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Contenuto archiviato il 2023-03-02

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Scienziati alla ricerca della fonte di pandemia di influenza aviaria nel Regno Unito

Un'équipe di scienziati è attualmente impegnata nel tentativo di individuare la fonte di un focolaio di influenza aviaria che ha colpito un allevamento di tacchini nel Regno Unito. La notizia del primo focolaio del ceppo H5N1 dell'influenza aviaria registrato in Inghilterra ...

Un'équipe di scienziati è attualmente impegnata nel tentativo di individuare la fonte di un focolaio di influenza aviaria che ha colpito un allevamento di tacchini nel Regno Unito. La notizia del primo focolaio del ceppo H5N1 dell'influenza aviaria registrato in Inghilterra arriva dopo la recente conferma della presenza del virus letale in Ungheria e una palese nuova insorgenza della malattia in altre parti del mondo. Poiché il ceppo è analogo a quello riscontrato in Ungheria, la teoria più accreditata è quella secondo cui il virus viene diffuso grazie agli uccelli selvatici che migrano verso occidente. Fino a quando non si individuerà la fonte, studiosi, allevatori e autorità britanniche possono comunque solo avanzare ipotesi. Il Comitato permanente della catena alimentare e della salute animale dell'Unione europea, di cui fanno parte esperti in veterinaria, si riunirà il 6 febbraio allo scopo di discutere in merito alla situazione della patologia e alle misure da adottare. Nel frattempo, Regno Unito e Ungheria sono stati solleciti nell'attuare la normativa comunitaria che prevede controlli severi riguardo agli spostamenti del pollame in caso di un'epidemia e la definizione di una zona di protezione intorno all'azienda agricola dove vengono riscontrati i casi di infezione. Anche i governi di altri Stati membri dell'UE hanno adottato misure precauzionali. L'Irlanda ha allertato i propri laboratori, i Paesi Bassi hanno annunciato il rafforzamento delle misure protettive, mentre la Francia sta valutando i rischi cui può essere soggetto il pollame presente nel paese. L'Organizzazione mondiale della sanità ha confermato che il virus H5N1, anche se interessa principalmente i volatili, può contagiare gli esseri umani. Dal 2003 su 271 casi registrati a livello mondiale, 165 hanno riguardato persone che sono poi decedute. Negli ultimi giorni è stata anche confermata la notizia del primo decesso per influenza aviaria di un essere umano nell'Africa occidentale, una donna di 22 anni di Lagos (Nigeria), morta il 16 gennaio. Gli scienziati sono divisi per quanto concerne l'interrogativo sull'eventualità che il virus possa mutare e generare un ceppo pandemico in grado di uccidere gli esseri umani in tutto il mondo. Il professor Koos Van der Velden, presidente dello European Influenza Surveillance Scheme, ha dichiarato alla testata «The Independent»: «Mi accorgo che il pubblico viene sommerso con tutti i possibili avvertimenti sul virus H5N1, anche se poi la realtà è che non è scoppiata alcuna pandemia. Ma la minaccia è sempre in agguato e sono più elevate le probabilità che l'epidemia scoppi in una parte del mondo più densamente popolata e dove i sistemi di governo sono deboli.» In una lettera a «The Guardian», alcuni premi Nobel, nonché personalità del calibro di Noam Chomsky e Naomi Klein hanno chiesto di eliminare gli allevamenti intensivi su larga scala che, secondo loro, «accelerano lo sviluppo di nuove malattie pandemiche».

Paesi

Regno Unito