Studio dell'UE individua le barriere all'eGovernment
Uno studio finanziato dall'Unione sulla diffusione dell'eGovernment ha individuato diverse barriere che dimostrano che non esiste un'unica soluzione applicabile. Tra gli ostacoli figurano lacune in termini di leadership e coordinamento, scarsa flessibilità organizzativa e del posto di lavoro, e assenza di fiducia. Lo studio conclude che tali barriere potranno essere abolite solo con azioni coordinate a livello comunitario e con l'analisi sistematica delle circostanze specifiche legate agli sviluppi dell'amministrazione online. Finanziato a titolo del programma MODINIS per il monitoraggio di eEurope 2005, lo studio si basa su revisioni e analisi di ampio respiro della ricerca esistente in materia di eGovernment. I partner del progetto hanno inoltre esaminato 1 000 amministrazioni pubbliche chiave, parti interessate del mondo imprenditoriale e addetti ai lavori impegnati in attività di eGovernment a livello locale, regionale, nazionale o paneuropeo, chiedendo loro di elencare le barriere più significative che ostacolano l'amministrazione elettronica. Secondo il professor William Dutton, direttore dell'Oxford Internet Institute che è a capo del progetto, le conclusioni stanno "smentendo l'opinione comune secondo cui esiste un'unica questione fondamentale, una sola, grande barriera all'eGovernment. Contrariamente a ciò, stiamo riscontrando una vasta gamma di ostacoli a vari livelli, dalla resistenza individuale, al cambiamento, ai vincoli economici regionali". Prima tra tutte è l'incapacità dei politici di attribuire in maniera coerente una priorità all'eGovernment. Il sostegno politico attraversa spesso cicli di attenzione e di negligenza che portano a progressi irregolari e intermittenti nel campo dell'eGovernment. "La leadership presuppone la capacità non solo di gestire progetti complessi basati sulle TIC [tecnologie dell'informazione e della comunicazione], ma anche di motivare e sostenere un impegno durevole nei confronti dell'eGovernment in seno alle pubbliche amministrazioni e l'impiego dei servizi di eGovernment da parte dei cittadini". "A tal fine occorre una gestione efficace delle differenze in termini di interessi, percezioni e comprensione che sussistono tra le diverse parti interessate, per garantire che tali conflitti non ostacolino l'eGovernment", affermano gli autori dello studio. Sottolineano le buone pratiche del quadro della eCommission dell'UE che, affermano, funge da esempio con l'erogazione di servizi di eGovernment migliori, più vantaggiosi in termini di costi, trasparenti e sicuri. Le questioni di leadership sono strettamente correlate alla barriera dei costi. Lo studio ha riscontrato che, in caso di concorrenza con altre esigenze critiche in materia di risorse pubbliche, è difficile calcolare i benefici sostanziali e tangibili in grado di controbilanciare costi evidenti e spesso elevati. Di conseguenza, i finanziamenti a favore dell'eGovernment possono subire restrizioni o venire bloccati, e compromettere così gravemente la velocità e l'entità dei progressi in tale settore. Nel momento in cui i leader decidono effettivamente di fornire il sostegno finanziario necessario a erogare i servizi di eGovernment, si trovano di fronte ad altre difficoltà, quali la riluttanza della gestione amministrativa pubblica e del personale a adeguarsi al nuovo sistema. La resistenza all'innovazione può rallentare, compromettere o impedire la necessaria ristrutturazione delle organizzazioni e dei loro processi, imprescindibile per creare un sistema che sostenga trasversalmente le attività delle classiche responsabilità amministrative. Tale mancanza di flessibilità è talvolta dovuta al quadro giuridico delle assunzioni, che impedisce i cambiamenti nelle prassi operative. Se e quando il sistema o i servizi di eGovernment riusciranno finalmente a decollare, il loro assetto dovrà consentire di superare la prova del tempo. E, come indica lo studio, anche questa rappresenta di per sé una barriera. Le incompatibilità di hardware, software o infrastrutture di rete, nonché le difficoltà causate da interfacce degli utenti non adeguate per i sistemi di eGovernment, possono pregiudicare irrimediabilmente i rapporti tra le agenzie pubbliche, i cittadini e le imprese. In base alle raccomandazioni dello studio, per promuovere una migliore interoperabilità la legge e le normative dovrebbero stabilire standard quanto più possibile "tecnologicamente neutrali", evitando di favorire marche o fornitori specifici. Tuttavia, persino stabilire tali standard può rivelarsi difficoltoso se manca il coordinamento tra il governo regionale e locale, e i regimi comunitari. Il mandato giuridico per dirigere l'amministrazione pubblica spetta agli Stati membri, e mentre le direttive comunitarie tentano di introdurre una maggiore armonizzazione, vengono interpretate diversamente o attuate in misura non coerente in seno all'UE. Per illustrare il problema, lo studio ricorre all'esempio della firma elettronica. Malgrado l'esistenza della direttiva 1999/93/CE sulle firme elettroniche, si deve affrontare una notevole mole di lavoro per stabilire un utilizzo paneuropeo del programma, tenuto conto delle diverse interpretazioni e di conseguenza delle disposizioni divergenti. Non sono stati pertanto convenuti né attuati standard comuni per le firme elettroniche, osservano gli autori dello studio. Infine, benché l'attuazione efficace dell'eGovernment dipenda in primo luogo da un ambiente giuridico e normativo favorevole, secondo lo studio l'adozione di tali sistemi e servizi non può sortire un effetto realmente positivo se non vengono innanzi tutto affrontate le questioni del divario digitale e dell'acquisizione della fiducia del pubblico. Fattori quali salute, età, genere, disabilità, lingua, cultura, ubicazione geografica e dimensioni dell'azienda possono tradursi in un utilizzo molto diverso (o inesistente) delle risorse di eGovernment da parte di organizzazioni, singoli e gruppi diversi. Lo studio rileva che le cose si complicano ulteriormente a livello di UE, dove le iniziative di eGovernment devono essere di natura multilinguistica e multiculturale. Per superare il divario, si raccomanda di erogare servizi di eGovernment che soddisfino un insieme di criteri semplici da utilizzare comuni a tutti i servizi delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione (TIC), una proposta recentemente formulata nel piano d'azione per l'eGovernment del 2006. La consapevolezza dell'esistenza di tali barriere convoglierà l'attenzione sulle molte iniziative necessarie per far progredire il governo elettronico. "Ora la sfida principale consiste nello sfruttare la nostra conoscenza delle barriere, quali le loro basi giuridiche, per accelerare il processo, anziché rallentarlo", ha dichiarato Rebecca Eynon dell'Oxford Internet Institute (OII), project manager dello studio. Per assicurare una comprensione più approfondita di tali barriere, il progetto sta conducendo una serie di studi di casi concreti sui seguenti temi: diritti dei cittadini digitali, eConsultazione, occupazione, mobilità, registri pubblici e appalti pubblici transfrontalieri. La relazione finale del progetto sarà disponibile a dicembre.