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Le regioni periferiche si concentrano sulla territorializzazione delle politiche di R&S e innovazione

Nel corso della riunione di alto profilo della Conferenza delle regioni marittime periferiche (CPMR), svoltasi il 23 febbraio scorso a Valencia, si è discusso di come realizzare la territorializzazione delle politiche di ricerca e sviluppo (R&S) e di innovazione all'interno de...

Nel corso della riunione di alto profilo della Conferenza delle regioni marittime periferiche (CPMR), svoltasi il 23 febbraio scorso a Valencia, si è discusso di come realizzare la territorializzazione delle politiche di ricerca e sviluppo (R&S) e di innovazione all'interno dell'Unione europea. I dibattiti della conferenza si sono incentrati su una relazione della CPMR compilata in risposta ad una delle conclusioni del Consiglio europeo di Lisbona del marzo 2000, nella quale si raccomandava agli Stati membri di adottare i necessari provvedimenti in vista della creazione dello Spazio europeo della ricerca. L'obiettivo è quello di stabilire, tra l'altro, le condizioni per una "territorializzazione" delle politiche di R&S e di innovazione, che consenta di adattare quest'ultime al contesto socioeconomico dei territori in un'Unione europea allargata. "Spetta ai politici trovare un equilibrio tra la centralizzazione delle politiche e le esigenze delle regioni. La soluzione dovrà essere dinamica perché i criteri economici cambiano continuamente", ha dichiarato Eduardo Zaplana, presidente del "Comunitat de Valencia" e membro del Comitato delle regioni, aprendo i lavori della conferenza. "La R&S rappresenta uno dei criteri essenziali [...] per mantenere la crescita economica". Egli ha affermato inoltre che la crescita registrata nel settore della ricerca all'interno della sua regione, particolarmente rapida negli ultimi due anni, ha beneficiato realmente degli investimenti effettuati in un'ottica regionale. "Sono assolutamente convinto che le regioni offrano le migliori possibilità di contribuire alla politica europea". La relazione della CPMR analizza le implicazioni e le prospettive relative alla territorializzazione delle politiche di R&S e di innovazione ed esamina le azioni e le iniziative necessarie per consentire sia la territorializzazione, sia la gestione delle politiche di R&S e di innovazione. "Non si può parlare [di scienza e tecnologia] senza discutere degli aspetti territoriali come uno dei principali motori", ha affermato il direttore generale della Ricerca presso la Commissione europea Achilleas Mitsos, dinanzi ai partecipanti della conferenza. "Esistono evidenti differenze tra le regioni centrali e quelle periferiche [...] Affrontare la dimensione regionale non è un compito facile. Ma non dobbiamo dimenticare che occuparsi della dimensione nazionale è altrettanto importante, se non addirittura più importante. Dobbiamo promuovere l'innovazione [.] È necessario elevare la specializzazione regionale al livello successivo di competitività economica. Dobbiamo aumentare il grado di coesione della ricerca." È necessario esaminare e attuare le condizioni per la territorializzazione della ricerca, ha aggiunto il direttore, ribadendo che, a suo avviso, lo strumento principale a tal fine è costituito dalla politica regionale, coordinata con il programma quadro di RST della Commissione e con i Fondi strutturali. Secondo la CPMR, né la preparazione, né l'attuazione delle politiche di R&S e di innovazione nell'Unione europea sono di livello tale da poter migliorare la competitività. Gli ampi divari esistenti fra le regioni dell'Unione europea nel campo della R&S e dell'innovazione, così come indicato nella seconda Relazione sulla coesione della Commissione europea, "mostrano che è essenziale promuovere una politica più consona all'attuale situazione dei territori dell'Unione e al suo ampliamento", dichiara la CPMR. "La dimensione europea rappresenta per le regioni l'opportunità di evitare la frammentazione. Esse devono mantenere le loro proprie dimensioni", ha aggiunto François-Xavier de Donnéa, Ministro-Presidente della regione belga Bruxelles-Capitale. Anche Carl Lindberg, sottosegretario svedese all'Istruzione e alla Scienza, ritiene essenziale dedicare attenzione alle regioni periferiche. "Tuttavia, credo sostanzialmente che la politica degli Stati membri in materia di ricerca e tecnologia sia l'elemento più importante. Vi sono ancora grandi differenze fra i vari Stati membri e, ovviamente, fra le diverse regioni, pertanto è necessario che [la CPMR] cominci ad