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I ricercatori chiedono al Parlamento di abrogare la direttiva sulle sperimentazioni cliniche

Circa 1.500 ricercatori di tutta Europa hanno chiesto all'Europarlamento ed alla Commissione europea di abrogare la direttiva sull'applicazione delle buone prassi cliniche, che, secondo il loro parere, "decreterà di fatto la fine" della ricerca medica finanziata dal settore pu...

Circa 1.500 ricercatori di tutta Europa hanno chiesto all'Europarlamento ed alla Commissione europea di abrogare la direttiva sull'applicazione delle buone prassi cliniche, che, secondo il loro parere, "decreterà di fatto la fine" della ricerca medica finanziata dal settore pubblico. La direttiva, adottata nel 2001, che dovrebbe entrare in vigore a maggio, prevede che gli sponsor delle sperimentazioni cliniche debbano assumersi la piena responsabilità giuridica e finanziaria per qualsiasi aspetto della ricerca correlata con tali sperimentazioni. Secondo i sostenitori della campagna, ciò significa che gli sponsor accademici e non il servizio sanitario nazionale, dovranno farsi carico delle spese di tutti i farmaci somministrati ad un paziente, persino nei casi in cui uno solo dei componenti del trattamento è sperimentale. In una lettera, che sarà spedita agli eurodeputati ed ai commissari europei, i ricercatori dichiarano quanto segue: "Questa direttiva impone a tutte le forme di ricerca focalizzata sui pazienti spese amministrative talmente pesanti che di fatto porrà termine ad ogni ricerca clinica che non sia costituita da studi ispirati da motivi commerciali e sponsorizzati dall'industria farmaceutica". Uno degli organizzatori della campagna, il professor John Crown, del gruppo irlandese per la ricerca clinica oncologica, ritiene che la ricerca sul cancro, in particolare, subirà un duro colpo. Egli si chiede se le sperimentazioni cliniche accademiche che hanno condotto a risultati fondamentali nella lotta contro la leucemia infantile e il cancro alla mammella avrebbero avuto luogo, se la nuova normativa fosse stata in vigore al tempo di tali scoperte. Il commissario europeo per la Ricerca, Philippe Busquin, ha ammesso che le nuove regole possono costituire un problema per i ricercatori del settore pubblico, ma ha insistito che tali provvedimenti sono necessari. Egli ha proposto che le organizzazioni accademiche e le agenzie di ricerca istituiscano una piattaforma europea, per meglio finanziare le sperimentazioni cooperative di natura prevalentemente accademica. Busquin ha inoltre insistito sulla necessità di mantenere un ambiente di ricerca favorevole, al fine di incoraggiare sempre più aziende a svolgere ricerche mediche in Europa. Egli ha sottolineato la preoccupante diminuzione degli investimenti nella ricerca da parte delle società farmaceutiche europee nel corso degli anni '90. Gli organizzatori della campagna credono, tuttavia, che la direttiva avrà l'effetto contrario. Secondo la lettera, "la direttiva rappresenta una soluzione inutile per un problema che non esiste. L'Unione europea, in questo caso, ha commesso un errore e la pressione dell'opinione pubblica obbligherà a correggerlo. Il punto è se l'errore verrà corretto ora, prima di provocare la perdita di vite umane, o dopo, quando lo avrà già fatto".

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