L’autofagia nella tossicità delle radiazioni
Il cancro al seno ha un’incidenza elevata tra le donne ma, se diagnosticato precocemente, ha un tasso di sopravvivenza a cinque anni eccezionalmente alto. Il trattamento con la radioterapia è essenziale in diverse fasi della malattia e il risultato dipende dalla sensibilità del cancro e dei tessuti normali alle radiazioni ionizzanti. La radioterapia è quindi molto promettente, ciononostante le informazioni sul modo in cui media la tossicità sono ancora molto scarse. Il progetto HORAY (Role of autophagy and lysosomal biogenesis in hypoxia and radiation-induced cell death in normal and cancer cells), finanziato dall’UE, ha studiato il modo in cui le radiazioni ionizzanti interagiscono con l’autofagia e con la biogenesi lisosomiale. L’autofagia costituisce il meccanismo decostruttivo naturale con il quale le cellule degradano e riciclano i propri componenti in vescicole specifiche che in ultima analisi si fondono con i lisosomi. Per studiare l’interazione delle radiazioni con il meccanismo autofagico/lisosomiale dei tessuti normali, i ricercatori hanno sviluppato un modello organoide di fegato e un modello di topo umanizzato. Hanno quindi analizzato il meccanismo di tossicità delle radiazioni, cercando di sviluppare nuovi composti che presentassero un effetto di protezione da queste ultime. I risultati indicano che l’autofagia e la biogenesi lisosomiale sono regolate dallo stress mediato dal microambiente, come ipossia e privazione di glucosio e di glutammina, e hanno permesso di identificare un ruolo prognostico per l’autofagia nel cancro al seno. L’osservazione svolta e i nuovi obiettivi identificati suggeriscono nuove prospettive per la terapia antitumorale che radiosensibilizza le cellule malate ma protegge in modo selettivo i tessuti normali. I futuri studi clinici con molecole mirate all’autofagia e alla biogenesi lisosomiale nel settore dell’oncologia radioterapica e della chemioterapia permetteranno di migliorare i risultati e di ridurre la tossicità. Questi interventi farmacologici o molecolari miglioreranno l’efficacia della radioterapia in oncologia.