Riparare il cuore dal suo interno
Gli standard del trattamento di emergenza dell’infarto sono migliorati nel corso degli anni e il tasso di sopravvivenza è aumentato, tuttavia successivamente i pazienti sviluppano l’insufficienza cardiaca. Per prevenire il rimodellamento cardiaco avverso e promuovere la riparazione cardiaca al più presto dopo un infarto, è fondamentale indurre la rigenerazione vascolare e fornire ossigeno alla regione infartuata. In questo contesto, le cellule autologhe costituiscono dei candidati promettenti, ma i risultati degli studi clinici indicano che è ancora necessario un notevole perfezionamento prima che possano essere utilizzate per il trattamento clinico. Evidenze crescenti indicano che una popolazione di cellule staminali cardiache eterogenee chiamate cellule derivate dalle cardiosfere (CDC) ha il potenziale di ripristinare la funzione cardiaca. Queste cellule funzionano rilasciando fattori che potenziano i vari processi di riparazione, compresa l’angiogenesi, cioè la formazione di nuovi vasi sanguigni, tuttavia questa capacità è fortemente associata alla presenza del gene endoglina. Gli scienziati del progetto VASC-GEN (Endoglin-mediated vascular regeneration to promote heart repair), finanziato dall’UE, hanno cercato di delineare il ruolo del gene endoglina nella funzione delle CDC. A questo scopo, hanno analizzato i fattori secreti dalle CDC positive all’endoglina e delle cellule che invece erano prive di questo gene, studiando l’influenza delle CDC con e senza endoglina sulla riparazione cardiaca dopo l’infarto al miocardio in un modello murino. I risultati del progetto indicano che l’espressione dell’endoglina nelle CDC porta a effetti paracrini che potenziano la proliferazione delle cellule endoteliali e la migrazione in vitro. Varie proteine correlate all’angiogenesi, tra cui i membri del percorso di segnalazione TGFbeta, hanno mediato questi effetti. L’analisi eseguita mediante spettrometria di massa ha evidenziato un malfunzionamento delle proteine di matrice extracellulari, delle proteine SMAD e delle famiglie leganti il fattore di crescita derivato dalle piastrine in assenza di endoglina. Nella somministrazione in vivo, le CDC positive all’endoglina hanno mostrato un migliore effetto pro-angiogenico, con la formazione di nuovi vasi funzionali. Complessivamente, i risultati del progetto VASC-GEN evidenziano la capacità delle CDC di indurre l’angiogenesi e sottolineano l’importanza del gene endoglina. L’identificazione a lungo termine dei fattori pro-angiogenici del secretoma di CDC permetterà di studiare una strategia più controllata per il trattamento della malattia ischemica.
Parole chiave
Infarto al miocardio, terapie rigenerative, cellule derivate da cardiosfere, angiogenesi, endoglina