Un dispositivo laser rivoluzionario per le ferite croniche
Le ferite croniche che non guariscono in tre mesi sono estremamente inclini alle infezioni di batteri produttori di biofilm resistenti agli antibiotici che ostacolano il processo di guarigione attraverso la secrezione di fattori antinfiammatori. È importante sottolineare che le ferite croniche potrebbero anche espandersi nei tessuti sani circostanti, richiedendo misure più drastiche, quali l’amputazione, per garantire la sopravvivenza del paziente.
Un laser robotico per trattare le ferite croniche
I trattamenti esistenti per le ferite croniche sono rimasti sostanzialmente invariati negli ultimi 50 anni, mentre i recenti approcci si sono rivelati inefficienti. Per affrontare questo problema, il progetto LASER-HEAL, finanziato dall’UE, ha sviluppato un dispositivo che offre una tecnologia laser proprietaria per abbattere i batteri persistenti e contribuire al processo di guarigione. La tecnologia si basa sulla terapia laser di basso livello (LLLT, Low-Level Laser Therapy), una soluzione basata sulla luce precedentemente utilizzata per stimolare i meccanismi di riparazione dei tessuti nelle ferite. «L’innovazione nel nostro metodo di trattamento è una configurazione brevettata di luce laser e opto-meccanica strettamente focalizzata che garantisce la sterilizzazione termica», spiega Janus Beierholm, coordinatore del progetto e amministratore delegato di VULCUR MEDTECH. Il dispositivo stesso è di piccole dimensioni (circa un piede cubo) e comprende un braccio robotico a sei assi in grado di spostare uno strumento con un numero di uscite laser da quattro a otto. Dotato di due telecamere a infrarossi e di una serie di laser per la misurazione della distanza, il dispositivo è in grado di rilevare automaticamente i contorni e la profondità della ferita, richiedendo un input minimo da parte dell’operatore. Il dispositivo può trattare siti di ferite sia accessibili che difficili da raggiungere, senza entrare in contatto con il paziente. L’approccio è sicuro e a basso costo e ogni sessione dura solo 30 minuti. Sulla base dei colloqui con i clienti, gli scienziati prevedono che saranno necessari in media 10 trattamenti per 10 settimane.
Prospettive future per la tecnologia proprietaria LASER-HEAL
Beierholm sottolinea: «I batteri hanno una temperatura limite per la sopravvivenza; riscaldare semplicemente il biofilm su una ferita cronica non è sufficiente». Il team LASER-HEAL ha determinato il tempo e l’energia necessari per uccidere i batteri lasciando intatte le cellule umane. Utilizzando un modello di ferita cronica che imita da vicino l’ambiente di una ferita cronica, LASER-HEAL ha dimostrato un’elevata efficacia (99 %) nell’uccisione delle specie batteriche clinicamente rilevanti Escherichia coli, Pseudomonas aeruginosa e Staphylococcus aureus, normalmente presenti nei biofilm. L’uccisione è stata ottenuta in un singolo trattamento e non è stato rilevato alcun danno alle cellule umane adiacenti. La tecnologia brevettata LASER-HEAL fornisce, per la prima volta, la pulizia della ferita cronica in tre dimensioni. È importante sottolineare che l’approccio non si basa su medicazioni personalizzate o fattori di crescita: si tratta di un trattamento unico eseguibile da una singola infermiera. Inoltre, non attacca i batteri con antibiotici e agenti anti-biofilm, prevenendo così la comparsa di resistenza ai farmaci. A seguito dell’approvazione della Food and Drug Administration nel 2020, i partner prevedono di testare la tecnologia in tre cliniche per la cura delle ferite in California. Con il finanziamento adeguato, avvieranno lo sviluppo del prodotto in modo da raggiungere il mercato entro i prossimi 4 anni. In prospettiva, Beierholm è fiducioso che questa «opzione di trattamento dedicata e sicura per le ferite croniche allevierà i forti dolori dei pazienti, farà risparmiare tanti soldi agli ospedali ed eviterà amputazioni».
Parole chiave
LASER-HEAL, laser, ferita cronica, biofilm, riparazione della ferita, cura della ferita, guarigione