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Contenuto archiviato il 2023-03-16

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Prevedere l'attività solare e le condizioni meteorologiche nello spazio

La capacità di prevedere periodi di intensa attività solare potrebbe essere migliorata grazie al confronto effettuato da alcuni scienziati tra i cicli dell'attività magnetica solare (nel corso degli ultimi 10.000 anni ricavandola da carotaggi nel ghiaccio) e l'azione dei piane...

La capacità di prevedere periodi di intensa attività solare potrebbe essere migliorata grazie al confronto effettuato da alcuni scienziati tra i cicli dell'attività magnetica solare (nel corso degli ultimi 10.000 anni ricavandola da carotaggi nel ghiaccio) e l'azione dei pianeti. Il Sole determina il moto dei pianeti, ma si è scoperto che anche i pianeti possono esercitare un'influenza sul Sole. Le loro configurazioni sembrano essere responsabili dei cicli a lungo termine di aumentata attività solare. Questa scoperta è ritenuta importante nel momento in cui la nostra società sta diventando sempre più dipendente da tecnologie quali le comunicazioni satellitari e i sistemi di navigazione, oltre alle reti elettriche, che possono essere messe fuori uso dalle grandi eruzioni solari. Scienziati all'Eawag e alla ETH Zurich, in collaborazione con colleghi provenienti da Australia e Spagna, stanno continuando a studiare la configurazione dei pianeti. Nel loro studio, apparso su Astronomy & Astrophysics, gli autori principali il professor José Abreu e il dott. Jürg Beer di Eawag Aquatic Research dimostrano perché ritengono che l'idea dell'influenza planetaria sia così convincente. Seguendo le fasi delle 5 più importanti periodicità dell'attività solare nel corso degli ultimi 10.000 anni, essi hanno osservato che i valori massimi e minimi ricompaiono con esattamente la stessa periodicità persino dopo essersi ridotti o essere spariti del tutto per un certo periodo. Il dott. Beer ne deduce che "Tutto indica un "orologio" esterno, che altro non può essere se non i pianeti". Le prove evidenti del numero delle macchie solari (una misura dell'attività solare) sono disponibili solo da circa 400 anni, ovvero l'epoca delle osservazioni con il telescopio. Queste prove sono state ottenute da carotaggi nel ghiaccio polare (in Antartide e Groenlandia) in cui i radionuclidi (un atomo con un nucleo instabile) prodotti dai raggi cosmici sono conservati. Durante i periodi di inattività del Sole, poiché l'effetto di ostruzione del campo magnetico solare è più debole, nell'atmosfera entrano più raggi cosmici e c'è una maggiore produzione di radionuclidi. Gli autori dello studio stanno ancora descrivendo le loro conclusioni in modo cauto come semplici ipotesi. Tuttavia, se le conclusioni venissero confermate, esse potrebbero avere grande importanza per aiutare a comprendere e sviluppare modelli più realistici del Sole. Inoltre, esse potrebbero anche aiutare a fare previsioni più affidabili del clima nello spazio o persino delle condizioni meteorologiche per viaggi spaziali più lunghi. Il loro studio ha inoltre esaminato l'effetto dei super-brillamenti, enormi eruzioni di plasma solare che scagliano miliardi di tonnellate di gas nell'atmosfera e causano tempeste magnetiche nello spazio e sulla Terra. Satelliti, sistemi avionici sugli aerei, reti elettriche, segnali radio e molti altri sistemi potrebbero essere interrotti o distrutti da un evento di questo tipo. Ma rimane ancora da chiarire se una migliore comprensione dell'attività magnetica solare aiuterà a prevedere la frequenza e l'intensità di queste eruzioni. Il dott. Beer ammette che: "Gli allarmi per le tempeste sono ancora molto lontani. Ma le ultime ricerche ci portano un passo più vicino dall'essere in grado di dare una migliore spiegazione del clima spaziale a più lungo termine".Per maggiori informazioni, visitare: Astronomy & Astrophysics: http://dx.doi.org/10.1051/0004-6361/201219997 Eawag Aquatic Research: http://www.eawag.ch/about/index_EN

Paesi

Svizzera

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