La doppia sciagura climatica
Da due relazioni pubblicate il 10 febbraio emerge che mentre le società petrolifere stanno mettendo a segno profitti senza precedenti, l'impatto sull'ambiente non è mai stato così evidente: il clima ha raggiunto le temperature più elevate degli ultimi 1.200 anni. Il costo dell'inquinamento da gas a effetto serra in termini di ambiente convertirebbe i profitti delle aziende in perdite se si dovesse tener conto dei costi sociali derivanti dalla combustione di combustibili fossili, secondo le relazioni. Le relazioni sono state diffuse una settimana dopo che il gigante americano del petrolio Exxon Mobil ha annunciato un livello di profitti mai registrati prima nella storia imprenditoriale: 36,13 miliardi di dollari (30,18 miliardi di euro). Le rimanenti "sette sorelle" del petrolio mostrano impennate simili degli utili, alimentati dai prezzi record raggiunti dal petrolio nel 2005. Tuttavia, se si dovesse tener conto dei costi ambientali generati dal petrolio, secondo un rapporto pubblicato dalla New Economics Foundation (NEF) e commissionato dalla BBC, tali profitti si ridurrebbero drasticamente. "Il reddito del governo britannico dai combustibili fossili - 34,9 miliardi di sterline (51 miliardi di euro) in base a una stima prudente - è maggiore del reddito prodotto complessivamente dalle imposte sugli immobili, dai diritti di bollo, dai redditi di capitale e dalle imposte di successione", scrive Andrew Simms della NEF. L'implicazione è chiara: la ricerca di fonti alternative di energia potrebbe avere ripercussioni sulla capacità di un governo di generare reddito. Esaminando due delle aziende petrolifere britanniche, la BP e la Shell, Simms ha fatto un semplice calcolo basato sulla stima del Tesoro britannico secondo cui ogni tonnellata di biossido di carbonio causa 20 sterline di danni ambientali. "Unendo le emissioni prodotte dalle attività dirette della BP e dalla vendita dei suoi prodotti si arriva a 1.458 milioni di tonnellate di CO2 equivalente immesse nell'atmosfera, con un conto dei danni pari a 29 miliardi di sterline. Detraendo tale importo dagli 11 miliardi di sterline di utile annuo recentemente dichiarato, il bilancio finale è di 18 miliardi di sterline di passivo: una vera e propria bancarotta. Lo stesso calcolo applicato alla Shell produce come risultato un passivo di 4,5 miliardi, malgrado l'utile annuale dichiarato di 13 miliardi di sterline", ha spiegato. A probabile sostegno delle conclusioni di Andrew Simms vi è una seconda relazione, che mostra gli effetti di tale inquinamento petrolifero. La relazione è stata elaborata da ricercatori dell'Università di East Anglia (Regno Unito). Il gruppo ha utilizzato le misurazioni della temperatura a partire dal 1856, le notizie raccolte nei diari, ad esempio, i resoconti di persone che abitavano in Belgio e nei Paesi Bassi e che annotavano il congelamento dei canali, gli anelli delle conifere - anelli più ampi indicano estati più calde -, e la composizione dei nuclei di ghiaccio. "I dati in questione sono stati raccolti nell'arco di molti secoli e persino di migliaia di anni. Ci siamo limitati a contare il numero dei dati che, in un anno, indicavano temperature più elevate della media nella regione di provenienza", ha affermato il dottor Timothy Osborn. Raffrontando i cambiamenti climatici attuali con il Periodo caldo medievale e la Piccola età glaciale, il dottor Osborn ha dichiarato alla BBC che "[g]li ultimi 100 anni sono stati i più sorprendenti. Si è trattato di un periodo caratterizzato da temperature elevate che ha riguardato quasi tutti i dati contemporanei da noi analizzati". Nel novembre 2005 "Science" ha pubblicato uno studio secondo il quale i gas a effetto serra hanno attualmente raggiunto i livelli più elevati degli ultimi 650.000 anni.
Paesi
Regno Unito