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La relazione della Commissione sulle telecomunicazioni identifica i principali compiti degli Stati membri

La Commissione ha pubblicato la relazione dal titolo "European telecoms regulation and markets 2002" (Regolamentazione e mercati delle telecomunicazioni nel 2002), nella quale esorta gli Stati membri a recepire, nei rispettivi ordinamenti nazionali, il nuovo quadro europeo in ...

La Commissione ha pubblicato la relazione dal titolo "European telecoms regulation and markets 2002" (Regolamentazione e mercati delle telecomunicazioni nel 2002), nella quale esorta gli Stati membri a recepire, nei rispettivi ordinamenti nazionali, il nuovo quadro europeo in materia di telecomunicazioni e ad attivarsi maggiormente per promuovere la concorrenza nell'ambito di tale settore. La relazione fa il punto sullo stato di salute del mercato delle telecomunicazioni in Europa, proponendo un'analisi sull'applicazione del pacchetto normativo che regolamenta tale settore. Inoltre, il documento identifica gli ambiti nei quali sono necessari ulteriori interventi per superare i problemi delle telecomunicazioni, fra cui la mancanza di concorrenza e l'eccessiva burocrazia. Fra le principali conclusioni della relazione si legge: "Dopo quattro anni e mezzo di liberalizzazione dei servizi di telecomunicazione, la normativa in vigore a livello nazionale è, in larga misura, conforme al quadro comunitario. [...] Tuttavia, vi sono degli ambiti in cui resta ancora molto lavoro da compiere, soprattutto per quanto concerne le questioni delle tariffe e dell'accesso, legate alla disaggregazione della rete locale". La relazione è ottimista circa le condizioni del settore delle telecomunicazioni in Europa e afferma: "Secondo alcune stime realistiche, nel 2002 la crescita del mercato dei servizi di telecomunicazione nei mercati nazionali dei 15 Stati membri, considerati nel loro insieme, oscillerebbe fra il cinque per cento, all'incirca, e il sette per cento: una prospettiva davvero positiva, considerato che per il 2002 nell'UE si prevede una crescita media del PIL dell'uno per cento". Il documento avverte, tuttavia, che il mercato "in un certo senso si è indebolito" a seguito del fallimento delle "dotcom", del rallentamento dell'economia globale, degli elevati livelli di indebitamento a causa delle acquisizioni e del costo delle licenze per la telefonia mobile di terza generazione. L'analisi del mercato proposta dal documento prosegue dimostrando come i prezzi per le chiamate nazionali e internazionali abbiano subito una riduzione del cinque per cento in tutt'Europa, e come, in alcuni paesi, le tariffe per le chiamate nazionali offerte dai nuovi operatori presenti sul mercato siano inferiori, addirittura del 56 per cento, a quelle praticate dagli operatori storici. In conclusione, la relazione sostiene: "Nel complesso, nonostante la difficile situazione finanziaria del mercato, vi sono positivi segnali di una continua domanda di servizi e di un'attività competitiva all'interno del mercato". Facendo il punto sulla regolamentazione del settore negli Stati membri, la relazione conclude che, sebbene tutte le Autorità nazionali di regolamentazione (ANR) dispongano delle competenze e dell'autonomia necessarie per far rispettare le norme nel settore, molte sono ancora ostacolate da "pesanti procedure nazionali" che ne riducono l'efficacia. Nel documento si legge, inoltre, che malgrado gli sforzi compiuti dalle ANR per chiarire il quadro normativo applicabile all'accesso disaggregato alla rete locale, "permangono significativi problemi, soprattutto per quanto concerne la tariffazione e l'accesso non discriminatorio alle strutture". L'analisi dei livelli di penetrazione della banda larga nell'UE ha mostrato che sul totale di 10,79 milioni di abbonati alla banda larga, 4,45 milioni (ovvero il 41 per cento) sono serviti dai nuovi operatori approdati sul mercato dell'accesso ad Internet ad alta velocità. Tuttavia, se si considera il solo mercato DSL (collegamento Internet ad alta velocità sulle linee telefoniche in rame), la relazione rivela che i nuovi operatori servono solo il 22 per cento dei clienti privati. Il fatto che solo il quattro per cento dei clienti sia servito attraverso le linee disaggregate viene attribuito ad una "eccessiva dominazione del mercato da parte degli operatori storici", dovuta al vantaggio di cui essi godono per essere stati i primi a prendere l'iniziativa e a "questioni tariffarie". La relazione avverte le ANR e i governi degli Stati membri che "vi sono degli ambiti in cui resta ancora molto lavoro da compiere, soprattutto per quanto concerne le questioni delle tariffe e dell'accesso, legate alla disaggregazione della rete locale. A tal proposito, la piena applicazione dei principi dell'orientamento in funzione dei costi e della non discriminazione sono essenziali [...]". La relazione conclude affermando: "Infine, alla luce dell'attuale situazione economica, i governi possono contribuire alla diffusione dei servizi elettronici di comunicazione analizzando il numero di oneri eccessivi che gravano sul settore, sotto forma di tasse specifiche sui servizi di telecomunicazioni, canoni sproporzionati per l'installazione delle infrastrutture sul suolo pubblico (comprese le antenne mobili) e restrizioni alle emissioni radio notevolmente superiori ai limiti raccomandati a livello europeo".

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