esercitare una vera influenza sulla politica di ricerca e sviluppo degli Stati membri. Questa è la base da cui partire. E se la base è solida, è più facile coniugare le esigenze delle regioni e del territorio". Secondo la CPMR, la territorializzazione dovrebbe far convergere l'approccio settoriale allo sviluppo e l'approccio regionale o territoriale. "Sotto questo profilo, territorializzazione non significa regionalizzazione della R&S e dell'innovazione nel senso più stretto del termine. Non significa separare le politiche comunitarie e nazionali... Territorializzare questo tipo di politica significa innanzitutto metterne in discussione l'uniformità, al fine di una migliore considerazione delle realtà e delle esigenze socioeconomiche dei diversi territori della Comunità e, in particolare, delle imprese". La CPMR ritiene che i requisiti strutturali e organizzativi essenziali ai fini della preparazione e attuazione della territorializzazione delle politiche di R&S e di innovazione siano i seguenti: - una maggiore sinergia tra la politica di R&S e di innovazione e la politica di sviluppo regionale; - la necessità di tenere maggiormente in considerazione il potenziale di eccellenza di tutte le risorse della R&S e dell'innovazione esistenti nei territori europei nell'ambito dei programmi quadro di ricerca e sviluppo; - una maggiore integrazione della realtà socioeconomica nelle esigenze dei diversi territori della Comunità; - l'obbligo di interventi più mirati e di una minore dispersione di risorse; - l'acquisizione di una massa critica nella R&S e nell'innovazione mediante la promozione della cooperazione tra i territori, in un'Unione europea allargata. "L'approccio della territorializzazione deve essere percepito come uno modo per realizzare una migliore integrazione tra l'impostazione dall'alto e quella dal basso, non solo in fase di pianificazione, ma anche a livello di attuazione e di valutazione di tali politiche", afferma la CPMR. Per raggiungere quest'obiettivo, è necessario che la politica di R&S e di innovazione venga attuata sia a livello regionale, sia transnazionale. Ciò richiederà un maggior coordinamento delle politiche regionali e "quindi un'azione concertata tra la Commissione europea, gli Stati membri e le autorità regionali". Secondo la CPMR, la Prospettiva di sviluppo del territorio europeo (E.S.D.P) dovrebbe essere utilizzata come quadro comunitario comune per la politica di R&S e di innovazione, in grado di rispondere alle esigenze di tutti i territori in termini di competitività. La Conferenza ha elencato inoltre gli ambiti d'azione prioritari, fra cui figurano: il miglioramento della strategia e dell'organizzazione della R&S e dell'innovazione attraverso, per esempio, iniziative come le Strategie di innovazione regionale (RIS) della Commissione europea; l'eccellenza nella R&S e nell'innovazione; la promozione dell'accesso alle infrastrutture cognitive; il rafforzamento del potenziale umano; il potenziamento dei fondi a favore delle politiche di R&S e di innovazione (mediante strumenti come quelli istituiti dalla Direzione generale delle Imprese in seno alla Commissione europea). È necessario un maggior coordinamento tra tutti gli strumenti finanziari esistenti, afferma la CPMR, la quale aggiunge che "il contenuto e le norme delle varie disposizioni esistenti in materia di finanziamento della R&S sono fortemente indirizzati verso attività di produzione altamente tecnologiche (la spinta tecnologica) e non sono particolarmente orientati al sostegno delle politiche di innovazione delle imprese (la trazione della domanda), sebbene queste ultime rappresentino la quota di crescita e di valore aggiunto più cospicua dell'Unione europea". Le conclusioni della CPMR (costituite da 12 punti incentrati sull'azione a livello comunitario, nazionale, transnazionale e regionale) hanno fornito la base di discussione alla conferenza di Valencia. Stimolato dai dibattiti della giornata su una prospettiva europea più ampia, Carl Lindberg ha dichiarato al Notiziario CORDIS: "Ciò è importante [...] per capire come collegare il dibattito sulla coesione sociale e [...] rafforzare la competitività in Europa; come realizzare una vera integrazione tra le diverse componenti dell'obiettivo di Lisbona. Alcuni dimenticano che la coesione sociale costituisce un aspetto molto importante dell'obiettivo di Lisbona e credo che sia essenziale sottolinearlo. Lo stesso dicasi per il territorio e le regioni. È un'opportunità di sviluppo per tutta l'Europa".

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