Il linguaggio come strumento per comprendere il cervello
Svelare i segreti del cervello umano potrebbe fornire al mondo informazioni di inestimabile valore sull’umanità, oltre a cambiare il modo in cui i disturbi cerebrali vengono diagnosticati e trattati. Acquisire simili elementi di comprensione su questo settore di studio è una delle maggiori sfide scientifiche odierne. Lo Human Brain Project (HBP)(si apre in una nuova finestra), un’iniziativa dell’UE della durata di 10 anni nel campo delle neuroscienze, sta affrontando questa sfida a viso aperto mediante la progettazione e la realizzazione di un’infrastruttura di ricerca per contribuire a far progredire la neuroscienza, la medicina e l’informatica. Il vertice e giornata aperta dell’HBP, in quanto parte di quest’iniziativa al suo settimo anno di programmazione, ha riunito scienziati e professionisti ad Atene, in Grecia, per illustrare gli sforzi compiuti in questo settore. Papadimitriou, relatore principale del vertice, docente presso il Dipartimento di Informatica della Columbia University negli Stati Uniti e uno dei più importanti teorici informatici al mondo, ha condiviso le proprie riflessioni su linguaggio, cervello e calcolo.
Il ruolo del linguaggio
«Mi auguro che comprendiate che ciò che sta accadendo ora è straordinario e inspiegabile. Sto sputando fuori, verso di voi, circa quattro sillabe al secondo», ha dichiarato il relatore principale per dare inizio alla propria conferenza. Ha poi continuato a spiegare che le sillabe formano parole che, a loro volta, costruiscono frasi. «Ciò avviene a una frequenza di quattro hertz. Siete scienziati e potete quindi capire che non è normale». In quanto informatico, Papadimitriou si sta avvalendo della sua conoscenza dei computer per comprendere il cervello in modo migliore. Egli osserva che, in contrapposizione agli enormi progressi nelle applicazioni informatiche e nelle scoperte mediche, il cervello umano è tuttora un mistero ed esiste un enorme divario tra quello che comprendiamo in merito a questo eccezionale organo e cosa vogliamo sapere: ad esempio, come la mente emerge dal cervello. Secondo quanto ritenuto dal teorico, il linguaggio è utilizzabile come strumento per comprendere il cervello e può quindi offrire al mondo una preziosa opportunità di capirlo in modo migliore. Egli sottolinea che le funzioni cognitive si sono evolute insieme a quelle animali, mentre il linguaggio è l’unica funzione cognitiva ad essersi evoluta anche in seguito. «Il linguaggio, nel corso delle ultime duemila generazioni, ha subito un’evoluzione; i nostri cervelli invece, sono rimasti uguali in questo periodo di tempo. Il linguaggio, quindi, si è adattato al cervello». Pertanto, mediante lo studio del linguaggio, che rappresenta uno specchio del cervello, la società può svelarne i segreti. Papadimitriou osserva che, nel corso degli ultimi 5 anni, sono stati realizzati fantastici esperimenti come quelli di Poeppel nel 2016, Frankland e Greene nel 2015 e Zaccarella e Friederici nel 2015, che hanno fornito al mondo una comprensione più approfondita del linguaggio del cervello, contribuendo in ultima analisi a colmare il vuoto di conoscenza sul modo in cui il cervello genera la mente e su come i neuroni e le sinapsi, ovvero le giunzioni grazie alle quali i neuroni si trasmettono vicendevolmente i loro messaggi, creano il cervello. Egli ritiene inoltre che le aggregazioni e le loro operazioni possano rappresentare un percorso produttivo per pensare ai calcoli che avvengono nel cervello. Sintetizzando il proprio intervento, l’informatico conclude: «Lo studio del cervello è affascinante e infinito». Attraverso lo studio del linguaggio potremmo compiere un passo in avanti nel processo di comprensione del cervello umano e dei suoi misteri irrisolti.
Paesi
Grecia