Gli Stati membri condivideranno le loro conoscenze sulla Blue Tongue
L'Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) ha chiesto agli Stati membri dell'UE di collaborare nella raccolta di dati scientifici e nell'analisi della malattia animale della Blue Tongue. La Blue Tongue è una malattia virale che colpisce ruminanti domestici e selvatici come le pecore. Il virus è trasmesso dai moscerini del genere Culicoides ed è caratterizzato da infiammazione delle membrane mucose, congestione, tumefazione ed emorragie. La malattia non colpisce gli esseri umani e non esiste il rischio che si trasmetta attraverso la carne o il latte. La malattia è presente da alcuni anni nell'Europa meridionale, ma quest'anno i focolai sono stati registrati per la prima volta nell'Europa del Nord, principalmente in Belgio, Francia, Germania e nei Paesi Bassi. L'EFSA intende chiedere agli Stati membri, in particolare a quelli già interessati dalla malattia, di condividere i dati scientifici a loro disposizione sulla Blue Tongue, nonché le valutazioni del rischio nazionale. L'EFSA utilizzerà tali informazioni per sviluppare una rete di esperti degli Stati membri dell'UE e di agenzie nazionali impegnate nelle valutazioni dei rischi nel settore della salute umana. Gli esperti, in collaborazione con il gruppo di lavoro dell'EFSA per la Blue Tongue, elaboreranno una consulenza scientifica sul contenimento del morbo. I settori per i quali è necessaria una migliore conoscenza della malattia comprendono le modalità di diffusione della Blue Tongue e il ruolo che insetti diversi dai moscerini Culcoides svolgono nella trasmissione del virus. Secondo il gruppo dell'EFSA responsabile della salute e del benessere degli animali, è necessario un approccio europeo integrato per fronteggiare il focolaio. L'EFSA osserva tuttavia che se occorre fornire una solida consulenza scientifica all'UE, devono essere armonizzati a livello comunitario i sistemi di raccolta dati e le procedure di campionatura, devono essere potenziati i metodi di condivisione dei dati tra Stati membri e devono essere studiate le origini degli ultimi focolai nell'UE. Dal 2000 le norme comunitarie hanno stabilito procedure intese ad arrestare la diffusione della malattia. Esse comprendono l'istituzione di zone di sorveglianza che circondano le aree infette e restrizioni alla circolazione degli animali al di fuori di quelle zone.