Scienziati scoprono legame tra gli uccelli e il virus del Nilo occidentale
Nel 2010 un'epidemia del virus del Nilo occidentale è stata responsabile della morte di 35 persone in Grecia. Gli uccelli selvatici e migratori possono influenzare l'importazione e l'aumento del virus del Nilo occidentale? Un team di ricercatori greci e britannici coordinati dall'Università di Tessaglia in Grecia ha studiato se è possibile, trovando prove che gli uccelli selvatici potrebbero aver permesso al virus del Nilo occidentale di sopravvivere e diffondersi prima e durante l'epidemia di due anni fa. Lo studio, presentato sul Virology Journal, è stato in parte finanziato dal progetto Wildtech ("Novel technologies for surveillance of emerging and re-emerging infections of wildlife"), che ha ricevuto 6 milioni di euro nell'ambito del tema "Prodotti alimentari, agricoltura e pesca e biotecnologia" (KBBE) del Settimo programma quadro (7° PQ) dell'UE. La puntura delle zanzare infette diffonde il virus del Nilo occidentale, un flavivirus molto pericoloso per la salute pubblica. Gli scienziati hanno scoperto il virus del Nilo occidentale 75 anni fa in Uganda, è stato sporadicamente registrato fino agli anni 1990, in seguito epidemie della malattia sono state documentate in tutto il mondo. Di conseguenza il virus del Nilo occidentale viene considerato epidemico. In passato la ricerca aveva dimostrato che gli esseri umani infettati dal virus del Nilo occidentale non hanno livelli di viremia abbastanza alti da infettare nuove zanzare e così passare il virus. Gli uccelli invece sviluppano livelli di viremia capaci di infettare le zanzare e costituiscono quindi ospiti in grado di diffondere il virus del Nilo occidentale. Il dott. Charalambos Billinis dell'Università di Tessaglia e i suoi colleghi hanno esaminato campioni di siero e tessuti di 295 uccelli residenti e migratori raccolti dai cacciatori prima e durante l'epidemia del 2010. I ricercatori hanno usato analisi di immunofluorescenza e test di neutralizzazione del virus per analizzare i campioni e verificare la presenza degli anticorpi specifici del virus del Nilo occidentale. Hanno identificato 53 campioni aviari con anticorpi di neutralizzazione del virus del Nilo occidentale. Hanno raccolto 14 campioni di siero positivi dagli uccelli fino a 8 mesi prima dell'epidemia umana. Il team ha trovato determinanti genetiche di una maggiore virulenza in questi campioni. Secondo i ricercatori, i risultati hanno mostrato che gli uccelli selvatici hanno contribuito a mantenere e diffondere il virus prima e durante l'epidemia. "La scoperta che gli uccelli migratori erano stati esposti al virus del Nilo occidentale prima di arrivare in Grecia durante la migrazione autunnale suggerisce che le specie aviarie con simili vie migratorie potrebbero aver introdotto il virus in Grecia," dice il co-autore, dott. Billinis. Commentando i risultati dello studio, il redattore capo della rivista Linfa Wang ha detto: "Questo studio dimostra l'importanza di monitorare gli uccelli selvatici per quanto riguarda le malattie zoonotiche come il virus del Nilo occidentale. Dimostra anche che il controllo pre-emergenza della fauna selvatica può essere uno strumento potente nell'ambito di efficaci sistemi di pre-allarme per prevenire e/o ridurre l'impatto delle malattie zoonotiche. È un importante esempio del bisogno di un approccio di tipo "One health" per combattere le malattie infettive emergenti."Per maggiori informazioni, visitare: Università della Tessaglia: http://www.uth.gr/en/index.php(si apre in una nuova finestra) Virology Journal: http://www.virologyj.com/(si apre in una nuova finestra)
Paesi
Grecia