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Isotope constraints on the contribution of metal-rich magmatic fluids to back-arc seafloor hydrothermal systems

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Variabilità minerale nei geyser sottomarini

Le sorgenti idrotermali sul fondo dell'oceano trasferiscono sostanze chimiche dalla crosta terrestre fino all'atmosfera. Nuove scoperte sulle fonti della variabilità chimica di queste sorgenti potrebbero portare benefici economici e ambientali.

Cambiamento climatico e Ambiente icon Cambiamento climatico e Ambiente

Il crescente interesse verso i giacimenti minerari di metalli sul fondo marino sottolinea l'esigenza di capire meglio gli scambi chimici tra la litosfera (l'involucro roccioso più esterno della Terra) e gli oceani che ne coprono la maggior parte. L'equilibrio geochimico globale ha importanti implicazioni anche per i cambiamenti climatici. Alcuni scienziati finanziati dall'UE impegnati nel progetto ISOBAB hanno studiato sistemi idrotermali unici associati alla mineralizzazione per acquisire informazioni fondamentali sui processi dello strato al di sotto del fondo marino coinvolti nella metallogenesi. Le sorgenti idrotermali, scoperte nel 1977, sono come geyser di acqua surriscaldata e ricca di minerali che sgorga da fessure lungo il fondo dell'oceano. I processi idrotermali nei bacini a retroarco, uno speciale tipo di bacini sottomarini, generano una ricca varietà di chimica delle sorgenti e depositi minerari e quindi gli scambi chimici sono importanti. Due sono le probabili fonti che contribuiscono ai bacini o ai depositi: fluidi magmatici ricchi di metalli e la precipitazione/rimobilizzazione di metalli al di sotto del fondo marino. Non è chiaro quale sia il contributo di ognuno di questi due elementi. ISOBAB ha scelto isotopi non tradizionali di cadmio, zinco e antimonio associati a isotopi di zolfo nei sistemi di sorgenti idrotermali sul fondo del mare (fluidi, depositi e rocce di substrato) per ottenere informazioni. Hanno aggiunto isotopi di ferro e rame alle analisi in programma nelle prime fasi del progetto per ottenere un quadro completo della mineralizzazione. Attraverso una serie di esperimenti e modelli, il team è riuscito a descrivere i principali fattori che contribuiscono alla variabilità dell'isotopo nei fluidi delle sorgenti e ha anche escluso fattori che invece non vi contribuiscono. I risultati sono importanti per il futuro dell'UE nel campo dell'esplorazione degli oceani e dell'attività mineraria e per la sua eccellenza nel campo della chimica degli isotopi stabili non tradizionali. In una prospettiva più ampia essi avranno un ruolo nello studio dei sistemi idrotermali e del loro contributo allo scambio geochimico per capire meglio le implicazioni dei cambiamenti climatici globali.

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