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Contenuto archiviato il 2023-03-02

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Secondo una relazione della FES, il cambiamento climatico minaccia la vita marina in Europa

Da una relazione elaborata dal Consiglio marittimo della Fondazione europea della scienza è emerso che alcune specie marine presenti nei mari europei stanno risentendo degli effetti del riscaldamento globale e si stanno spostando verso nord. La relazione ha rilevato che, a c...

Da una relazione elaborata dal Consiglio marittimo della Fondazione europea della scienza è emerso che alcune specie marine presenti nei mari europei stanno risentendo degli effetti del riscaldamento globale e si stanno spostando verso nord. La relazione ha rilevato che, a causa dell'aumento delle temperature globali, le specie dell'Atlantico stanno iniziando a popolare acque più settentrionali, dove vivono di norma le specie artiche. Per contro, le specie subtropicali stanno raggiungendo le acque più a sud, in passato tipico habitat delle specie dei climi temperati. Il recente studio del Consiglio marittimo della Fondazione europea della scienza «Impact of climate change on European marine and coastal environment - Ecosystem approach» (Impatto del cambiamento climatico sull'ambiente marino e costiero d'Europa - Approccio agli ecosistemi) dimostra come persino gli attuali scenari di clima moderato abbiano inciso sull'ambiente marino europeo. La ricerca illustra in maniera approfondita l'impatto del cambiamento climatico sui mari europei, tra cui l'Artico, il Mare di Barents, i mari nordici, il Baltico, il Mare del Nord, l'Atlantico nordorientale, la piattaforma tra il Mar celtico e il Golfo di Biscaglia, il margine di risalita della Penisola iberica, il Mar Mediterraneo e il Mar Nero. Lo studio ha rilevato che la riduzione della copertura glaciale nell'Artico settentrionale e nel Mare di Barents ha dato origine a ovvi cambiamenti di temperatura riguardo alla vita marina e che la struttura a sistemi aperti di tali mari dimostra in quale misura il cambiamento climatico sia responsabile dell'ulteriore spostamento verso zone più settentrionali degli organismi marini. Secondo l'équipe di ricerca, la diversa distribuzione degli organismi, dal fitoplancton ai mammiferi e agli uccelli marini, può tradursi nell'insediamento di specie non indigene nelle acque dell'Artico, con conseguente abbandono dell'area geografica da parte delle specie native ed eventuale scomparsa di alcune di esse. Inoltre, il maggiore deflusso superficiale dei fiumi, che ha ridotto la salinità del Mar Baltico, ha comportato un passaggio da specie marine a specie tipiche di ambienti più salmastri e persino di acqua dolce. Allo stesso tempo, la scomparsa di specie indigene da sistemi chiusi, quali il Mediterraneo e il Mar Nero, imputabile alla temperatura, faciliterà l'invasione di queste regioni da parte di organismi non indigeni. La dottoressa Katja Philippart, ecologista marina del Royal Netherlands Institute for Sea Research ha affermato che «disponiamo oggi di prove scientifiche inconfutabili del fatto che il cambiamento climatico è una grave minaccia globale, che richiede una risposta urgente a livello mondiale, e che tale fenomeno è imputabile alle attività umane». Per il futuro, il Consiglio marittimo della Fondazione europea della scienza raccomanda agli scienziati di realizzare una banca dati ad accesso aperto relativa all'ambiente marino al fine di individuare la natura e le proporzioni delle conseguenze del cambiamento climatico sulla vita marina del nostro continente, nonché sulle sue acque marine e costiere. Nel 1995 la Fondazione europea della scienza (FES), avendo riconosciuto la necessità di rafforzare il coordinamento tra le organizzazioni europee nel campo delle scienze marine (istituti di ricerca e organizzazioni di finanziamento) e di sviluppare una strategia per la scienza marina in Europa, ha istituito, in collaborazione con la Commissione europea, il Consiglio marittimo della FES, il cui compito è affrontare tali questioni.