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Contenuto archiviato il 2023-04-17

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Nessun trattamento basato sulle evidenze per la Covid-19

Sono urgentemente necessarie più sperimentazioni cliniche di alta qualità. Secondo quando evidenziato da una revisione parzialmente finanziata dall’UE, nonostante alcuni farmaci sembrino dare benefici ai pazienti affetti da Covid-19, la certezza dell’evidenza nelle sperimentazioni attuali è molto bassa.

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Lieve infezione polmonare, polmonite grave, insufficienza degli organi e morte: gli effetti del virus SARS-CoV-2 sul corpo umano sono ampi e imprevedibili. Sebbene gli operatori sanitari seguano determinate linee guida per trattare i pazienti affetti da Covid-19, manca ancora un trattamento basato sulle evidenze specifico per tale malattia. In risposta all’emergenza attuale, sono in corso numerose sperimentazioni cliniche randomizzate che mettono alla prova gli effetti di diverse tipologie di trattamenti. Una sperimentazione singola, tuttavia, generalmente non costituisce una valutazione adeguatamente affidabile. Affinché interventi di provata efficacia vengano introdotti nella pratica clinica, è necessario raccogliere evidenze da numerose sperimentazioni, monitorarle e aggiornarle costantemente. Con il parziale sostegno del progetto COMPAR-EU, finanziato dall’UE, alcuni ricercatori stanno svolgendo una revisione sistematica costantemente aggiornata (living systematic review) di sperimentazioni cliniche randomizzate al fine di contribuire alle raccomandazioni basate sulle evidenze per il trattamento della Covid-19. La prima edizione della revisione, «Interventions for treatment of COVID-19: A living systematic review with meta-analyses and trial sequential analyses (The LIVING Project)» («Interventi per il trattamento della Covid-19: una revisione sistematica costantemente aggiornata con meta-analisi e analisi sequenziali di sperimentazioni (Il progetto LIVING)»), è stata caricata sul sito web «ClinOwl».

Risultati della revisione

Nello studio sono state incluse 33 sperimentazioni cliniche con 13 312 partecipanti, così da effettuare un’efficace valutazione degli effetti positivi e dannosi di diversi trattamenti per la Covid-19. Una sperimentazione che ha randomizzato 6 425 pazienti ha mostrato che un farmaco antinfiammatorio, il desametasone, potrebbe apportare più benefici rispetto alle cure tradizionali, in due casi: per la mortalità generale (il tasso di mortalità derivato da tutte le cause di morte in uno specifico lasso di tempo) e per la ventilazione meccanica. Come riportato nella revisione completa ad accesso aperto su PLOS Medicine, «482/2 104 persone sono decedute nel gruppo che assumeva desametasone, rispetto a 1 110/4 321 nel gruppo sottoposto a cure standard» e «482/2 104 pazienti hanno manifestato uno o più eventi avversi gravi nel gruppo del desametasone, rispetto a 1 110/4 321 nel gruppo che ha ricevuto cure standard». Una meta-analisi svolta su due sperimentazioni ha confrontato gli effetti del remdesivir, un farmaco antivirale ad ampio spettro, con quelli di un placebo. Il remdesivir è parso avere un effetto maggiormente positivo sugli eventi avversi più gravi (situazioni mediche potenzialmente letali o che hanno condotto all’ospedalizzazione o al decesso del paziente), ma non ha mostrato nessun effetto sulla mortalità generale o sugli eventi avversi non gravi. In una meta-analisi di ulteriori sei sperimentazioni l’idrossiclorochina, un farmaco comunemente impiegato per la prevenzione e il trattamento della malaria, è parso avere un effetto dannoso se somministrato nel caso di eventi avversi non gravi e nessun effetto sulla mortalità generale o su eventi avversi non gravi. «Il nostro studio ha mostrato che il desametasone e il remdesivir potrebbero giovare ai pazienti affetti da Covid-19, ma la certezza dell’evidenza era bassa o molto bassa, e sono dunque necessarie ulteriori sperimentazioni. Potremmo affermare che l’idrossiclorochina non ha effetti positivi per la Covid-19, per quanto riguarda la riduzione dei decessi e degli eventi avversi gravi, al livello di riduzione di rischio relativo del 20 %», hanno affermato i ricercatori nella revisione. I risultati ottenuti da cinque singole sperimentazioni hanno rilevanza statistica, ma non erano sostenuti da evidenze sufficienti che permettano di trarre qualsiasi conclusione realistica sugli effetti dei farmaci. Nessuno dei risultati delle rimanenti sperimentazioni singole ha fornito evidenze che gli interventi sperimentali abbiano portato a differenze rispetto ai risultati della revisione previsti dai ricercatori. Si è giunti alla conclusione che attualmente non esistono trattamenti certi basati sull’evidenza per la Covid-19; tale carenza potrebbe essere affrontata con un aumento di sperimentazioni cliniche randomizzate di alta qualità e dal basso rischio di bias. «Vi è l’urgenza di riscontrare evidenze aggiuntive, e in particolare di eseguire sperimentazioni che valutino gli effetti del desametasone e del remdesivir», hanno concluso gli autori. La revisione sostenuta da COMPAR-EU (Comparing effectiveness of self-management interventions in 4 high priority chronic diseases in Europe) continuerà a fornire dati essenziali per contribuire al trattamento e alla ricerca clinica per la Covid-19. Per ulteriori informazioni, consultare: sito web del progetto COMPAR-EU

Parole chiave

COMPAR-EU, Covid-19, coronavirus, sperimentazioni cliniche, evidenze, revisione

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