CREST giudica i risultati del 'metodo di coordinamento aperto' nel contesto dell'obiettivo di Barcellona
L'analisi del CREST, il comitato dell'UE per la ricerca scientifica e tecnica, sull'idoneità del 'metodo di coordinamento aperto' come strumento per raggiungere l'obiettivo di Barcellona di portare la spesa per la ricerca al 3% del PIL ha prodotto risultati contrastanti. L'esercizio ha evidenziato risultati positivi, ad esempio la creazione di reti, ma ha anche sofferto di una mancanza di chiarezza, ha concluso CREST. Il 'metodo di coordinamento aperto', uno strumento di governance usato per ottenere progressi nelle aree politiche che rientrano nelle competenze degli Stati membri, presuppone linee orientative con scadenze precise per i risultati da raggiungere, indicatori e benchmark, strategie e obiettivi nazionali e regionali, monitoraggi periodici. Con il 'metodo di coordinamento aperto' gli Stati membri ottengono numerosi benefici: creazione di reti di decisori politici nazionali; raccolta, organizzazione e scambio di informazioni sulle politiche nazionali (una base per le future decisioni politiche); identificazione delle buone prassi; individuazione dei temi fondamentali; raccomandazioni per il futuro. In effetti, lo stesso CREST ha preparato, sulla base dell'esame dei progressi fin qui ottenuti, 30 raccomandazioni raggruppate in cinque categorie: spesa pubblica per la ricerca e mix politici, base della ricerca pubblica e collegamenti con l'industria, misure fiscali e ricerca, proprietà intellettuale e ricerca, PMI (Piccole e medie imprese) e ricerca. Alcune raccomandazioni intendono affrontare il problema di quella che CREST definisce la mancanza di un 'modello chiaro' di 'metodo di coordinamento aperto' nel settore della politica per la ricerca. Il futuro modello dovrebbe 'permettere una più dettagliata analisi delle politiche degli Stati membri che presumibilmente avranno il maggiore impatto sull'aumento dei livelli di R&S (Ricerca e sviluppo)', afferma CREST, e dovrebbe 'ottimizzare l'impegno dei responsabili politici degli Stati membri bilanciando il loro coinvolgimento con un appropriato sostegno esterno'. La prima raccomandazione CREST riguarda la definizione di una visione comune tra gli Stati membri su progettazione e attuazione di mix di politica nazionale. 'Il mix politico di molti Stati membri è il risultato più spesso di sviluppi politici autonomi che di un progetto coerente e complessivo', afferma il rapporto, che sollecita quindi azioni pubbliche efficaci per aumentare la R&S con una combinazione di misure fiscali dirette (ad esempio prestiti alla R&S, crediti e appalti pubblici tecnologici), incentivi fiscali, accesso al mercato finanziario privato. CREST raccomanda inoltre di arrivare a una maggiore coerenza tra i processi e le tecniche adottate dagli Stati membri per stimare le necessità di bilancio della R&S pubblica, alla luce del possibile aumento dei bilanci dell'UE per la R&S e l'innovazione. Vari Stati membri hanno già creato strumenti per valutare i bisogni del bilancio pubblico: Paesi Bassi e Svezia consultano gli operatori del settore; Irlanda e Polonia effettuano esercizi previsionali per definire priorità e bisogni del bilancio pubblico; Portogallo, Slovenia e Spagna conducono indagini sulle capacità di assorbimento della comunità di R&S. Alla voce 'base della ricerca pubblica e collegamenti con l'industria', CREST raccomanda d'incoraggiare la riforma dei centri di ricerca pubblica e delle università, in particolare per favorire il trasferimento della conoscenza alla società. A un tale risultato, suggerisce CREST, si potrebbe arrivare con linee orientative dell'UE sulle strategie di commercializzazione e incentivazione, con meccanismi per favorire la gestione dei diritti di proprietà intellettuale nei centri di ricerca pubblica e nelle università, con la collaborazione tra le attuali associazioni per il trasferimento tecnologico, con un processo volontario di peer review. Il rapporto propone inoltre di coinvolgere il settore privato nella definizione dei programmi di ricerca pubblica. Per quanto riguarda le misure fiscali, CREST sollecita una maggiore attenzione ai bisogni delle nuove aziende ad alta intensità di ricerca nel definire le misure fiscali per sostenere la R&S, e chiede agli Stati membri di mettere in comune le esperienze tratte da politiche di questo tipo. Le raccomandazioni nel settore dei diritti di proprietà intellettuale riguardano la coerenza ed efficacia dei regimi di proprietà dei diritti nelle organizzazioni di ricerca pubblica e il finanziamento di tali attività, la formazione degli studenti sul tema dei diritti di proprietà intellettuale e un programma per accreditare i professionisti del settore. Le PMI dovrebbero essere appoggiate con politiche mirate che raggiungano un vasto numero di aziende in differenti fasi del loro sviluppo e, soprattutto, con programmi stabili. 'Le aziende, in particolare le PMI, non sono a loro agio quando i programmi variano nel tempo. Il problema è più grave nel caso delle PMI (Piccole e medie imprese), perché queste non dispongono di risorse per 'assimilare' la nuova 'logica' di un programma e preparare le proposte da presentare', afferma CREST. 'Familiarità e conoscenza di un programma tendono ad essere fattori importanti per convincere una PMI ad usarlo', continua il rapporto. Viene anche chiesto ai ministri, al momento di preparare i documenti programmatici per i fondi strutturali dell'UE dal 2007 al 2013, di dare la precedenza alle PMI che fanno R&S. CREST conclude che il 'metodo di coordinamento aperto' ha apportato vantaggi nel networking e nel benchmarking, e ha inoltre permesso di procedere verso l'obiettivo di Barcellona, anche se le conclusioni iniziali suggeriscono che 'gli sforzi potrebbero non essere sufficienti per soddisfare l'obiettivo in termini numerici'.