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The crustacean chemosensory system: Consequences of climate and environmental change

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Impatto dei cambiamenti ambientali sull’aragosta norvegese

I crostacei sono specie chiave degli ecosistemi delle coste e hanno un’enorme importanza dal punto di vista economico. Un gruppo di scienziati finanziati dall’UE ha studiato gli effetti dei cambiamenti ambientali sull’aragosta norvegese (Nephrops norvegicus), conosciuta anche come scampo.

Cambiamento climatico e Ambiente icon Cambiamento climatico e Ambiente

L’obiettivo del progetto CRUCSCHANGE (The crustacean chemosensory system: consequences of climate and environmental change), era conoscere meglio gli effetti combinati dei cambiamenti climatici e delle sostanze inquinanti sugli organismi marini. Il lavoro si è concentrato in particolare sui sistemi di chemosensori di crostacei importanti dal punto di vista ecologico ed economico. I ricercatori hanno studiato gli effetti combinati dell’acidificazione dell’oceano e dell’inquinamento da metalli. Questi due fattori sono particolarmente preoccupanti poiché una diminuzione del pH influenza la biodisponibilità e di conseguenza la tossicità dei metalli nell’acqua. Anche se lo studio si è concentrato sugli effetti sulla rilevazione dell’odore e la capacità di cercare cibo, sono stati studiati anche altri effetti sul comportamento e sull’ecofisiologia. Questi effetti comprendevano il livello generale di attività dell’organismo, il comportamento di elusione, le prestazioni del metabolismo cardiaco e l’assorbimento di metalli, nonché gli effetti sulle difese immunitarie. L’associazione di studi comportamentali e tecniche fisiologiche è stata usata per identificare l’interferenza del sistema di chemosensori del N. norvegicus a tutti i livelli organizzativi dal neurone al comportamento. Gli effetti combinati di un’esposizione a lungo termine all’acidificazione dell’oceano e fattori di stress in forma di ipossia e manganese (Mn) sono stati studiati in diverse fasi del N. norvegicus. I risultati hanno mostrato che le aragoste esposte a ipossia avevano una minore capacità di ridurre il numero di batteri dopo un’infezione, mentre quelle esposte all’acidificazione dell’oceano o al Mn non mostravano alcuna riduzione o un aumento del numero di batteri. Nelle aragoste esposte a Mn o all’acidificazione associata a ipossia o Mn, il numero di emociti (cellule del sangue coinvolte nella difesa immunitaria) risultava ridotto di circa il 35 %. Anche se la riduzione di batteri nelle aragoste era influenzata da questi fattori di stress, la sopravvivenza e le proprietà emolitiche di questi batteri rimanevano invariate. La conclusione cui si è giunti è che questo scenario di stress previsto beneficiava il patogeno nell’interazione con il suo ospite. Diversi effetti comportamentali e fisiologici sono stati riscontrati nel N. norvegicus. Per esempio, le aragoste esposte a ipossia in associazione con l’acidificazione dell’oceano perdevano la loro abilità di trovare il cibo per mezzo dell’odore. Inoltre l’abilità del crostaceo di percepire attivamente ed evitare acque marine acidificate cessava in trattamenti di acidificazione associati a ipossia o Mn. I risultati di CRUCSCHANGE hanno fornito nuove conoscenze sugli impatti prevedibili delle condizioni di acidificazione dei mari. Questo ci aiuterà a identificare i rischi e migliorare le nostre conoscenze per aiutare i responsabili delle politiche a sviluppare strategie di gestione delle coste e di mitigazione e nuove leggi.

Parole chiave

Nephrops norvegicus, CRUCSCHANGE, chemosensori, acidificazione dell’oceano, ipossia, manganese, batteri, emociti

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