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Contenuto archiviato il 2023-03-07

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La corsa alla pubblicazione mette a repentaglio il livello qualitativo della ricerca

Una nuova ricerca dell'UE dimostra che la crescente pressione esercitata sui ricercatori di pubblicare risultati autorevoli, potrebbe avere effetti negativi sulla qualità della ricerca scientifica. Il lavoro è stato promosso nell'ambito del progetto OBJECTIVE SCIENCE ("Quantif...

Una nuova ricerca dell'UE dimostra che la crescente pressione esercitata sui ricercatori di pubblicare risultati autorevoli, potrebbe avere effetti negativi sulla qualità della ricerca scientifica. Il lavoro è stato promosso nell'ambito del progetto OBJECTIVE SCIENCE ("Quantifying objectivity in the natural and social sciences"), che ha ricevuto 161.000 euro di finanziamenti in riferimento al programma specifico "Persone" del Settimo programma quadro (7° PQ) affinché fosse valutato il livello di errore nelle scienze naturali e sociali. I risultati della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista Public Library of Science (PLoS) ONE. A livello mondiale i ricercatori producono più di 1,4 milioni di articoli scientifici ogni anno. Analizzando più di 1.300 articoli appartenenti ad ambiti diversi, dalla fisica alla sociologia, che dichiarano di avere comprovato un'ipotesi, il dott. Daniele Fanelli dell'Università di Edimburgo (Regno Unito) ha rilevato che tendono ad essere più positivi i risultati degli esperimenti condotti negli Stati Uniti, ovvero negli ambienti in cui i ricercatori pubblicano con maggiore frequenza. "Gli scienziati si trovano di fronte ad un crescente conflitto di interessi, divisi tra la necessità di essere accurati e obiettivi e quella di portare avanti la propria carriera", ha spiegato il dott. Fanelli, che ha ricevuto una borsa intraeuropea Marie Curie per valutare il grado di oggettività nell'ambito delle scienze naturali e sociali. "Mentre numerosi studi hanno dimostrato gli effetti deleteri dei conflitti finanziari sulla ricerca biomedica, nessuno finora aveva mai analizzato questo conflitto che, avendo confini più ampi, potrebbe coinvolgere interi ambiti". Il dott. Fanelli ha utilizzato i dati della statunitense National Science Foundation (NSF) per verificare se le conclusioni degli articoli erano in qualche modo collegate alla produttività degli Stati Uniti, misurata sulla base della media di articoli pubblicati da ogni accademico. I risultati hanno rivelato che gli autori che lavorano negli stati più "produttivi" sono più inclini a supportare l'ipotesi alla base dello studio, a prescindere dall'ambito di ricerca e da eventuali finanziamenti a favore dello studio. I risultati della ricerca del dott. Fanelli lasciano supporre che gli accademici che fanno ricerca in ambienti molto competitivi e produttivi hanno la tendenza a far apparire più "positivi" i risultati ottenuti. "Il risultato di un esperimento dipende da svariati fattori, ma la produttività di un particolare Stato americano non dovrebbe essere uno di questi", ha affermato il dott. Fanelli. "Non possiamo escludere che i ricercatori che operano negli stati più attivi siano più preparati e meglio equipaggiati, e che quindi raggiungano risultati migliori, ma è improbabile che questo fattore sia sufficiente a spiegare completamente questa tendenza". Il dott. Fanellli ha scoperto che i risultati positivi rappresentavano meno del 50% in Nevada, Dakota del Nord e Mississippi. Tra gli Stati che presentavano un'alta percentuale di risultati positivi, compresa tra il 95 e il 100%, figuravano Michigan, Ohio, Nebraska e il District of Columbia. I risultati dello studio potrebbero rivelarsi validi per tutti gli stati caratterizzati da un elevato profilo scientifico. "In ambito accademico la competitività per ottenere finanziamenti e per aggiudicarsi le migliori posizioni nelle graduatorie è in crescita ovunque", ha detto il dott. Fanelli. "Le politiche che si basano eccessivamente sull'indice di produttività potrebbero peggiorare la stessa qualità della scienza".

Paesi

Regno Unito, Stati Uniti