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Contenuto archiviato il 2023-03-01

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Cooperazione internazionale per la ricerca sul diabete giovanile

Il 2 dicembre il Parlamento europeo ha ospitato una riunione a cui hanno presenziato le parti interessate europee in materia di diabete di tipo 1 e i rappresentanti della Juvenile Diabetes Research Foundation (JDRF, Fondazione per la ricerca sul diabete giovanile), e in occasi...

Il 2 dicembre il Parlamento europeo ha ospitato una riunione a cui hanno presenziato le parti interessate europee in materia di diabete di tipo 1 e i rappresentanti della Juvenile Diabetes Research Foundation (JDRF, Fondazione per la ricerca sul diabete giovanile), e in occasione della quale è stato assunto l'impegno di sostenere gli sforzi comuni per la ricerca. Leader politici di Commissione e Parlamento europeo responsabili della ricerca e della sanità, scienziati e rappresentanti dei pazienti hanno analizzato possibili modi per rafforzare la loro alleanza e promuovere la cooperazione scientifica con la JDRF, il principale ente finanziatore di beneficenza e sostenitore della ricerca mondiale sul diabete giovanile, al fine di accelerare la ricerca di una cura per il diabete di tipo 1. Il dottor Robert Goldstein, responsabile scientifico della JDRF, ha espresso la propria soddisfazione: "Il partenariato tra la JDRF e l'UE offre un'opportunità irripetibile di ampliare il campo della ricerca sul diabete di tipo 1 in Europa attraverso la creazione di un ambiente collaborativo e produttivo per gli scienziati. L'Europa sta conducendo attività di ricerca veramente interessanti, e l'importanza di mantenere aperti i canali di comunicazione tra gli scienziati non può essere sottovalutata. Prevediamo che da questo lavoro di squadra scaturiranno sviluppi straordinari nel campo della ricerca sul diabete di tipo 1", ha aggiunto. Il diabete è una malattia che colpisce circa 19 milioni di persone nei 25 Stati membri dell'Unione europea (più del quattro per cento della popolazione), ed è anche una delle principali cause di morte. Il diabete peggiora la qualità della vita e spesso genera altre condizioni che mettono in pericolo la vita dei pazienti. Negli ultimi 20 anni abbiamo assistito a una crescita esponenziale dell'incidenza del diabete a livello mondiale, dovuta - tra gli altri fattori - all'emergere del problema dell'obesità. Il diabete di tipo 1 rappresenta circa dal cinque al 10 per cento di tutti i casi e, a differenza del diabete di tipo 2, che in genere è legato a problemi di peso, insorge nel momento in cui lo stesso sistema immunitario del paziente attacca e distrugge le cellule che producono insulina nel pancreas (cellule beta). L'insulina è l'ormone che aiuta il corpo a trasportare il glucosio contenuto nel cibo all'interno delle cellule di tutto il corpo, che lo utilizzano per produrre energia. La distruzione delle cellule beta determina l'impossibilità di produrre insulina, e il glucosio rimane pertanto nel sangue, dove può causare gravi danni agli organi. Le cause precise di tale patologia, conosciuta anche come diabete insulino-dipendente e diabete a esordio giovanile, per il fatto che viene generalmente diagnosticata a bambini, adolescenti o giovani adulti, sono ancora poco chiare. Secondo gli scienziati la responsabilità è da ricercarsi tra i fattori autoimmunitari, genetici e ambientali. Attualmente, i pazienti di tipo 1 devono assumere dosi giornaliere di insulina per sopravvivere, e devono tenere sotto stretto controllo la loro alimentazione e lo stile di vita per evitare complicanze a lungo termine quali malattie cardiache, amputazioni, insufficienza renale e cecità. Per i pazienti di diabete, tali complicazioni danno luogo a invalidità e a una riduzione dell'aspettativa di vita fino a 15 anni. Oltre ai costi umani, i costi finanziari stimati del diabete sono enormi. Al momento non esiste una cura per il diabete: i trapianti di cellule produttrici di insulina prelevata dal pancreas, prese in un primo momento da donatori deceduti e dalla scorsa primavera anche da donatori in vita, sono stati utilizzati con buoni risultati nella sperimentazione, aprendo nuove prospettive per i pazienti insulino-dipendenti. Tuttavia, la tecnica del trapianto di isole deve essere ulteriormente perfezionata. La ricerca sulle cellule staminali sta avanzando a ritmo sostenuto e sta alimentando le speranze, tuttavia la scoperta di una cura per il diabete potrebbe ancora richiedere diversi anni. La diagnosi precoce e una combinazione tra terapia efficace e stile di vita adeguato, dieta, esercizio fisico e farmaci adatti possono ritardare la comparsa di complicanze della patologia. Consapevole della necessità impellente di investimenti nella ricerca europea sul diabete, la Commissione europea si sta adoperando per ridurre la frammentazione della ricerca comunitaria sul diabete e per promuovere l'eccellenza scientifica. Negli ultimi anni la Commissione europea ha quasi triplicato i propri investimenti a favore della ricerca sul diabete, da 44,5 milioni di euro nel Quinto programma quadro (5PQ) a 127 milioni di euro nel 6PQ. "Il problema del diabete di tipo 1 è molto grave per i cittadini europei, in quanto l'Europa è seconda soltanto all'Asia sudorientale nella prevalenza di tale patologia insidiosa", ha dichiarato Alain Vanvossel, capo unità Malattie gravi presso la Direzione generale Ricerca della Commissione europea. "I sacrifici che il diabete impone al paziente sono molto pesanti, per non parlare dei costi sociali della malattia. Siamo estremamente lieti dell'eccellente collaborazione instauratasi tra un ente benefico privato prestigioso del calibro della JDRF e un'istituzione pubblica come la Commissione europea. Le sinergie scientifiche che scaturiranno da tale cooperazione sono molto preziose per i pazienti". Lo scorso anno al Parlamento europeo si è tenuto il primo vertice europeo riguardante la ricerca sul diabete. Era la prima volta che una conferenza del genere veniva organizzata in Europa. L'incontro, nato grazie alle crescenti pressioni politiche esercitate dalle più importanti associazioni per il diabete, è stato considerato da alcuni una specie di esortazione al risveglio rivolta alla classe politica europea: agire adesso prima che sia troppo tardi. Una delle conclusioni della conferenza è stato l'imperativo di moltiplicare gli sforzi di coordinamento internazionale in Europa. Non è la prima volta che l'Unione europea e la JDRF uniscono le forze: il consorzio BetaCellTherapy, che coinvolge 22 organizzazioni cliniche e di ricerca di otto paesi, e che sta lavorando su un programma per individuare modalità di ripristino e di protezione delle cellule beta produttrici di insulina nei pazienti affetti da diabete, è sostenuto sia dal 6PQ sia dalla Juvenile Diabetes Research Foundation International.

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