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Secondo la Fondazione europea della scienza, il SER deve diventare un obiettivo politico a medio termine

"Il SER deve essere considerato un obiettivo ed un modello politico a medio termine, in base al quale orientare le decisioni relative sia alla struttura sia al finanziamento della ricerca", recita il documento con il quale la Fondazione europea della scienza (ESF) esprime la p...

"Il SER deve essere considerato un obiettivo ed un modello politico a medio termine, in base al quale orientare le decisioni relative sia alla struttura sia al finanziamento della ricerca", recita il documento con il quale la Fondazione europea della scienza (ESF) esprime la propria posizione sulle proposte della Commissione per il prossimo programma quadro. La ESF è un'associazione europea composta da 67 importanti agenzie nazionali che si occupano di finanziare la ricerca scientifica di base in 24 paesi. Pur accogliendo favorevolmente le proposte della Commissione, la Fondazione chiede un maggior impegno in termini di investimenti nella ricerca di base, politiche di finanziamento adeguate alle esigenze del settore interessato, un equilibrio degli interessi e continuità tra i programmi quadro. "Gli investimenti nella ricerca di base sono essenziali e la ESF raccomanda fortemente che gli Stati membri dell'UE, gli altri paesi del SEE [Spazio economico europeo] e gli Stati candidati all'adesione si impegnino a sottoscrivere una dichiarazione di alto livello a favore di tali investimenti", si legge nel testo. Uno dei criteri utilizzati per misurare il successo del SER, continua il documento, sarà la sua capacità di stimolare gli investimenti a livello nazionale, realizzando una convergenza con gli obiettivi prefissati. Secondo la Fondazione, "le descrizioni delle metodologie circostanziate per l'attuazione del programma non sono sufficientemente chiare". Essa ritiene che sia necessario adottare un metodo per adeguare gli strumenti e i meccanismi del programma in base alle specifiche necessità dei vari settori scientifici e ai problemi evidenziati nella proposta. Ciò, continua, creerebbe un equilibrio tra i finanziamenti su vasta e piccola scala per i progetti di lunga e breve durata, nonché fra i contratti e i sussidi. Per quanto riguarda i progetti integrati (uno dei nuovi strumenti proposti), il documento fa notare l'implicazione secondo cui i finanziamenti futuri verrebbero incanalati nelle dotazioni a favore di iniziative su vasta scala ed esprime preoccupazione per le ripercussioni di una simile politica. "La rigida applicazione del principio di finanziamento su vasta scala potrebbe anche avere come conseguenza l'esclusione dei paesi più piccoli da una piena partecipazione al programma quadro", sostiene il documento. Quanto all'applicazione dell'articolo 169, che consentirebbe ad un gruppo di Stati membri di portare avanti, da soli, programmi di ricerca e sviluppo, la Fondazione esorta a bilanciare attentamente gli interessi comunitari e quelli settoriali, nonché le priorità definite a livello nazionale e quelle dettate dalla ricerca. "Il rischio che le attività di cui all'articolo 169 vengano condotte esclusivamente dallo stesso ridotto gruppo di Stati membri è un'ulteriore fonte di preoccupazione", aggiunge il documento. Per la Fondazione, inoltre, sarebbe "impensabile" dover ricorrere al processo di codecisione ogniqualvolta ci si trovasse dinnanzi ad un'azione regolamentata da tale articolo. A sostegno della propria richiesta di maggiore continuità fra i programmi quadro, la Fondazione afferma che "l'incapacità di finanziare progetti per una durata superiore ai tre anni ha costituito una delle principali lacune dei precedenti programmi quadro", ed elenca nel documento una serie di settori, fra cui quello dei trial clinici, dell'osservazione ambientale e del sostegno alle infrastrutture condivise, che ritiene siano stati danneggiati da tale limite di tre anni. La Fondazione chiede pertanto una continuità più esplicita, proponendo di estendere a cinque anni la durata massima del finanziamento dei singoli progetti e di adottare il principio del "finanziamento rinnovabile". Facilitare la partecipazione ai programmi quadro, sia mediante la semplificazione dell'iter di presentazione delle candidature, sia attraverso il miglioramento delle infrastrutture è assolutamente prioritario per la Fondazione. La ESF fa notare che il programma quadro "risente da sempre di un tasso di presentazione di candidature estremamente elevato e pertanto inaccettabile" e suggerisce che forse ciò è da attribuirsi ad un numero eccessivo di obiettivi maldefiniti e a risorse insufficienti. Il documento propone di strutturare la procedura di presentazione delle candidature in due fasi, in modo tale da consentire una preselezione delle proposte di massima. Secondo il documento, il fatto che alla seconda ed effettiva fase di selezione giunga un numero ridotto di proposte rappresenta per la comunità europea di ricerca un risparmio sia in termini di tempo che di denaro. Per quanto concerne le infrastrutture, il documento fa riferimento alla dichiarazione scaturita dalla Conferenza di Strasburgo nel settembre del 2000, nella quale si afferma: "La fornitura di infrastrutture di prima categoria è oggi un fattore di cruciale importanza per la ricerca europea ed il sostanziale potenziamento delle infrastrutture di ricerca europee non potrà prescindere da un significativo incremento dei finanziamenti da parte delle singole nazioni e della Commissione europea". La Fondazione ritiene che la proposta della Commissione dovrebbe fare esplicito riferimento a questo modus operandi e che sia necessario considerare nuovi modi per finanziare lo sviluppo infrastrutturale, ricorrendo ai Fondi strutturali, per esempio, in particolare nel caso dei paesi in fase di adesione.