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A slow release insemination that doubles the success rate of the most common first line treatment of infertility.

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Un maggiore tasso di successo per le gravidanze grazie a un dispositivo che imita la naturale migrazione dello sperma

Il trattamento di inseminazione artificiale per le coppie che non possono concepire ha un alto tasso di fallimento, ma un progetto finanziato dall’UE ha dimostrato che un dispositivo che imita più accuratamente l’arco temporale del concepimento porta a un numero più elevato di gravidanze.

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L’infertilità colpisce circa una coppia su sei in tutto il mondo. Attualmente il trattamento più comune di tecnologia a supporto della riproduzione, che tuttavia è costoso e invasivo, è la fecondazione in vitro (FIV). Tuttavia, prima di sottoporsi a tale procedura rischiosa, che prevede la rimozione di ovuli dalle ovaie e la loro miscelazione con lo sperma per creare un pre-embrione che viene successivamente reinserito nell’utero, vengono effettuati dai tre ai sei tentativi di una più semplice inseminazione intrauterina (IUI), iniettandolo sperma direttamente nell’utero attraverso un apposito catetere a palloncino e impiegando una siringa. «Sfortunatamente, il tasso di successo dell’inseminazione intrauterina non è molto elevato, attestandosi tra il 6 % e il 12 %, a seconda dell’età della paziente», afferma il coordinatore del progetto Amnon Weichselbaum, cofondatore e direttore scientifico di Fertiligent, un’azienda israeliana che ha sviluppato un nuovo dispositivo di inseminazione con l’aiuto dei finanziamenti UE per il progetto EVIE 2.0. Precedenti ricerche hanno scoperto che normalmente sono necessarie circa 4 ore affinché lo sperma si faccia strada verso la cavità uterina attraverso le tube di Falloppio e raggiunga l’ovulo in attesa. «Invece di bombardare l’utero con lo sperma, pensavamo che avremmo potuto aumentare il tasso di successo con un semplice trattamento di inseminazione intrauterina grazie al nostro concetto di rilascio lento», aggiunge Weichselbaum. «Il nostro concetto era il seguente: posizionare lo sperma più vicino possibile all’ovulo in attesa e imitare l’arco temporale naturale di 4 ore necessarie affinché lo sperma migri attraverso la cervice ed entri nella cavità uterina, rilasciando lo sperma gradualmente nel corso di tale lasso di tempo», spiega. I tassi di gravidanza ottenuti impiegando un semplice dispositivo di prima generazione sviluppato dal gruppo sono 2,5 volte più alti rispetto all’inseminazione intrauterina tradizionale, permettendo di risparmiare sui costosi cicli ripetuti di fecondazione in vitro. «Il fatto che tale successo sia attribuito in larga parte all’aver aumentato la quantità di sperma che raggiunge le tube di Falloppio è un elemento cruciale», afferma Weichselbaum. Le sperimentazioni cliniche hanno dimostrato che l’inseminazione a rilascio lento è superiore alla cosiddetta tecnica del bolo, che prevede l’iniezione di sperma in un’unica soluzione.

Un dispositivo più ottimizzato

Il dispositivo di prima generazione, conosciuto come EVIE 1.0 impiega una siringa all’interno di una pompa intelligente, che rilascia lentamente lo sperma nell’utero in modo lineare, direttamente attraverso un apposito catetere, spiega Weichselbaum. Lo strumento di seconda generazione, EVIE 2.0 sviluppato con fondi dell’UE, è più piccolo e di più semplice utilizzo, oltre a essere più ottimizzato e robusto rispetto alla versione precedente. Il dispositivo impiega un catetere a palloncino più avanzato, in grado di dirigere lo sperma verso le aperture delle tube di Falloppio, accorciando la distanza tra lo sperma e l’ovulo in attesa. «Il nuovo catetere sarà in grado di migliorare il tasso di successo», spiega Weichselbaum. Inoltre, esso supera la cervice, dove lo sperma può rimanere bloccato nel muco cervicale e non essere più in grado di completare la migrazione. Tale processo aumenta le probabilità di fecondazione degli ovuli.

Un semplice kit

«Si tratta di un kit monouso: la pompa stessa, una siringa sterile impiegata per l’inseminazione intrauterina tradizionale e il nostro apposito catetere a palloncino», aggiunge Weichselbaum. «La sua bellezza sta nella sua semplicità. Tutto ciò che il ginecologo deve fare è inserire il catetere nell’utero, gonfiare il palloncino, attaccare il dispositivo con una fascetta alla gamba della paziente e premere il bottone: successivamente, tutto viene svolto in automatico». Il dispositivo a rilascio prolungato singolo EVIE 2.0 ha avuto buone prestazioni nelle sperimentazioni di laboratorio. «Abbiamo scoperto che il modello lineare di rilascio dello sperma in esattamente 4 ore è molto più preciso e affidabile rispetto a quello del dispositivo EVIE 1.0», aggiunge Weichselbaum. Se il precedente dispositivo meccanico comprendeva 20 diverse parti e componenti, la nuova versione ha solo quattro componenti: la sua produzione è dunque più semplice e meno costosa. Il prototipo avanzato verrà impiegato per sperimentazioni cliniche destinate alla sua messa a punto prima dell’introduzione sul mercato.

Parole chiave

EVIE 2.0, EVIE 1.0, fertilità, inseminazione, inseminazione intrauterina, concepimento, fecondazione in vitro, utero, ovario, tube di Falloppio, sperma, catetere

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