Tecnica di brain-imaging per valutare l'empatia
Possiamo pensare di metterci nei panni altrui senza aver mai vissuto la stessa esperienza di dolore emotivo? Il dott. Nicolas Danziger dell'Istituto francese della sanità e della ricerca medica (INSERM) e i suoi colleghi hanno usato una tecnica avanzata di brain-imaging per gettare luce su questo importante tema. I risultati dello studio sono pubblicati nella rivista Neuron. Ci sono persone che hanno la capacità di entrare in empatia con i sentimenti altrui attraverso un meccanismo di "rispecchiarsi" che si rifà ad esperienze vissute nel passato. Coloro che non hanno mai provato un particolare sentimento, sono incapaci di empatizzare direttamente. Le persone che rientrano in questa seconda categoria dipendono da un processo inferente chiamato "presa di prospettiva". "I pazienti affetti da insensibilità al dolore congenita (CIP) offrono un'opportunità unica per esaminare questo modello di empatia, per esplorare come la mancanza di rappresentazione del dolore proprio possa influenzare la percezione del dolore altrui," scrive il dott. Danziger. Studi precedenti del brain imaging hanno mostrato modelli simili di attività cerebrale quando le persone percepiscono le proprie emozioni e individuano le stesse emozioni negli altri. In uno studio del 2006 il dott. Danziger e i suoi colleghi hanno dimostrato che i pazienti con CIP sottovalutavano il dolore provato da altri perché non possedevano i riferimenti emotivi necessari, e che la loro valutazione del dolore era fortemente legata alle "differenze individuali" nel tratto dell'empatia. Per lo studio presente, i ricercatori hanno usato la fMRI (functional magnetic resonance imaging) legata agli eventi, per valutare l'attività cerebrale collegata all'empatia del dolore, in un campione di 13 pazienti con CIP e un gruppo di controllo composto da 13 soggetti sani. Il team ha esaminato i partecipanti mentre guardavano fotografie di persone sofferenti a causa di parti del corpo traumatizzate (esperimento 1) o con espressioni di dolore sul volto (esperimento 2). Ad ogni partecipante è stato chiesto come immaginava si sentisse la persona nella fotografia. I ricercatori hanno previsto che i pazienti con CIP avrebbero dimostrato una minore attività cerebrale nelle aree del cervello preposte al coinvolgimento nella "risonanza automatica" al dolore altrui, tra cui l'insula anteriore e la corteccia cingolata anteriore. Hanno anche anticipato che le aree del cervello coinvolte nella percezione emotiva sarebbero entrate in azione quando il paziente avrebbe cercato di creare una rappresentazione del dolore provato dagli altri. Queste zone includono le strutture mediane del cervello della corteccia prefrontale mediale e cingolata posteriore. Essi hanno scoperto che all'osservazione del dolore i pazienti con CIP mostravano una risposta fMRI normale nell'insula anteriore e nella corteccia cingolata anteriore, che fanno parte dei cosiddetti "circuiti condivisi" del dolore proprio e altrui. I ricercatori hanno spiegato che per i pazienti con CIP il tratto dell'empatia prevedeva una risposta nell'area ventromediale frontale alla rappresentazione sensoriale del dolore altrui, nonché la risposta nell'area cingolata posteriore alla rappresentazione emotiva del dolore altrui. Le scoperte indicano che, quando sono assenti i meccanismi di risonanza funzionale creati dalle esperienze proprie del dolore, i pazienti con CIP dipendono fortemente dalla loro capacità empatica di immaginare il dolore degli altri. Secondo i ricercatori, le strutture cerebrali mediane che si attivano sono la "firma neurale del processo cognitivo-emozionale". Lo studio conclude che: "Le nostre scoperte confermano il ruolo importante delle strutture mediane nell'assumere una prospettiva emotiva e nella capacità di capire i sentimenti altrui, nonostante la mancanza di qualsiasi esperienza precedente dello stesso tipo. Una sfida empatica spesso affrontata nelle interazioni sociali umane."
Paesi
Francia