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Contenuto archiviato il 2023-03-02

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Progetto UE sviluppa una sedia a rotelle intelligente

I ricercatori del progetto MAIA, finanziato dall'UE, hanno dimostrato come una persona può controllare, utilizzando solo il proprio cervello, la sedia a rotelle sulla quale è seduta. È necessario collegarsi alla rete neurale della persona e interpretare i segnali cerebrali i...

I ricercatori del progetto MAIA, finanziato dall'UE, hanno dimostrato come una persona può controllare, utilizzando solo il proprio cervello, la sedia a rotelle sulla quale è seduta. È necessario collegarsi alla rete neurale della persona e interpretare i segnali cerebrali in tempo reale, per poi sviluppare un meccanismo che sia in grado di reagire a tali istruzioni e guidare la sedia a rotelle con estrema precisione. La sedia a rotelle descritta, finanziata a titolo dell'area tematica dedicata alle tecnologie della società dell'informazione (TSI) nell'ambito del Sesto programma quadro (6PQ), è una delle numerose applicazioni non invasive che potrebbero essere controllate dall'interfaccia cervello-computer sviluppata dai ricercatori. Tra le altre, figurano un robot che svolge compiti di presa e manipolazione e la gestione di situazioni di emergenza, per esempio nel caso di guasti alla sedia a rotelle o al braccio robotico. I pensieri umani generano impulsi in aree specifiche del cervello. Il semplice pensiero di girare a sinistra, per esempio, genera l'impulso corrispondente. Utilizzando uno strumento portatile per l'elettroencefalogramma e degli elettrodi applicati sulla testa dell'utente, l'interfaccia cervello-computer raccoglie tali impulsi, che sono poi digitalizzati e analizzati. Il software è in grado di distinguere tra diversi stati mentali dell'utente. Altri sensori sono applicati alla sedia a rotelle utilizzata, affinché muovendosi essa possa percepire una porta alla sua destra o un ostacolo. «Lo strumento unisce l'intelligenza degli esseri umani a quella della sedia a rotelle», ha dichiarato al Notiziario CORDIS José del R. Millán, coordinatore del progetto. «Quando un utente esegue dei compiti a livello mentale, immaginando per esempio il movimento del suo braccio destro, essi sono associati a un comando di alto livello sulla sedia a rotelle, ad esempio per girare a sinistra o per proseguire diritto.» Il consorzio del progetto ha condotto vari esperimenti andati a buon fine, tra cui due serie con utenti in grado di guidare mentalmente la sedia a rotelle in un corridoio labirintico. «Occorre tuttavia non avere aspettative eccessive in tempi troppo brevi», ammonisce il dott. Millán. «Per quanto la sedia stia funzionando bene in laboratorio, potrebbe rivelarsi non abbastanza solida per fare altrettanto all'esterno.» L'obiettivo del progetto, che si concluderà alla fine dell'anno, sarà illustrare il funzionamento della sedia a rotelle attraverso diversi esperimenti con l'auspicio di conseguire la validazione clinica. Anche se l'industria deve ancora manifestare il proprio interesse, il dott. Millán auspica che il lavoro svolto nell'ambito del progetto possa fugare la convinzione che le sedie a rotelle controllate dalla mente siano un oggetto di fantascienza. Al contrario, l'interfaccia cervello-computer e le applicazioni relative potrebbero essere in grado di fare la differenza per decine di migliaia di persone completamente paralizzate (sindrome «locked-in»). Pur essendo in grado di percepire il mondo, di sentire, di sognare, queste persone non riescono a comunicare senza l'aiuto di interfacce come quelle sviluppate dal progetto MAIA.

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