolante riguardo alle emissioni di CO2 «necessario e giustificato». Ha inoltre contestato l'affermazione dell'industria automobilistica secondo cui la nuova strategia danneggerebbe l'economia europea. «Possiamo investire e investiremo in nuove tecnologie, innovazione e ricerca, rendendo le nostre automobili non solo più sicure, ma anche più efficienti dal punto di vista energetico e meno costose da usare», ha dichiarato. «È una strategia che può imprimere impulso alla nostra economia, creare nuovi posti di lavoro e fare del settore automobilistico europeo il numero uno a livello globale». La strategia sarà ora oggetto in sede di Parlamento europeo e di Consiglio dei ministri di un dibattito sui cui risultati la Commissione si baserà per attuare la strategia.