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Zooarchaeology of the Nuragic Bronze Age

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Nuovi indizi sulla vita nell’età del bronzo

L’applicazione dell’analisi degli isotopi per esaminare resti di bestiame in Sardegna potrebbe svelare segreti sulle modalità di sviluppo della struttura politica e sociale dell’antica civiltà vissuta in tale territorio.

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La cultura nuragica, sviluppatasi nell’isola mediterranea della Sardegna in un periodo compreso tra il 1 700 e il 900 a.C. è conosciuta per la costruzione di migliaia di torri monumentali in pietra. Secondo le stime degli archeologi, ai tempi esistevano ben 10 000 torri; ciononostante, ora ne rimangono solamente poche migliaia. «La civiltà nuragica ha inoltre costruito monumenti noti come le tombe dei giganti, oltre a numerose strutture rituali dedicate all’acqua», osserva la borsista Marie Skłodowska-Curie del progetto ZANBA Emily Holt, ricercatrice presso l’Università di Cardiff nel Regno Unito. «Questa popolazione era molto attiva nella lavorazione dei metalli, mediante la quale costruivano lingotti, armi e utensili, nonché migliaia di piccole statuette in bronzo.» Si sa poco, tuttavia, sulle prime fasi della cultura nuragica. «La maggior parte delle ricerche ha concentrato l’attenzione sulle epoche successive, nelle quali la cultura nuragica produsse i suoi risultati architettonici più straordinari», afferma Holt.

Campioni dal passato

ZANBA, che è stato intrapreso con il sostegno del programma di azioni Marie Skłodowska-Curie, ha cercato di far luce su questo periodo iniziale allo scopo di svelare ulteriori informazioni sul modo in cui si è sviluppata la cultura nuragica. Il sito studiato da Holt, ovvero Sa Conca ‘e sa Cresia, nelle vicinanze del paese di Siddi nella Sardegna centro-meridionale, è stato datato al radiocarbonio fra il 1750 e il 1450 a.C. ovvero nel periodo che rappresenta la prima fase della cultura nuragica. Nel suo progetto, Holt ha impiegato una tecnica chiamata analisi degli isotopi. Mediante l’estrazione di elementi quali stronzio, azoto e carbonio dagli antichi resti di animali domestici, la ricercatrice si era prefissa di ricavare indizi sulla loro alimentazione. Informazioni di tal genere potrebbero farci scoprire dove e come sono stati allevati questi animali, rivelando potenzialmente importanti indicazioni sul tipo di società esistente in quei tempi. Per esempio, si trattava di un periodo di consolidamento politico in espansione? Vigevano strategie di intensificazione economica? In primo luogo, tuttavia, era necessario realizzare una mappa di base degli isotopi dello stronzio della Sardegna centrale in modo da disporre di un termine di riferimento con cui raffrontare gli antichi campioni. «Il fatto di non avere a disposizione una buona mappa di base della Sardegna ha ostacolato i progressi nell’ambito degli studi sulla mobilità tramite l’impiego degli isotopi dello stronzio», spiega. Per dare avvio ai lavori, quindi, Holt e il suo team hanno raccolto e analizzato campioni di piante odierni per costruire la mappa di base. Sono stati quindi portati alla luce campioni di denti provenienti da animali domestici rinvenuti presso il sito di Sa Conca ‘e sa Cresia, successivamente usati come oggetto di analisi. «A tal fine, prima di poter svolgere l’analisi chimica, è stato necessario effettuare precise perforazioni per tagliare campioni dello smalto dentale», aggiunge Holt.

Svelare la storia antica

Holt sta al momento completando la prima fase del progetto, ovvero la prima mappa di base degli isotopi dello stronzio della Sardegna. «Ciò rappresenterà un traguardo molto importante», afferma. «Una volta portata a termine, potrà essere utilizzata da qualsiasi archeologo per applicare l’analisi degli isotopi dello stronzio ai propri campioni.» Il prossimo passo consiste nell’effettuare test sui resti di animali rinvenuti a Sa Conca ‘e sa Cresia. «Qualunque esse siano, le scoperte che realizzeremo saranno interessanti perché le informazioni a nostra disposizione sono davvero limitate», aggiunge Holt. «Se scopriamo che gli animali venivano allevati in prossimità delle abitazioni, possibilmente in maniera intensiva, si potrebbe dedurre l’esistenza di piccole entità politiche che intrattenevano rapporti in qualche modo tesi tra di loro. Ciò potrebbe suggerire che, per potersi verificare, il consolidamento politico avvenuto più avanti nel corso della storia nuragica avrebbe avuto bisogno di alcune precise strategie e sforzi concertati.» Al contrario, se si dimostrasse che gli animali venivano allevati distante dal luogo in cui viveva la popolazione, si potrebbe ipotizzare che le basi per la cooperazione e il consolidamento fossero state gettate in un primissimo periodo. Più in generale, la comprensione delle strutture sociali, politiche ed economiche della Sardegna nuragica potrebbe aiutarci a comprendere il modo in cui certe parti dell’Europa mediterranea hanno sviluppato un momento critico nella storia umana, verso la fine dell’età del bronzo e l’inizio dell’età del ferro.

Parole chiave

ZANBA, isotopo, età del bronzo, Sardegna, nuragico, civiltà, cultura, archeologi

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