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Contenuto archiviato il 2023-04-17

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Al ritmo di musica: gioia, traumi e la Jerusalema dance challenge

Resa popolare da una compagnia di danza dell’Angola, la canzone sudafricana Jerusalema sta regalando a persone di tutto il mondo un senso di comunità quanto mai necessario durante l’isolamento dovuto alla pandemia di Covid-19.

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Un miglior tono muscolare, maggiore resistenza e un cuore più sano sono i noti benefici che la danza apporta alla salute. Forse un beneficio meno evidente ma altrettanto importante della danza risiede nella sua capacità di trascendere le barriere fisiche e del linguaggio, e al tempo stesso di unire le persone, creando così un senso di comunità in questo periodo di distanziamento fisico imposto dal coronavirus. Negli ultimi tempi niente ha espresso meglio questo concetto del ballo-tormentone Jerusalema, che ha spopolato in tutto il pianeta‏. Tutto è cominciato agli inizi del 2020, quando un gruppo di ballerini angolani chiamati Phenomenos do Semba ha aggiunto i propri passi di danza ad una canzone sudafricana di successo del 2019, Jerusalema, di Master KG e Nomcebo Zikode. Girato in un giardino di Luanda, il video JerusalemaDanceChallenge mostra un gruppo di amici che ballano tenendo in mano piatti di cibo. In questo periodo di pandemia, il loro «video #JerusalemaDanceChallenge ha riscosso un successo contagioso», scrive la studiosa di letteratura e cultura Ananya Jahanara Kabir del King’s College di Londra in un articolo pubblicato sul sito web «Modern Ghana». «Dal giorno alla notte praticamente tutti, dai dipartimenti di polizia in Africa ai preti in Europa, hanno iniziato a postare i propri video con balli che riprendevano la coreografia di Jerusalema». Il potere e l’attrazione di mosse di danza come quelle della Jerusalema challenge risiedono in una coreografia abbastanza facile da invogliare le persone a partecipare, ma sufficientemente complicata da mantenere vivo il loro interesse. «Le mosse standard includono un movimento direzionale reso possibile dal cambio di piede, con i ballerini che ruotano di 90 gradi per ripetere la coreografia. I passi sincopati creano una piacevole tensione, e sempre più persone possono unirsi al ballo in quanto la coreografia si ripete fino alla fine della canzone», spiega la professoressa Kabir.

Creare gioia dal dolore

Sulla loro pagina Facebook, i Phenomenos do Semba fanno riferimento all’«alegria da dança», ovvero la gioia del ballo. Secondo Kabir, ciò «può essere interpretato anche come “politica della gioia”, o gioia che scaturisce da un trauma e dalla disumanizzazione. Storicamente sono stati la schiavitù, il colonialismo, la mercificazione e la continua minaccia alla vita delle persone di colore a produrre l’espressiva cultura afro-atlantica». Questo paradosso tra l’esuberante vivacità dei ritmi africani e le loro traumatiche origini è stato al centro dell’oramai concluso progetto MODERNMOVES finanziato dall’UE, che è stato condotto dalla professoressa Kabir e dal suo team presso il King’s College di Londra. Kabir commenta che, anziché considerare la Jerusalema dance challenge come un fenomeno intra-africano, sarebbe più utile approcciarlo «nel quadro dei processi continui di creolizzazione, ovvero la fusione di culture, che si snodano a spirale nella regione dell’atlantico». «Una creolizzazione multidirezionale, imprevedibile ma sempre innovativa è il motore della “politica della gioia” che permea il patrimonio africano di musica e danza. Se il video angolano ha contribuito a rendere popolare l’inno sudafricano, si tratta di un fenomeno di creolizzazione collaborativo e competitivo», afferma. Passando senza interruzioni dal mangiare al ballare, il gruppo angolano attinge «da profondi bacini che riecheggiano nella tradizione afro-atlantica della sopravvivenza attraverso la gioia», osserva Kabir. «Il video Jerusalema è diventato virale durante la pandemia di coronavirus perché la dance challenge ha promosso un modo semplice di connettersi e di creare un senso di comunità, soprattutto in un momento in cui le persone avevano un enorme bisogno di tali opportunità». Il progetto MODERNMOVES (Modern Moves: Kinetic Transnationalism and Afro-Diasporic Rhythm Cultures) ha analizzato l’evoluzione delle danze africane dalle piantagioni alle città di tutto il mondo, allo scopo di comprendere meglio il rapporto del mondo moderno con le culture ritmiche di derivazione africana. Il progetto si è concluso nel 2018. Per ulteriori informazioni consultare: sito web del progetto MODERNMOVES

Parole chiave

MODERNMOVES, danza, africano, Jerusalema, angolano, Covid-19, coronavirus

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