Un nuovo metodo per rilevare i virus nella fauna selvatica
Un’importante proporzione delle malattie infettive emergenti (EID) di natura zoonotica proviene dalla fauna selvatica. I paesi che svolgono sorveglianza delle malattie sulle proprie popolazioni di animali selvatici hanno quindi maggiori possibilità di individuare le EID e implementare contromisure tempestive. Attualmente i metodi per individuare i virus nei campioni provenienti dalla fauna selvatica si basano su serologia, immunochimica o metodi basati sul DNA come la reazione a catena della polimerasi (PCR). L’obiettivo del progetto WILD SCOPE (Early detection of emerging viruses by next generation in situ hybridization), finanziato dall’UE, era sviluppare una metodologia adatta alla raccolta di campioni dalla fauna selvatica. A tal fine si è adottata la tecnica di ibridazione in situ (ISH) chiamata RNAscope® per il rilevamento precoce di virus in tessuti fissati in formalina e inclusi in paraffina (FFPE) da campioni di fauna selvatica. Questo metodo ha permesso di creare profili di diversi trascritti di RNA messaggeri a livello di singola cellula e ha facilitato il rilevamento di geni a singola copia. Il team di WILD SCOPE ha selezionato due virus sulla base della loro rilevanza epidemiologica:il MERS coronavirus (MERS-CoV) nei cammelli (Camelus dromedarius) e l’hepacivirus nell’arvicola dei boschi (Myodes glareolus). L’hepacivirus è stato selezionato per il suo potenziale come modello di roditore per l’infezione da virus dell’epatite C (HCV) negli uomini. Per quanto riguarda il MERS-CoV gli scienziati hanno analizzato tessuti respiratori FFPE da cammelli ospitati negli zoo dell’Europa continentale e dromedari in libertà nelle isole Canarie e in Marocco. I tessuti sono stati validati tramite PCR per la presenza di MERS-CoV e testati retrospettivamente con il metodo ISH RNAscope®. Per l’hepacivirus gli scienziati hanno sviluppato una nuova sonda per studiare le similitudini dell’infezione epatica con l’HCV nell’uomo. In generale il metodo ISH RNAscope® offre vantaggi significativi rispetto alle tecniche esistenti per la sorveglianza delle malattie nella fauna selvatica. La tecnica può essere applicata a sezioni di tessuti FFPE che possono essere facilmente trasportati e conservati senza rischio biologico o vincoli di temperatura. L’implementazione di questa tecnica dovrebbe aiutare i paesi europei a proteggersi contro l’incursione di patogeni emergenti.
Parole chiave
Malattie infettive emergenti, ibridazione in situ, coronavirus MERS, hepacivirus