Secondo una relazione, la Francia non riesce a valorizzare i risultati della ricerca
Secondo una relazione pubblicata dal ministero francese dell'Istruzione superiore e della ricerca, la valorizzazione dei risultati delle attività di ricerca ha registrato un andamento stagnante in Francia, malgrado le misure introdotte per incentivare l'innovazione e la base di ricerca del paese. Gli autori della relazione hanno tratto tale conclusione confrontando e contrapponendo le strutture dei laboratori pubblici e privati francesi e d'oltremare e la loro capacità di valorizzare i risultati della ricerca. Per quanto riguarda i partenariati di ricerca pubblico-privati, uno degli indicatori chiave utilizzati, lo studio rileva che il volume dei contratti stipulati tra gli istituti di ricerca pubblici e l'industria non è aumentato dal 1992. La maggioranza dei contratti effettivamente conclusi riguarda solo una percentuale esigua degli istituti di ricerca pubblici francesi. Di conseguenza, è stato osservato un indebolimento della competitività francese che, a detta degli autori dello studio, esercita un effetto domino sulla partecipazione del paese ai programmi quadro comunitari per la ricerca. La situazione è altrettanto stagnante in termini di valore acquisito dagli istituti di ricerca grazie alla loro proprietà intellettuale. Benché il numero delle domande di brevetto presentate sia salito negli ultimi 10 anni e sia praticamente raddoppiato dal 1996, la Francia ne ha tratto un guadagno economico molto ridotto. Lo studio sostiene che l'aumento dei brevetti è riconducibile al desiderio di tutelare le invenzioni, e non di sfruttarle. Un secondo motivo alla base dell'assenza di introiti potrebbe essere il fatto che molti dei brevetti sono condivisi da vari istituti di ricerca. Lo studio ha inoltre valutato la capacità della Francia di sfruttare le proprie attività di ricerca esaminando il numero di società innovative create dagli istituti di ricerca pubblici. A prima vista, le cifre sono incoraggianti, con un totale di 90 società avviate annualmente grazie all'iniziativa degli istituti di ricerca pubblici. La situazione è tuttavia meno incoraggiante se si esamina la crescita di tali imprese. Lo studio stima che meno di 1 società su 10 raggiunge un fatturato di 1 Mio EUR dopo quattro anni. Tra i fattori alla base di tale crescita stentata, si indicano le strutture, che non agevolano il trasferimento rapido della tecnologia, nonché la mancata partecipazione da parte dell'industria. Infine, lo studio ha valutato il movimento dei ricercatori tra i laboratori pubblici e l'industria, ritenuto il modo migliore di trasferire e valorizzare la conoscenza e i risultati della ricerca. Anche in questo caso vi è molto margine di miglioramento. Nel 2004, soltanto il 38% dei giovani dottori di ricerca ha trovato occupazione nell'industria, a fronte del 62% che è stato assunto nel settore pubblico. Per capovolgere la situazione, gli autori dello studio invocano importanti cambiamenti nel modo in cui la ricerca viene organizzata e condotta nel settore pubblico. Raccomandano inoltre lo sviluppo di meccanismi quali gli uffici per il trasferimento della tecnologia, che consentirebbero una migliore collaborazione tra l'industria e gli istituti di ricerca pubblica. Tuttavia, aggiungono gli autori, le misure adottate per intensificare tali legami non dovrebbero andare a discapito della ricerca di base.
Paesi
Francia