La Commissione adotterà una proposta sulla valorizzazione delle informazioni del settore pubblico
La Commissione europea adotterà il 5 giugno una proposta di modifica di direttiva sulla valorizzazione delle informazioni del settore pubblico. Tale proposta, il cui esame era inizialmente previsto il 24 aprile alla riunione del Collegio dei commissari, è stata rimandata ai funzionari per un'ulteriore elaborazione, slittando così di un mese. Nella redazione attuale, la proposta di direttiva mira a facilitare la conversione di informazioni del settore pubblico (ad esempio, notizie di carattere giuridico, economico, geografico e turistico) in risorse digitali a valore aggiunto, destinate alla commercializzazione su Internet. La proposta presenta alcuni cambiamenti rilevanti rispetto al progetto iniziale del 24 aprile. In essa non si afferma più che qualsiasi tipo di informazione accessibile del settore pubblico debba essere valorizzata. Nel nuovo testo è ampliata la facoltà degli Stati membri di decidere quale tipo di informazione essi siano disposti a rendere disponibile per il riutilizzo da parte del settore privato. Sono state effettuate ulteriori riflessioni sulla questione dei prezzi applicabili da parte degli organismi pubblici per le informazioni fornite. Citando l'esempio degli Stati Uniti, il progetto di proposta afferma che quanto più è basso il prezzo del riutilizzo delle informazioni del settore pubblico, tanto superiore è l'impatto economico. Il testo però ammette che alcuni organismi pubblici fanno affidamento sul reddito ottenuto con la vendita di informazioni. Ad essi si riconosce ora il diritto ad un ragionevole margine di profitto, generando così una divergenza rispetto alla proposta iniziale, secondo la quale le tariffe avrebbero dovuto basarsi unicamente sui costi. Il documento asserisce che la proposta non andrà ad incidere sui diritti di proprietà intellettuale degli organismi pubblici. Essa consente la possibilità del riutilizzo in base ad una licenza. La proposta di direttiva riguarda le autorità nazionali, regionali e locali, ma non le imprese pubbliche. Le istituzioni comunitarie, che pure non costituiscono il destinatario principale della normativa, si uniformeranno alle norme proposte.