Quando è nata la moda?
New York, Londra, Milano e Parigi sono le indiscusse capitali della moda mondiale, e da parecchio tempo. Nell’antichità, tuttavia, la mecca della moda era nientemeno che… la Siberia, non esattamente quello che si potrebbe immaginare!
L’alta moda nell’antichità
Compilando ed esaminando i dati conservati nella documentazione fossile, un gruppo di archeologi guidato da Ian Gilligan, ricercatore presso l’Università di Sydney, in Australia, sostiene che un minuscolo utensile risalente all’età della pietra, rinvenuto in Siberia circa 40 000 anni fa, testimonia l’inaugurazione di una nuova era per l’abbigliamento. Noto come ago con occhio, questo nuovo strumento ricavato da ossa rese più efficiente la cucitura. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista «Science Advances». «Gli aghi con occhio sono uno sviluppo importante nella preistoria perché documentano una transizione nella funzione dell’abbigliamento, che passò dalle finalità utilitarie a quelle sociali», ha commentato Gilligan, l’autore principale dello studio, in un comunicato stampa. «Perché indossiamo i vestiti? Sebbene si pensi che siano parte integrante dell’essere umano, se si osservano le diverse culture, ci si rende conto che le persone esistevano e funzionavano in modo del tutto adeguato nella società anche senza bisogno di vestiti», ha spiegato. «Ciò che mi incuriosisce è la transizione dell’abbigliamento da necessità fisica in determinati ambienti a necessità sociale in ogni tipo di contesto.»
I fili del nostro passato
Quando gli esseri umani migrarono dall’Africa alle aree più fredde dell’Eurasia, avvertirono il bisogno di indossare abiti per sopravvivere: i tradizionali metodi di decorazione del corpo non erano pratici in tal senso. La scoperta degli aghi con occhio ha dimostrato che i vestiti avevano iniziato a ricoprire ulteriori ruoli, oltre alla fornitura di calore e protezione; questi utensili, infatti, contribuirono a creare abiti più intricati e stratificati, rendendo più semplice il loro abbellimento per motivi sociali e culturali. Le persone, quindi, avevano cominciato a vestirsi per esprimere qualche significato, nonché per fare impressione. «Diamo per scontato di sentirci a nostro agio indossando vestiti e a disagio se non li indossiamo in pubblico», ha dichiarato Gilligan, concludendo: «Ma in che modo indossarli si ripercuote sulle modalità con cui consideriamo noi stessi, su come ci vediamo in qualità di esseri umani e forse sul modo in cui guardiamo l’ambiente che ci circonda?»
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