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Contenuto archiviato il 2023-03-06

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L'analisi della politica dell'innovazione rivela conquiste e sfide

Negl'ultimi anni l'Unione europea e i suoi Stati membri hanno fatto notevoli progressi per quanto riguarda l'innovazione. Occorrono, tuttavia, ulteriori sforzi affinché l'Europa possa diventare l'economia basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica del mondo. È questo i...

Negl'ultimi anni l'Unione europea e i suoi Stati membri hanno fatto notevoli progressi per quanto riguarda l'innovazione. Occorrono, tuttavia, ulteriori sforzi affinché l'Europa possa diventare l'economia basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica del mondo. È questo il principale messaggio trasmesso da una comunicazione della Commissione che passa in rassegna il progresso dell'innovazione nell'UE e delinea le sfide da affrontare in futuro. Nel corso degl'ultimi anni, nel quadro del partenariato di Lisbona per la crescita e l'occupazione, l'Unione europea ha avviato una serie di politiche e iniziative volte a stimolare l'innovazione in Europa. Stando alla comunicazione, "l'innovazione rappresenta una condizione indispensabile per la creazione di un'economia della conoscenza e di un'economia a bassa emissione di carbonio. Riuscire in questa trasformazione è essenziale per restare competitivi in un mondo globalizzato e per raggiungere obiettivi sociali più ampi in maniera sostenibile, in presenza di forti cambiamenti demografici, sfide climatiche, scarse risorse e nuove minacce alla sicurezza." Secondo la Commissione sono stati compiuti progressi in una serie di campi. La maggior parte degli Stati membri ha migliorato il rendimento in termini di innovazione e si è ristretto il divario in materia di innovazione tra l'UE i suoi maggiori antagonisti, vale a dire gli USA e il Giappone. Un'analisi della situazione rivela che i paesi più innovativi hanno in comune una serie di caratteristiche. "Di solito spendono più della media in istruzione, formazione e apprendimento permanente, dedicano una percentuale più alta del PIL (prodotto interno lordo) alla spesa per R&S (ricerca e sviluppo) e dispongono di strumenti più adeguati per accogliere le nuove tecnologie e i nuovi prodotti nel settore pubblico e privato," si legge nella relazione. "L'esperienza mostra anche che questi paesi sono meglio preparati a sfruttare lo scambio di migliori pratiche e ad imparare dagl'altri." A livello europeo è stato reso più semplice l'accesso al mercato unico. Iniziative come la Small Business Act e la direttiva sui servizi dovrebbero rendere le cose più semplici per le imprese, soprattutto le PMI (piccole e medie imprese). Inoltre, sono state aggiornate le norme relative agli aiuti di stato, che facilitano gli Stati membri nel sovvenzionare le attività di innovazione e di ricerca. Molti paesi hanno anche adottato meccanismi di incentivi fiscali per incoraggiare gli investimenti in R&S. I finanziamenti europei per la ricerca sono ora disponibili attraverso una quantità di fonti diverse, tra cui i 54 miliardi di euro del Settimo programma quadro (7° PQ), il Programma per la competitività e l'innovazione (CIP), la Politica di coesione (che spende circa un quarto del suo bilancio per le attività di ricerca) e i fondi dell'UE per lo sviluppo rurale, di cui 337 milioni di euro vengono destinati allo sviluppo di nuovi prodotti, processi e tecnologie nei settori dell'agricoltura, alimentazione e silvicoltura. Iniziative come lo Spazio europeo della ricerca (SER), le Iniziative tecnologiche congiunte (ITC) e l'Istituto europeo di innovazione e tecnologia (EIT) contribuiscono altresì a migliorare il collegamento tra i ricercatori di paesi diversi e tra le università, le imprese e l'industria. Ma per migliorare si potrebbe fare molto di più. In molti paesi si dovrebbe cambiare la mentalità dei cittadini. "L'innovazione e l'imprenditorialità non sono sufficientemente riconosciuti come valori in tutti i paesi europei, e la non riuscita che esse a volte implicano continua a essere stigmatizzata," fa notare la relazione. La mancanza di un brevetto comunitario significa costi maggiori per la protezione della proprietà intellettuale in Europa rispetto agli USA o al Giappone. "È giunta l'ora di cambiare questa situazione," si legge nella comunicazione. Anche le autorità ufficiali dovrebbero avere un ruolo più incisivo nello stimolare l'innovazione, attraverso gli appalti pubblici, ad esempio. La comunicazione fa anche appello a un miglior coordinamento delle politiche designate a favorire l'innovazione a livello regionale, nazionale e comunitario. Malgrado la massiccia quantità di fondi europei disponibili per sostenere le attività di ricerca e innovazione, molte parti interessate sono scoraggiate dal candidarsi per ottenerli, a causa dell'enorme burocrazia che esse si troverebbero ad affrontare. Le aziende intervistate in un recente sondaggio hanno chiaramente espresso il desiderio di procedure più semplici e rapide. "L'analisi del progresso raggiunto negl'ultimi anni indica che l'UE ha giustamente riconosciuto nell'innovazione l'elemento chiave di un futuro prospero," conclude la comunicazione. "Tuttavia, per trasformare l'UE in uno spazio stimolante per l'innovazione occorre un'attenzione continua e un impegno per riuscire a sfruttare al meglio il potenziale del partenariato tra l'Unione e i suoi Stati membri, avviando iniziative più mirate e meglio coordinate a tutti i livelli." La Commissione avvierà ora delle consultazioni con gli Stati membri e con le altre parti interessate al fine di proporre per la primavera del 2010 un European Innovation Act esaustivo.

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