L’intraprendenza e l’adattabilità dell’homo sapiens al cambiamento climatico
Il dibattito attuale sulla preistoria nordafricana verte su tre argomenti, cercando di rispondere alle seguenti tre domande: l’uomo sapiens quando ha colonizzato per la prima volta la regione, come ha affrontato l’epoca giaciale e come è passato dalla caccia e la raccolta alla coltivazione e l’allevamento del bestiame? Nel tentativo di trovare delle risposte, il progetto TRANS-NAP (Cultural transformations and environmental transitions in North African prehistory), finanziato dall’UE, ha creato un progetto in Libia. Svolto in una parte dell’Africa nordorientale situata tra il mare e il Sahara a est di Bengasi, lo studio era composto da lavoro archeologico sul campo, archeologia scientifica e scienze ambientali. Le tre componenti principali del lavoro includevano scavi presso la grotta di Haua Fteah, nuovo lavoro sul campo nel Gebel el-Achdar e nuovi studi dell’archivio delle scoperte di McBurney conservato al Museum of Archaeology & Anthropology di Cambridge. Il nuovo lavoro sul campo è stato utile per lo studio del clima, dell’ambiente e delle attività umane nel paesaggio e il confronto con i dati preesistenti. I risultati hanno rivelato prove della presenza dell’uomo moderno nella grotta probabilmente già 150 000 anni fa. Inoltre, l’uomo moderno ha affrontato il cambiamento climatico in modi diversi, ma sempre più efficaci nel tempo. Risulta che lo stile di approvigionamento alimentare restò invariato fino al ritorno globale dell’aridità. Queste scoperte avranno un notevole impatto sulla comprensione dello sviluppo della modernità comportamentale in Africa e in Europa.
Parole chiave
Homo sapiens, cambiamento climatico, Neanderthal, preistoria nordafricana, Libia, lavoro archeologico sul campo, archeologia, scienze ambientali, grotta di Haua Fteah, Gebel el-Achdar