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Towards understanding non-canonical phosphatidylinositol kinases in the maintenance of prostate metabolism.

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L’importanza di comprendere la biologia della prostata per combattere il cancro

Scoprire il ruolo di un enzima specifico nella progressione del cancro alla prostata potrebbe rivelarsi determinante nello sviluppo di nuovi farmaci terapeutici mirati.

La prostata, una ghiandola posta al di sotto della vescica che svolge un ruolo importante nell’anatomia riproduttiva maschile, è particolarmente soggetta al cancro: si stima infatti che in Europa almeno un uomo su sette sviluppi un cancro alla prostata nel corso della sua vita. L’età è stata identificata come principale fattore di rischio per il cancro alla prostata: gli uomini al di sotto dei 50 anni presentano un rischio molto basso, mentre all’età di 80 anni o più il rischio di sviluppare la malattia sale all’80 %. «Uno degli elementi di differenziazione della prostata è quello di essere un organo molto specializzato», spiega la coordinatrice del progetto PCAPIP Joanna Triscott, ricercatrice post-dottorale presso il Dipartimento di ricerca biomedica dell’Università di Berna, in Svizzera. «Si tratta anche di un organo fortemente ormono-dipendente». Gli scienziati ritengono che questa biologia singolare sia uno degli elementi che rende la ghiandola soggetta al cancro. In particolare, sembra che una forte dipendenza dagli ormoni chiamati androgeni sia alla base dei cambiamenti del metabolismo cellulare. Una migliore comprensione di come questo avviene potrebbe aiutare i ricercatori a sviluppare terapie farmacologiche più mirate e potenzialmente a salvare migliaia di vite ogni anno.

Il ruolo degli enzimi specifici

Il progetto PCAPIP è stato avviato con l’obiettivo di esaminare tale collegamento tra metabolismo cellulare e sviluppo del cancro. Questa ricerca è stata intrapresa con il sostegno del programma Azioni Marie Skłodowska-Curie. «Al fine di comprendere meglio il processo metabolico che avviene nelle cellule prostatiche, mi sono concentrata su un enzima estremamente specifico», afferma Triscott. «In particolare, su una famiglia di enzimi chiamata chinasi che generano particolari lipidi, o fosfoinositidi». Questa chinasi fosfoinositidica di tipo II, che è stata studiata a fondo da un gruppo relativamente esiguo di scienziati, appartiene a una famiglia di enzimi che hanno già dimostrato di avere un ruolo importante in altri tipi di cancro. «Volevo ottenere una comprensione fondamentale di questi enzimi e quindi osservarne l’azione nella biologia prostatica», aggiunge Triscott. Ciò è stato ottenuto con l’esame delle chinasi di tipo II sia in modelli murini che nei campioni di tessuto dei pazienti. «Ho ipotizzato che questi enzimi siano dei regolatori determinanti nei percorsi che potrebbero essere canali per i cambiamenti metabolici», spiega.

Nuove terapie antitumorali

Anche se questa ricerca è ancora in corso, Triscott e i suoi colleghi hanno già fatto alcune scoperte importanti. Ad esempio, l’inibizione dell’enzima bersaglio potrebbe avere un’influenza sui meccanismi di compensazione dello stress cellulare. «Si tratta solo di una postulazione al momento, ma riteniamo che possano esserci delle relazioni», afferma. «Ciò implica che se si dovesse mirare alle chinasi di tipo II con un farmaco terapeutico, si potrebbe riuscire a deregolare meccanismi che sono essenziali per la sopravvivenza delle cellule di progressione tumorale». In altri termini, questi enzimi potrebbero fornire un bersaglio determinante e contribuire a rendere le terapie a base di ormoni più mirate ed efficaci. «Sebbene si tratti essenzialmente di ricerca fondamentale, siamo partiti fin dal principio con una mentalità traslazionale», osserva Triscott. La ricercatrice osserva che le attività del settore stanno iniziando a considerare gli inibitori di chinasi di tipo II come potenziali terapie antitumorali commercializzabili e guarda al progetto PCAPIP nell’ambito di un più ampio settore fondamentale che sta gettando le basi per rendere possibile tale immissione sul mercato. «Credo che il passo logico successivo sia quello di prendere questi risultati e valutarne le implicazioni per il trattamento del cancro alla prostata e potenzialmente di altre malattie», aggiunge. «Alcuni dei meccanismi di base che stiamo esaminando sono rilevanti anche per le malattie neurodegenerative e per il diabete».

Parole chiave

PCAPIP, cancro, prostata, diabete, neurodegenerativo, metabolismo, cellula, biologia, vescica, ormoni

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