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Contenuto archiviato il 2023-03-02

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UE e copertura mediatica: come viene riferita l'attualità comunitaria dai canali informativi?

Una nuova relazione, finanziata dalla Commissione europea nell'ambito del Sesto programma quadro (6PQ), analizza le diverse modalità scelte da 10 paesi europei per riferire le notizie relative all'UE. Il progetto "Adequate Information Management in Europe" (AIM, gestione ade...

Una nuova relazione, finanziata dalla Commissione europea nell'ambito del Sesto programma quadro (6PQ), analizza le diverse modalità scelte da 10 paesi europei per riferire le notizie relative all'UE. Il progetto "Adequate Information Management in Europe" (AIM, gestione adeguata dell'informazione in Europa) ha analizzato come Belgio, Germania, Estonia, Finlandia, Francia, Irlanda, Italia, Lituania, Norvegia e Regno Unito rendono conto dell'UE e dei suoi meccanismi. I mezzi di comunicazione esistevano ovviamente in ogni paese prima dell'istituzione dell'UE, ma l'influenza di quest'ultima è cresciuta nel tempo. La relazione non si limita ad analizzare come ogni paese divulga le notizie riguardanti l'UE, esaminando altresì struttura e gestione dei mezzi di informazione. Per garantire coerenza, sono stati studiati soltanto articoli o trasmissioni esplicitamente riferiti all'UE, mentre un codice comune assicurava il trattamento equanime dei paesi. L'analisi si è svolta in tutti gli Stati dal 7 al 28 marzo 2005, un periodo comprendente notizie di routine, almeno fino allo svolgimento del Consiglio europeo a Bruxelles il 22 e 23 marzo. Per ogni paese sono stati selezionati tre quotidiani, uno nazionale, uno regionale e uno "popolare", oltre a due trasmissioni televisive, una del servizio pubblico e una della televisione commerciale. Ognuno di essi vantava la maggiore diffusione o il pubblico più numeroso nella propria categoria. La relazione è composta da brevi resoconti specifici su ogni paese, redatti da esperti di giornalismo nazionale, dai quali emergono alcuni temi comuni. Le fonti analizzate o intervistate spesso non avevano corrispondenti speciali per l'UE, ma facevano affidamento su una redazione estera per disporre di aggiornamenti continui (ciò accade persino in Belgio). L'UE è spesso oggetto delle critiche dei reporter. Un giornalista belga ha rilevato che il metodo utilizzato dall'UE per gestire le notizie era basato "troppo sulla comunicazione e troppo poco sull'informazione". Varie relazioni indicano che gli articoli spesso scaturiscono non da comunicati UE, per quanto ciò accada, ma da fonti interne all'UE. "[T]utte le sale stampa si affidano a una rete di relazioni o contatti personali con funzionari interni, portavoce e rappresentanti attraverso i quali i giornalisti possono ottenere informazioni importanti, sia trovandosi a Bruxelles, sia restando in Italia", afferma la relazione italiana. Più precisamente, l'UE è generosa in termini di pubblicazioni e comunicazioni, ma le informazioni sembrano essere semplicemente comunicate e non sufficientemente indirizzate verso regioni o servizi di informazione specifici. La relazione britannica indica modalità attraverso cui l'UE potrebbe migliorare la propria gestione dei mezzi di informazione: "'parrocchialismo' - rilevanza locale, che deve essere evidente; 'passività' - si attende l'arrivo delle notizie; 'prossimità' - le notizie devono essere sentite vicine in termini geografici e culturali". I giornalisti hanno più volte citato il disinteresse dei redattori o dei consumatori nell'UE quali ragioni dello scarso rilievo attribuito all'attualità comunitaria: "la complessità della maggior parte dei temi comunitari oltre alla mancanza di conoscenze e di interesse da parte dei cittadini" (Belgio); "i temi comunitari sono oltremodo astratti e irrilevanti per i cittadini comuni" (Estonia); "gli utenti dei mezzi di informazione hanno una minima, se non nessuna, conoscenza pregressa dell'UE" (Germania); l'esigenza di "convincere i redattori del valore informativo dell'attualità comunitaria" (Irlanda); "lo scetticismo degli operatori dei mezzi di informazione riguardo al ruolo di questi ultimi nel creare una sfera pubblica o un'identità pubblica europee" (Lituania); "l'attualità comunitaria è ritenuta di scarsa rilevanza per i lettori" (Regno Unito). L'accordo sulle ragioni di tale disinteresse apparente era minore, ma le conclusioni identiche. Per esempio, lo studio francese rileva che i "[p]eriodi di crisi sono ritenuti, in generale, una notizia valida dai canali informativi, qualsiasi ne siano le caratteristiche. L'UE è tuttavia contrassegnata da una cospicua scarsità di crisi". Per lo stesso periodo, la relazione finlandese osserva al contrario che i "giornalisti ritengono che l'importanza dell'attualità comunitaria diminuirà in futuro. Ciò sembra dovuto parzialmente alla crisi politica cronica all'interno dell'UE, che fiaccherebbe l'interesse del pubblico nell'UE". Il sondaggio è stato condotto, ironia della sorte, proprio nel corso della campagna referendaria francese sulla costituzione europea. Il voto contrario espresso dai francesi ha indotto molti a proclamare la crisi dell'UE. Ciò dimostra chiaramente come la percezione dell'UE non sia assolutamente coerente nei vari Stati membri. L'attualità comunitaria ha ricevuto maggior rilievo, in maniera forse prevedibile, nei quotidiani nazionali, quindi, in scala decrescente, nella stampa "popolare", in quella locale e nelle trasmissioni televisive. Tale gerarchia appare logica: mentre i quotidiani devono riempire le loro pagine, le trasmissioni televisive non hanno il lusso dello spazio e il numero di servizi è sempre limitato. Un caso particolare emerso nell'ambito dello studio è quello della Norvegia, paese non membro dell'UE. I mezzi di informazione norvegesi hanno adottato un approccio pragmatico, impostando i servizi sulle notizie che per interesse o importanza lo richiedevano. "[i redattori] credono che le loro nuove organizzazioni abbiano il dovere di riferire quanto accade nel mondo, e in questo caso nell'UE". Tuttavia, "unito al convenzionale approccio giornalistico che richiede drammaticità, conflitti e immagini intense, l'effetto sembra essere quello di ridurre la tradizionale attualità politica ed economica dell'UE a un fenomeno marginale". Nel corso del periodo, i canali informativi dei paesi studiati hanno riferito rispettivamente: Belgio - 124 notizie Estonia - 181 notizie Finlandia - 216 notizie Francia - 478 notizie Germania - 503 notizie Irlanda - 349 notizie Italia - 201 notizie Lituania - 314 notizie Norvegia - 219 notizie Regno Unito - 66 notizie.

Paesi

Belgio, Germania, Estonia, Finlandia, Francia, Irlanda, Italia, Lituania, Norvegia, Regno Unito

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