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Una maggiore libertà nelle regole di partecipazione al 6PQ pur essendo positiva, può risultare eccessiva? Esperti universitari forniscono un nuovo parere

"UNITE", il gruppo internazionale di esperti universitari, ha presentato osservazioni sulle "regole di partecipazione al 6PQ (sesto programma quadro)", in base alle quali accoglie favorevolmente una maggiore libertà per coloro i quali partecipano ai progetti, ma richiede limit...

"UNITE", il gruppo internazionale di esperti universitari, ha presentato osservazioni sulle "regole di partecipazione al 6PQ (sesto programma quadro)", in base alle quali accoglie favorevolmente una maggiore libertà per coloro i quali partecipano ai progetti, ma richiede limitazioni a tale libertà. UNITE è composto da negoziatori delle università europee che in precedenza hanno fornito consulenza, su invito della Commissione europea, in merito alle modalità dei programmi quadro, a partire dalle trattative per il terzo programma quadro. Il documento intravede la possibilità di incongruenze nel caso in cui sia concessa ai responsabili di progetto della Commissione, la libertà di definire le regole di attuazione pratica a livello di programma e di progetto. "[A fronte] del grande vantaggio che i funzionari della CCE [Commissione] possano adeguare i progetti/le reti sia alle esigenze della CCE, sia dei soci, [esiste] tuttavia il grave inconveniente di possibili decisioni incoerenti per progetti e programmi diversi, vale a dire, che vengano applicate regole non prefissate in alcun documento legale; esiste soprattutto l'eventualità di essere colti di sorpresa da improvvise modifiche delle condizioni, nel corso della durata di un progetto", enuncia il documento. UNITE è dell'avviso che la libertà dei funzionari di progetto della Commissione vada "esaminata a fondo" e che criteri del tipo "nell'interesse del progetto" siano introdotti come limitazione. UNITE accoglie favorevolmente il fatto che i partner del consorzio saranno in grado di pianificare, attuare ed utilizzare i risultati dei loro progetti, in conformità alle proposte per il 6PQ. "Per questa via, i partecipanti possono ottimizzare gli sviluppi del progetto in molti modi diversi, senza essere vincolati dai regolamenti dell'UE. Questo è positivo", recita il documento. Il gruppo di esperti tuttavia, prosegue sostenendo che ciò potrebbe creare difficoltà rispetto ai diritti di proprietà intellettuale (IPR) e risultare sfavorevole per i partecipanti minori dei progetti, quali le PMI (imprese di piccole e medie dimensioni). UNITE afferma che, mentre gli organismi più grandi sono in grado di "servirsi della loro vasta conoscenza in materia di finanziamenti e di trattazione dei diritti di proprietà intellettuale (IPR), le entità più piccole devono affidarsi alla consulenza esterna". Come conseguenza di questo, UNITE dimostra la tesi secondo cui, qualora in vista della negoziazione tra futuri partner si lasciassero in sospeso troppe questioni, si rallenterebbe il processo di costituzione dei consorzi, di preparazione delle proposte, di negoziazione dei contratti e di attuazione dei progetti. Ciò comporterebbe per le PMI (imprese di piccole e medie dimensioni) partecipanti, alti costi per consulenze di esperti e porrebbe ostacoli alla via della collaborazione effettiva tra università e industria "mentre le stesse ripercorrono continuamente la stessa strada nella fissazione dei termini per ciascun progetto", sostiene UNITE. Il documento enuncia che con questa nuova libertà "i grandi organismi si troveranno in una posizione di forza [.] A lungo termine, questa risulterà una vittoria di Pirro: un consorzio sbilanciato nel quale i soci si sentono traditi", sostiene il gruppo di esperti. Questi aggiungono che le negoziazioni per gli organismi più piccoli che desiderano partecipare saranno "difficili e a lungo termine, fino al punto di non approdare a nulla". In tema di finanziamenti, UNITE si esprime di nuovo favorevolmente sulla maggiore libertà concessa sia al consorzio, sia ai funzionari della Commissione, ma ancora una volta individua possibili ripercussioni di tale autonomia. Il documento si interroga sul perché non vi siano dettagli sui sistemi di determinazione dei costi autorizzati nell'ambito delle proposte. "L'idea di demandare questo a livello contrattuale [.] non è accettabile, poiché ciò darà origine a condizioni non chiare e, forse, perfino a contraddizioni", recita il documento.

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