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Cosa succede quando il cancro al seno si diffonde ai polmoni?

Un nuovo studio fornisce alcuni indizi sul motivo per cui le cellule del cancro al seno resistono alla chemioterapia quando si diffondono nel tessuto molle polmonare. I risultati spianano la strada a nuovi approcci per il trattamento del cancro.

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Quando le cellule tumorali si staccano dal tumore originale nel carcinoma mammario metastatico, al quarto stadio, di solito si diffondono alle ossa, al fegato o ai polmoni. Uno studio recente, sostenuto in parte dal progetto MetEpiStem, finanziato dall’UE, illustra quello che accade alle cellule del carcinoma mammario metastatico quando migrano dal sito di origine nel seno ai tessuti molli, come ad esempio quelli dei polmoni. La ricerca, pubblicata sulla rivista «Nature Cell Biology», potrebbe inaugurare una nuova era nel trattamento del cancro. Lo studio ha infatti riscontrato che quando le cellule tumorali si diffondono a organi contraddistinti da un microambiente molle, il loro metabolismo cambia ed esse diventano resistenti ad alcuni farmaci chemioterapici. «Abbiamo osservato che l’irrigidimento del microambiente tumorale principale favorisce la crescita del tumore; tuttavia, quando le cellule tumorali migrano a tessuti quali quelli dei polmoni, si trovano in un ambiente molle», fa notare l’autrice principale dello studio Patrizia Romani dell’Università di Padova, istituto che ospitato il progetto MetEpiStem, in un articolo pubblicato sul sito web dell’università. «Sappiamo che le proprietà meccaniche dei tessuti sono in grado di regolare il comportamento delle cellule, comprese quelle tumorali», osserva l’autrice, che prosegue aggiungendo che se da un lato la morbidezza del sito metastatico può rallentare la crescita delle cellule metastatiche, dall’altro ne rafforza le difese antiossidanti. «Ciò spiega il fatto che le metastasi polmonari sono spesso resistenti alla chemioterapia e possono rimanere dormienti per molti anni fino alla ricaduta.» Il gruppo di ricerca ha analizzato i meccanismi responsabili di tale comportamento, scoprendo che le cellule metastatiche, quando si trovano in un microambiente molle, innescano alcuni processi, tra cui la fissione mitocondriale e la produzione di mediatori chimici (specie reattive dell’ossigeno). Questi ultimi attivano un fattore di trascrizione denominato NRF2, che a sua volta attiva il metabolismo antiossidante. Di conseguenza, le cellule tumorali diventano resistenti al trattamento con alcune forme di chemioterapia.

Tutta colpa dei mitocondri più corti

La conclusione raggiunta è che tutto ciò sia riconducibile al fatto che i mitocondri, ossia gli organuli che producono gran parte dell’energia necessaria ad alimentare le reazioni biochimiche di una cellula, si accorciano in un microambiente molle. Tale accorciamento, che si verifica a causa di una catena complessa di eventi molecolari, stimola le cellule tumorali a produrre molecole antiossidanti in grandi quantità, il che le rende più resistenti ad alcuni farmaci chemioterapici. Una serie di esperimenti condotta su animali da laboratorio conferma che se viene inibita la produzione di molecole antiossidanti nelle cellule tumorali metastatiche, ad esempio tramite l’allungamento dei mitocondri, quelle stesse cellule diverranno poi suscettibili alla chemioterapia. Inoltre, questo intervento è in grado di prevenire la recidiva di cancro metastatico. Questa scoperta ha il potenziale di aprire la strada a nuovi approcci terapeutici incentrati più che altro sul prevenire la crescita delle cellule metastatiche anziché sull’ostacolarne il processo di crescita quando è già iniziato. Il progetto MetEpiStem (Dissecting the crosstalk between metabolism and transcriptional regulation in pluripotent stem cells) si concluderà a marzo 2024. Per maggiori informazioni, consultare: progetto MetEpiStem

Parole chiave

MetEpiStem, cancro, cellula, metastatico, seno, polmone, mitocondrio, chemioterapia

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