European Commission logo
italiano italiano
CORDIS - Risultati della ricerca dell’UE
CORDIS

Article Category

Notizie
Contenuto archiviato il 2023-03-16

Article available in the following languages:

Scienziati mettono in dubbio analogia con il periodo Eemiano

Ricercatori in Germania hanno gettato nuova luce sul motivo per cui il periodo interglaciale Eemiano non dovrebbe essere usato come modello per i cambiamenti climatici nel mondo di oggi. Presentando il loro studio nella rivista Geophysical Research Letters, i ricercatori hanno...

Ricercatori in Germania hanno gettato nuova luce sul motivo per cui il periodo interglaciale Eemiano non dovrebbe essere usato come modello per i cambiamenti climatici nel mondo di oggi. Presentando il loro studio nella rivista Geophysical Research Letters, i ricercatori hanno scoperto delle differenze fondamentali tra le condizioni climatiche del periodo Eemiano e quelle moderne. I geologi solitamente esaminano il passato per comprendere ciò che sta accadendo adesso e ciò che succederà in futuro. Essi analizzano le epoche che avevano condizioni che oggi noi conosciamo. Una volta determinati i principali processi climatici, gli scienziati simulano questi processi con modelli numerici per testare ulteriormente le possibili reazioni dei sistemi sulla Terra. La maggior parte degli esperti concorda sul fatto che il periodo Eemiano, una fase calda che emerse circa 125.000 anni fa dopo il periodo glaciale Saaliano, possa essere preso in considerazione per i loro studi. Le temperature medie del pianeta durante il periodo Eemiano erano più alte delle temperature di oggi. Persino delle parti del ghiaccio della Groenlandia si erano sciolte, e il livello globale del mare era più alto di quello attuale. "Perciò, il periodo Eemiano apparentemente è decisamente adatto come base di studio per il cambiamento climatico attuale," spiega il dott. Henning Bauch dell'Accademia di scienze e letteratura di Magonza (AdW Mainz) al GEOMAR | Centro Helmholtz di ricerca oceanica Kiel in Germania. Ma in questo ultimo studio, il dott. Bauch, in cooperazione con la dott.ssa Evgeniya Kandiano di GEOMAR e il dott. Jan Helmke dell'Istituto per gli studi avanzati sulla sostenibilità a Potsdam, mostrano un'importante differenza tra il periodo Eemiano e quello attuale: l'evoluzione nell'Oceano Artico. Secondo i ricercatori, nell'attuale periodo caldo, conosciuto come Olocene, la circolazione oceanica e atmosferica trasporta grandi quantità di calore verso le latitudini settentrionali. La Corrente del Golfo e quella nord atlantica ne sono gli esempi chiave. L'Europa settentrionale ha delle temperature piacevoli per merito di queste correnti, che si spingono fino all'Artico. Studi precedenti indicavano che il trasporto oceanico del calore verso l'Artico era aumentato, mentre la copertura di ghiaccio estiva dell'Oceano Artico sembra ridursi senza sosta. I ricercatori affermano che c'è la possibilità che tali condizioni esistessero anche 125.000 anni fa. Non ci dovrebbe essere stato nessun ghiaccio nell'Artico durante le estati dell'Eemiano. Ma un'analisi di sedimenti prelevati dal fondo del mare (dall'Atlantico a ovest dell'Irlanda e dal Mare del Nord centrale a est dell'isola Jan Mayen in Norvegia) mostra che contengono minuscole tracce di calcite di microorganismi morti (foraminiferi). "Il tipo di raccolta delle specie nei rispettivi strati, oltre alla composizione isotopica delle tracce di calcite, ci forniscono informazioni sulla temperatura e su altre proprietà dell'acqua in cui vissero a quel tempo," dice il dott. Bauch. Mentre i campioni prelevati nell'Atlantico mostravano segnali tipici della temperatura dell'Eemiano, che supera quella dell'Olocene, quelli del Mare del Nord non li mostrano. "I foraminiferi trovati del periodo Eemiano indicano condizioni relativamente fredde," sottolinea il dott. Bauch. "I principali contrasti sono emersi tra le superfici oceaniche di queste due regioni. Ovviamente, la calda corrente superficiale dell'Atlantico era più debole a latitudini elevate durante il periodo Eemiano rispetto ad oggi." Il dott. Bauch afferma che le glaciazioni del periodo Saaliano, che ha preceduto quello Eemiano, erano molto più estese nell'Europa settentrionale rispetto al periodo glaciale Weichseliano che ha preceduto l'attuale intervallo caldo. "Perciò, più acqua fredda proveniente dalle calotte di ghiaccio del periodo Saaliano che si scioglievano si versò nel Mare del Nord, e per un periodo di tempo più lungo. Questa situazione ebbe tre conseguenze: la circolazione oceanica nel nord si ridusse, ed era più probabile che in inverno sul mare si formasse del ghiaccio a causa della minore salinità. Allo stesso tempo, questa situazione portò a una sorta di "surriscaldamento" nell'Atlantico del nord a causa di un continuo trasferimento di calore oceanico proveniente da sud." I risultati di questo studio forniscono nuove intuizioni sul clima del periodo Eemiano. Dice il dott. Bauch: "Ovviamente, alcuni processi decisivi nel periodo Eemiano si svolsero in modo diverso, come il trasferimento di calore dall'oceano verso l'Artico. I modelli dovrebbero tenere in considerazione questo se vogliono prevedere il futuro sviluppo del clima sulla base di periodi analoghi del passato come quello Eemiano."Per maggiori informazioni, visitare: GEOMAR | Centro Helmholtz di ricerca oceanica Kiel: http://www.geomar.de/en/ Geophysical Research Letters: http://www.agu.org/journals/gl/

Paesi

Germania

Articoli correlati