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Contenuto archiviato il 2023-03-02

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Studio fa luce sull'efficacia del vaccino contro la TBC

Un nuovo studio, finanziato dall'UE, fa luce sull'efficacia dei vaccini contro la tubercolosi (TBC) somministrati per via orale rispetto ai vaccini iniettati. Tuttavia, in un articolo pubblicato sulla rivista «Proceedings of the National Academy of Sciences» (PNAS), gli scienz...

Un nuovo studio, finanziato dall'UE, fa luce sull'efficacia dei vaccini contro la tubercolosi (TBC) somministrati per via orale rispetto ai vaccini iniettati. Tuttavia, in un articolo pubblicato sulla rivista «Proceedings of the National Academy of Sciences» (PNAS), gli scienziati mettono in dubbio la validità del test più comunemente utilizzato per valutare l'efficacia di potenziali vaccini. Secondo l'Organizzazione mondiale della sanità, ogni anno vengono diagnosticati oltre otto milioni di nuovi casi di TBC e riportati 1,6 milioni di decessi dovuti alla malattia, di cui è responsabile un batterio chiamato Mycobacterium tuberculosis. Nonostante la diffusione e la gravità della TBC, non esiste tuttora alcun vaccino realmente efficace contro questa patologia. Infatti, i medici usano ancora il vaccino BCG (Bacillus Calmette-Guérin), messo a punto nel 1921 dagli scienziati francesi Albert Calmette e Camille Guérin. Il BCG è basato sui batteri che provocano la TBC bovina. Il BCG è efficace nel prevenire forme gravi di TBC nei bambini, ma non offre alcuna protezione contro la tubercolosi polmonare negli adulti. Partendo da queste premesse, gli scienziati di tutto il mondo sono impegnati nello studio di nuovi vaccini che offriranno una migliore protezione contro questa malattia mortale; una serie di vaccini potenziali è già oggetto di sperimentazioni cliniche. Tuttavia, rimangono aperte le questioni sul modo migliore di somministrazione dei vaccini. Quando è stato sviluppato, il BCG veniva somministrato per via orale, ma adesso viene iniettato per via cutanea. «La nostra conoscenza del collegamento fra la protezione offerta e la modalità di somministrazione è irrisoria», ha osservato Stefan Kaufmann, direttore dell'Istituto Max Planck per la biologia delle infezioni e uno degli autori dell'articolo. Nell'ambito di quest'ultimo studio, gli scienziati hanno somministrato ad alcuni topi un vaccino per via orale e ad altri un vaccino mediante iniezione. Le due modalità hanno offerto livelli di protezione contro la TBC comparabili, sebbene test sui topi abbiano mostrato che il vaccino si diffondeva in diversi tessuti. Dopo l'iniezione, i bacilli venivano trovati ad elevate concentrazioni nella milza, nel fegato e nei polmoni, mentre dopo la vaccinazione per via orale, i bacilli erano concentrati nell'intestino tenue e nei linfonodi mesenterici, ma non in tessuti più profondi. Il lavoro solleva inoltre questioni sulla validità dei biomarcatori usati per valutare i livelli di immunità. Fino a qualche tempo fa, era ampiamente accettato il fatto che le cellule CD4+ T che producono l'interferone-gamma svolgevano un ruolo importante nella formazione dell'effetto protettivo dei vaccini e per questo motivo gli scienziati spesso le hanno usate come biomarcatori che potrebbero indicare l'efficacia di un possibile vaccino. Tuttavia, i risultati dello studio dimostrano che questi biomarcatori potrebbero non essere un indicatore affidabile dell'immunità. Dato che una serie di vaccini sta passando alla fase della sperimentazione clinica, è di importanza fondamentale che gli scienziati abbiano accesso ad un test che indichi in modo affidabile l'efficacia di un vaccino. «La protezione era correlata per lo più ad un accumulo rapido di specifiche cellule CD8+ T nei tessuti infetti», ha dichiarato il professore Kaufmann. «Per contro, le cellule CD4+ T indicavano il livello di infezione con il Mycobacterium tuberculosis anziché l'efficacia della protezione.» «I dati di cui siamo in possesso mettono in dubbio la valutazione della secrezione di IFN-gamma da parte delle cellule CD4+ T e sottolineano la necessità dello sviluppo di nuovi biomarcatori ai fini della valutazione dell'efficacia dei vaccini antitubercolosi», concludono gli scienziati. L'UE finanzia lo studio a titolo del progetto MUVAPRED (Vaccini mucosali contro le malattie legate alla povertà) nell'ambito del Sesto programma quadro.

Paesi

Germania