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Contenuto archiviato il 2024-04-17

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Perché lo stillicidio di abbandoni nella ricerca?

La sottorappresentanza delle donne a ogni livello del sistema della scienza e della tecnologia (S&T) non è un segreto. Le statistiche evidenziano chiaramente che, come uno stillicidio, si registrano abbandoni continui da parte delle donne a ogni livello del sistema. Non è ne...

La sottorappresentanza delle donne a ogni livello del sistema della scienza e della tecnologia (S&T) non è un segreto. Le statistiche evidenziano chiaramente che, come uno stillicidio, si registrano abbandoni continui da parte delle donne a ogni livello del sistema. Non è nemmeno difficile individuare le cause di tale perdita, che vanno dai pregiudizi di genere nell'assunzione, nella valutazione e nella promozione, al sostegno istituzionale inadeguato per le donne che cercano di conciliare la vita professionale e privata, alla mancanza di donne mentori che diano incoraggiamento ai livelli più elevati del mondo accademico. L'elemento difficile da valutare è la misura in cui tali eventi influiscono sulla vita delle scienziate e delle donne ingegneri. Per dare una voce personale alla questione, Ruth Graham, ingegnere dell'Imperial College di Londra, ha intervistato oltre 50 donne in fasi diverse della loro carriera provenienti da tutta Europa. Alcune delle interviste sono state utilizzate in una relazione del 2005 di Women in Science and Technology (WIST - Donne nella scienza e nella tecnologia), un gruppo composto da 20 rappresentanti di aziende e cinque esperti, che ha esaminato la situazione della disuguaglianza, della diversità e dell'integrazione di genere in una serie di aziende leader europee. «Da parte mia ho trovato [le interviste] molto interessanti: citavano episodi che ho vissuto anch'io e altre esperienze che non ho ancora fatto», ha riferito Ruth Graham al Notiziario CORDIS. Malgrado l'unicità dell'esperienza di ogni donna, dai rendiconti biografici sono emersi temi e questioni ricorrenti. Un risultato che la dottoressa Graham si aspettava è che l'incoraggiamento e il sostegno di famiglia e docenti possono incrementare enormemente le probabilità che le giovani vengano coinvolte in studi scientifici o ingegneristici, un aspetto messo in luce dalla storia di una studentessa delle scuole superiori, inizialmente molto interessata a diventare ingegnere per via del sostegno ricevuto dalla matrigna, anch'essa ingegnere. La ragazza in seguito ha perso rapidamente interesse a perseguire tale carriera a causa dell'esperienza lavorativa, in cui gli istruttori manifestavano un atteggiamento da lei definito «molto maschilista» e si rifiutavano di lasciarle svolgere compiti che comportassero l'utilizzo di macchinari. «Quando l'ho conosciuta, era entusiasta all'idea di diventare ingegnere. Era davvero stimolante sentirla parlare di tutte le cose che voleva fare», ha spiegato la dottoressa Graham. «Ma quando l'ho ricontattata per l'intervista nove mesi dopo, aveva cambiato completamente opinione». Ora la ragazza ha optato per la carriera di docente di inglese, che le pare più familiare. «Per lei scegliere l'ingegneria significava addossarsi un rischio enorme per il futuro, che non ravvisava nella carriera di insegnante di inglese», ha dichiarato la dottoressa Graham. «Sapeva che tipo di persona sarebbe diventata e con chi avrebbe interagito. L'ingegneria, al contrario, era per lei un enorme punto interrogativo, e non sapeva come sarebbe stato il suo futuro. Ha avuto la sensazione che avrebbe rischiato veramente il disastro se avesse intrapreso quella strada». Le storie riportano inoltre testimonianze del tentativo di conciliare vita lavorativa e vita familiare. Molte delle donne impiegate a tempo parziale hanno citato la difficoltà nell'organizzare la custodia dei figli per le riunioni serali e i sensi di colpa per il fatto di uscire presto dal lavoro per poter accudire i figli. Hanno inoltre sottolineato i pregiudizi nutriti da alcuni dirigenti nei confronti delle donne impiegate a tempo parziale. Altre donne tuttavia sono state più fortunate. Una professoressa ha raccontato di essere riuscita a portare avanti la sua carriera a tempo parziale dopo la nascita del primo figlio. Inizialmente aveva pensato che la soluzione ideale fosse abbandonare la ricerca e concentrarsi sull'insegnamento. Ciononostante, il suo capo divisione le ha consigliato di estendere il suo portafoglio di ricerche, togliendole pertanto l'amministrazione dalle mansioni professionali e dimezzandole gli impegni di insegnamento. Tale esperienza positiva le è servita