Il Comitato scientifico per le piante chiede ulteriori studi in merito alla soglia per l'etichettatura "senza OGM"
Il Comitato scientifico per le piante (CSP) della Direzione generale "Salute e protezione dei consumatori" ha reso noto che sarà probabilmente impossibile rispettare il nuovo limite dell'un per cento fissato da una recente rgolamentazione della Commissione per i prodotti "senza OGM". Al Comitato è stato chiesto di esprimere il proprio parere a seguito dell'adozione di una proposta, il 25 luglio di quest'anno, la quale stabiliva che la presenza accidentale di materiale geneticamente modificato (fino ad un massimo dell'un per cento) nei prodotti alimentari e nei mangimi non comporta l'obbligo di etichettatura. Per rispettare tale limite, gli agricoltori e le aziende devono adottare una serie di misure volte a minimizzare la percentuale di sementi geneticamente modificate utilizzate nelle colture e limitare i flussi dei pollini e, di conseguenza, dei geni. Per rispettare la soglia dell'un per cento, la Commissione ha proposto di ridurre la quantità delle sementi transgeniche nelle partite di sementi piantate ad un massimo di 0,3 per cento per le colture allogame (per esempio la barbabietola da zucchero) e di 0,5 per cento per le colture autogame (per esempio il frumento e la colza), per le quali la probabilità di impollinazione da campi limitrofi è minore. Il CSP sostiene che, alla luce dei pareri scientifici attualmente disponibili, i limiti previsti per le sementi GM proposti dalla Commissione possono essere rispettati solo in condizioni di produzione ideali. Il Comitato ha affermato che con ogni probabilità esistono numerosi casi in cui non è possibile attenersi a tali valori, a causa dei flussi di polline proveniente dalle coltivazioni transgeniche limitrofe o dei semi di colture geneticamente modificate coltivate nello stesso luogo in anni precedenti e "dimenticati" nel terreno (rigenerazione spontanea). Il Comitato avverte che probabilmente tali difficoltà aumenteranno con l'intensificarsi delle colture geneticamente modificate in Europa e il proporzionale aumento del rischio di contaminazione incrociata. Esso suggerisce che probabilmente la soglia dell'uno per cento dovrà essere rivista alla luce della sperimentazione delle colture transgeniche in corso. Fra le altre strategie prese in considerazione dalla Commissione figura il raddoppiamento della distanza attualmente prevista fra le colture geneticamente modificate e quelle tradizionali. Tuttavia il Comitato ha espresso i propri dubbi circa la reale efficacia di tali provvedimenti, affermando che forse sarà necessario adottare ulteriori misure cautelative per garantire un livello accettabile di purezza dei raccolti. Il Comitato ha affermato che l'efficacia delle distanze di isolamento varia in funzione delle specie coltivate e pertanto ha chiesto che vengano effettuate ulteriori ricerche in materia di colture ibride, al fine di determinare con maggiore chiarezza le necessarie precauzioni di isolamento da adottare. Il CSP ha proposto di approfondire le ricerche anche in materia di impatto delle piante a rinnovazione spontanea sulle colture tradizionali, al fine di determinarne le quantità tollerabili nelle colture da seme e alimentari. La Commissione ha proposto inoltre l'introduzione di periodi di tempo specifici, durante i quali non sia possibile coltivare piante geneticamente modificate dello stesso tipo o strettamente affini a quelle non transgeniche in campi da utilizzare in seguito per la coltivazione di specie tradizionali. Il Comitato, tuttavia, ha fatto notare la mancanza di dati chiari in merito ai tempi di persistenza nel terreno di alcune specie di sementi, rendendo così difficile il calcolo delle probabilità di una contaminazione delle colture tradizionali da parte di sementi geneticamente modificate "dimenticate". Il CSP riconosce ciononostante l'esistenza di tre ampie categorie di sementi utilizzabili come riferimento, per stabilire gli intervalli di tempo minimi che devono intercorrere tra la coltivazione di specie geneticamente modificate e tradizionali: - breve persistenza (1 anno: es. soia, mais e piselli da foraggio) - media persistenza (2-3 anni: es. frumento, fagioli da foraggio, orzo) - lunga persistenza (5 anni: es. olio di colza, patata, barbabietola) L'associazione americana degli specialisti in biologia vegetale (American Society of Plant Biologists - ASPB) ha pubblicato una raccolta di saggi dal titolo Genetically-modified crops: what do the scientists say? (Colture geneticamente modificate: cosa dicono gli scienziati?) allo scopo di fornire una piattaforma dove raccogliere i pareri dei fitobiologi in merito alle colture geneticamente modificate. La pubblicazione è composta da una serie di saggi apparsi sulla rivista di scienza vegetale dell'ASPB Plant Physiology fra il maggio del 2000 e il maggio del 2001.