per il resto della carriera, che si è ampliata in modo esponenziale. «Queste storie ci aiutano a comprendere i fattori e le strategie alla base del successo delle donne», ha dichiarato la dottoressa Graham, che si è trovata a utilizzare quell'esempio specifico per dare un consiglio a un'amica ingegnere, in procinto di tornare al lavoro a tempo parziale dopo la nascita del primo figlio. I racconti dimostrano l'importanza di fermarsi ad analizzare con dovuto anticipo i fattori alla base delle promozioni e del successo. «Uno degli elementi trainanti nel mondo accademico sono le pubblicazioni e i fondi che si riescono a reperire, per cui è importante concentrarsi sulla ricerca, e anche sull�insegnamento, se risulta essere un fattore trainante», ha osservato la dottoressa Graham, rilevando che la maggior parte delle giovani ricercatrici e donne ingegneri da lei intervistate non prendevano in considerazione tali fattori né si rendevano conto degli ostacoli. «Devono arrivare a 40 o 50 anni prima di iniziare a notarli», ha spiegato. è anche una questione di senso pratico. «è importante rendersi conto che tutti tendono a rifiutare incarichi che non offrono prospettive per la carriera, e occorre capire che i lavori che la gente cerca di offrire, soprattutto nel caso di un impiego a tempo parziale, sono probabilmente quelli che non consentiranno di fare progressi nella carriera», ha affermato la dottoressa Graham. Per una docente in pensione, tuttavia, queste lezioni sono giunte troppo tardi. Nella sua storia racconta di fenomeni di discriminazione già ai tempi del dottorato di ricerca. Al momento del conseguimento della cattedra, si è ritrovata fisicamente isolata dai colleghi. A differenza delle sue controparti maschili, ha dovuto supplicare i superiori per avere un proprio ufficio. Trascorreva le pause pranzo in macchina o in una chiesa vicina al laboratorio. «Una storia veramente straziante. La professoressa era ovviamente una donna brillante, che aveva riscosso notevole successo al di fuori del proprio paese», ha spiegato la dottoressa Graham. La ricercatrice ha avuto difficoltà a scegliere i brani da utilizzare contenuti nei 25 anni di diari inviati dalla professoressa, in quanto la sua carriera era costellata di esempi di prepotenze sistematiche. Un aspetto che la dottoressa Graham non si aspettava di sentir citare dalle donne è il fatto che le loro carriere siano state interrotte a causa della partecipazione a iniziative femminili e scientifiche. «È il colmo dell�ironia», ha dichiarato. Una ricercatrice intervistata era inizialmente entusiasta alla prospettiva di trasmettere le proprie esperienze positive alle studentesse delle superiori. Dopo la nascita del figlio, aveva deciso di lasciar perdere la ricerca e di dedicare il proprio tempo a iniziative femminili. In un secondo momento aveva tuttavia notato che la sua carriera non era progredita come quella dei colleghi maschi, risultato che a suo parere era riconducibile alla sua partecipazione a tali iniziative. «Partecipare a programmi scientifici femminili è incredibilmente importante», ha sottolineato la dottoressa Graham. «Ma bisogna fare attenzione a come si gestisce il proprio tempo, sapendo quale percentuale di tempo può essere flessibile e non investendo più di tale percentuale». Quel tempo extra è quello in cui i ricercatori intraprendono attività che incentivano la loro carriera o scrivono articoli supplementari, ha aggiunto. Per garantire che la sua carriera personale non precipiti a causa del coinvolgimento in iniziative femminili, la dottoressa Graham ha deciso di assicurarsi che esse rientrino nel suo percorso professionale. Nel 2005 è diventata direttore di EnVision 2010, un'iniziativa avviata dalla facoltà di Ingegneria per assicurare che l'Imperial College sia sempre al primo posto in termini di innovazione ed eccellenza nell'istruzione ingegneristica internazionale. Un'area su cui è incentrata l'iniziativa verte sul garantire che il piano di studi di tale facoltà riscuota l'interesse degli studenti di entrambi i sessi. Da un'indagine condotta tra più di 2000 studenti di ingegneria del college emerge che gli studenti, e soprattutto le studentesse, desiderano che una parte più consistente del corso sia dedicata alla sostenibilità e a progetti concreti, per aiutarli a comprendere veramente come applicare le loro conoscenze in un contesto ingegneristico reale. «Molti dei cambiamenti che stiamo apportando alla formazione in ingegneria riguardano le aree in cui le donne sono particolarmente motivate. E così, grazie a tali cambiamenti, renderemo il nostro corso di laurea più interessante e stimolante per le studentesse», ha dichiarato.